Il presidente serbo Tomislav Nikolic
di Marina Szikora [*]Da Tel Aviv, dove settimana scorsa si e' trovato in visita ufficiale, il presidente della Serbia Tomislav Nikolić ha dichiarato per il giornale israeliano JerusalemPost che il Kosovo non sara' mai uno stato poiche' non lo puo' diventare senza l'accordo della Serbia. Nikolić ha sottolineato di sapere che la Serbia sara' esposta a terribili pressioni di riconoscere il Kosovo ma loro non lo faranno mai. Secondo Nikolić questa pressione e' di "natura economica". "Naturalmente, l'Ue dira' che se noi riconosciamo il Kosovo, i nostri figli avranno un futuro migliore. Ma noi non lo possiamo fare. Non si tratta di nazionalismo, non si tratta di odio. Si tratta di amore verso il nostro popolo, verso il nostro paese", ha rilevato il capo dello stato serbo.Facendo riferimento al recente accordo di Bruxelles con Priština, Nikolić ha detto: "Abbiamo dovuto affrontare il dilemma se essere in un costante conflitto con gli albanesi oppure risolvere la questione. Non avevamo molto potere nelle nostre mani. Avevamo buoni argomenti e la giustizia dalla nostra parte, ma i media internazionali appoggiano gli albanesi molto apertamente", ha precisato il presidente serbo aggiungendo che il popolo serbo era costretto, con il passare degli anni, ad abbandonare il Kosovo e se si permeterebbe di continuare cosi', un giorno forse si sveglierebbero e capirebbero che li' non ci sono piu' i serbi. Per questo, ha spiegato Nikolić, la decisione e' stata quella di alzare i negoziati con Priština al livello piu' alto possibile.
Sempre nell'intervista al giornale israeliano, il capo dello stato serbo ha precisato che adesso non si conduce una guerra ma ci sono i colloqui e che lui stesso ha scritto una lettera a diversi paesi per spiegare che i negoziati non rappresentano il riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo. Ha rilevato che ai serbi del Kosovo loro hanno garantito molti piu' diritti rispetto a quelli che avevano nel passato. Alla domanda giornalistica se con il riconoscimento del Kosovo indipendente, parte della Serbia sovrana, i paesi occidentali creano un precedente pericoloso e incoraggiano diversi movimenti separatisti in Europa, Nikolić ha risposto che l'Occidente e' stato avvertito di questa possibilita': "E' facile schiacciare la Serbia usando la forza, ma cosa faranno se intere civilizzazioni europee inizino a dissolversi. Oppure se i paesi multiculturali inizino a dividersi lungo linee etniche?".
Parlando del Tribunale dell'Aja, Nikolić ha detto che la Serbia ha estradato 46 persone, ivi inclusi due presidenti, diversi ministri, tre capi dell'esercito e alcuni generali militari e di polizia. Il Tribunale ha pronunciato le sentenze che tutte insieme sono oltre 1150 anni di carcere per i serbi, mentre quelli che hanno commesso crimini contro i serbi sono stati condannati in tutto ad appena 50 anni di prigione. Il presidente serbo non ha mancato come sempre a ricordare la cifra di oltre 300.000 serbi profughi e costretti ad abbandonare la Croazia ai quali non e' stato ancora consentito di fare ritorno, mentre la Croazia, punta Nikolić, adesso entra nell'Ue. "Qualcuno deve essere il colpevole e chi ne e' colpevole? Impossibile che un numero cosi' grande di crimini sia stato commesso e che nessuno ne abbia la colpa", ha concluso Nikolić.
D'altra parte, l'uomo che si dice essere attualmente il politico piu' forte in Serbia, il vicepremier Aleksandar Vučić, afferma che non e' stato ancora precisato che cosa deve fare la Serbia entro giugno ma e' certo che bisognera' iniziare ad implementare l'accordo di Bruxelles."Sapete, vi danno una bozza di piano di implementazione che non ha niente a che fare con quello che c'e' scritto nell'accordo. Questo piano e' un "non paper", non esiste, e' un desiderio albanese, come molti altri che non sono entrati nell'accordo" ha spiegato Vučić nell'intervista dell'edizione pasquale (Pasqua ortodossa) del giornale serbo "Alo". Vučić ha ribadito che ci sono tutti i meccanismi di questo mondo per implementare l'accordo di Bruxelles ma i vertici serbi vogliono parlare e concordare con il proprio popolo.
"Le scadenze sono brevi, il tempo scorre ed i serbi al nord del Kosovo devono sapere che l'intera Serbia dipende anche dai loro comportamenti e non soltanto dai nostri. Non permetteremo che a causa di qualunque indecisione danneggiamo la possibilita' per il progresso e la modernizzazione, ha detto il vicepremier. Alla domanda cosa fara' se la Corte Costituzionale concludera' che l'accordo di Bruxelles e' anticostituzionale, Vučić ha risposto: "Rispetteremo qualsiasi decisione della corte ma in questo caso dobbiamo tutti dimetterci dal Governo poiche' cio' significherebbe che abbiamo agito contro la nostra Costituzione".
[*] Il testo è tratto dallatrascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a SudEst andata in onda oggi a Radio Radicale