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Kosovo/ Musica. Nuove stelle per un nuovo Stato

Creato il 01 novembre 2012 da Antonio Conte

 

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Kosovo/ Musica. Nuove stelle per un nuovo Stato
di Vincenzo Legrottaglie – Pejë, Kosovo. Euterpe non ha mai smesso di cantare in Kosovo neppure durante gli anni bui della guerra e della fuga in Albania dei profughi scampati alla pulizia etnica. I reduci raccontano che nelle tendopoli improvvisate a Kukës, in piena catastrofe umanitaria, la sera intorno al fuoco la quarta musa ispirava i cantanti. In effetti nei Balcani c’è una grande sensibilità musicale sia tra gli slavi che tra gli albanesi. Tradizioni diverse pur molto simili. Oltre Adriatico tante cose camminano parallele,  spesso sullo stesso terreno, senza mai apparentemente toccarsi.

La musica kosovara è influenzata da cinque secoli di dominazione ottomana. Gli strumenti tradizionali sono i flauti, i tamburi ricoperti di pelle di capra, le cornamuse e una singolare chitarra a due corde.

Se “Repubblica” dedica un articolo a Rita Ora e “Glamour” la mette in copertina (nel numero 249) significa che la musica “made in Kosovo” è pronta a sbarcare nelle classifiche internazionali. Rita è stata proclamata la nuova Rihanna sia per le similitudini canore con la diva delle Barbados sia per avere firmato un contratto con la stessa casa discografica. Lascia perplessi il fatto che per parlare di musica kosovaro-albanese bisogna andare a Londra anziché a Pristina. Rita Ora, all’anagrafe Sahatçiu, è naturalizzata inglese ed è figlia della grande diaspora. Se, invece, si ascoltasse un canale radio in emissione da Pejë o da Gjakovë si alzerebbe il sipario su un folto numero di cantanti e di gruppi molto attivi. La musica albanese ha un ampio bacino di ascolto: dal Paese delle Aquile al Kosovo, dal Montenegro alla Macedonia e horribile dictu nella valle di Prescevo, in Serbia, fino al nord della Grecia. Quindi, si parla di un vastissimo mercato con punte di ascolto anche nell’Europa occidentale, negli Stati Uniti, in Canada e in Australia. Dovunque siano presenti comunità albanesi.

Eroine indiscusse dello star system locale sono Kaltrina Selimi, Dafina Zeqiri e la NRG band. La notte di Capodanno del 2012 RTV 21, una televisione privata kosovara ha trasmesso uno spettacolo esilarante “Op Labi Party” con tutti i cantanti del momento. Una simile parata di voci, di musica, di ritmo e di bellezza colpisce sicuramente gli spettatori stranieri. La musica in Kosovo conserva ancora la sua capacità di esprimere emozioni, di rappresentare lo stato d’animo della gente, di raccontare con i moderni mezzi dei video clip una narrazione che si dipana attraverso gli affanni di una vita che anche in quel territorio sta diventando troppo veloce. Come lo sviluppo del paese. La musica è il non luogo in cui si sintetizzano armonicamente modernità e tradizione. I computer accanto alla çifltelia, la tradizionale chitarra a due corde come le matrici della musica techno e i suoni del fjell, un flauto arcaico. Il linguaggio dei video esprime grande creatività pur nella limitatezza delle risorse. I giovani registi di clip raccontano le tensioni della società kosovara attenta alla cultura autoctona da una parte e dall’altra contaminata da un nuovo stile di vita. Quello che colpisce è la pulizia dei visi, i sorrisi, i valori e le storie a lieto fine. Nei video le cantanti o le modelle posano con gli abiti tradizionali, da sposa o da cerimonia. La morale islamica non consente oscenità. Eleganti principesse, in bilico tra la minigonna e lo xhamadan, il corpetto etnico, cantano l’amore, il matrimonio, il desiderio di una vita diversa, la famiglia, l’attaccamento alla loro piccola patria.

La musica albanese del Kosovo è la colonna sonora di un popolo che ha voglia di vivere, di svilupparsi e di essere spensierato. E se nei Balcani ci si affidasse ad una canzone? Forse il suo messaggio arriverebbe più lontano di quanto non abbiano fatto finora le voci grosse degli opposti estremismi.


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