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KP 4: Omicidio a Washington

Creato il 30 gennaio 2011 da Chemako @chemako71
Titolo: Omicidio a Washington
Data: Settembre 1977
Soggetto/Sceneggiatura:
Giancarlo Berardi
Disegni/Copertina:
Ivo Milazzo

KP 4: Omicidio a Washington 
KP 4: Omicidio a Washington
In seconda di copertina un canto guerriero Dakota con il consueto disegno di Ivo Milazzo  per la rubrica "Tracce nel vento"
KP 4: Omicidio a Washington
E al numero 4 la coppa Berardi-Milazzo piazza la prima bomba della serie. Omicidio a Washington è uno degli albi che mi piacciono di più per diversi motivi. E' rivoluzionario dal punto di vista grafico, per alcune scelte che vedremo, la storia è molto avvincente e si sviluppa su due scenari completamente diversi, Berardi fa esprimere a Ken dei concetti importanti del suo modo di vedere il mondo e infine accade il primo fatto che segnerà una svolta nel seguito delle vicende. Ma andiamo con ordine.
Nel numero precedente, I gentiluomini, avevamo lasciato Ken in viaggio su un treno diretto ad est. Qui scopriamo la destinazione finale: Washington, la capitale, e la bella tavola d'apertura ci mostra il Nostro in stazione con un'espressione un po' frastornata. Ken è ritratto vestito da trapper, con tanto di fucile, sella e borsone: la sua figura è sovrapposta alle due vignette orizzontali sotto il titolo, creando un effetto di stacco rispetto allo sfondo rumoroso e caotico della stazione.
KP 4: Omicidio a Washington
Ken è a Washington per incontrarsi con un personaggio storico realmente esistito, Ely Donehogawa, un irochese (laureatosi in ingegneria e giurisprudenza) cui il presidente Grant ha affidato l'incarico di Commissario dell'Ufficio per gli Affari Indiani. Ken deve sollecitarlo affinché nomini un agente indiano nella riserva Dakota in cui si trova Fort Smith. Negli ultmi periodi, infatti, ci sono state delle continue provocazioni da parte dei bianchi nei confronti dei Dakota con l'intento di causare una nuova guerra indiana. Motivo? Il solito... la recente scoperta dentro la riserva di giacimenti minerari che fanno gola alle compagnie...
Donehogawa incontra Ken e lo fa partecpare ad una seduta parlamentare durante la quale il Commissario parla all'assemblea. E qui si apre una sequenza di tavole straordinarie, tanto per i disegni, quanto per i contenuti, che culminano nelle tavole seguenti:

KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo: Eli Donehogawa pronuncia il suo atto di accusa nell'aula parlamentare


Queste sono tavole storiche: per la prima volta nella storia della Bonelli, un unico disegno copre completamente due pagine. E l'eccezionalità grafica è giustificata dalla grandiosità delle tavole che abbraccia tutta l'aula parlamentare, partendo dal primo piano del pubblico rumoreggiante nel loggione, per scendere sui deputati negli scranni fino a Donehogawa che, davanti alla Presidenza, in piedi sta declamando il suo discorso. Le parole del Commissario sono importanti ed esplicite: accusa gli Stati Uniti d'America di genocidio verso il popolo rosso.
Di grande pathos è anche la tavola successiva, più tradizionale graficamente, ma di enorme impatto per la scena rappresentata e le parole pronunciate da Ken:

KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo: Ken si vergogna di essere un cittadino americano


Il cuore del lettore batte con quello di Ken, sbottato per l'indignazione di essere rappresentato da individui che non possono essere chiamati uomini. E' l'indignazione dell'uomo comune, che magari non ha studiato, ma che conosce i valori dell'onestà e della lealtà. Ogni singola vignetta di questa tavola è memorabile per le espressioni che Milazzo fa assumere al viso di Ken, per la forza e la chiarezza delle parole che Berardi gli fa pronunciare, e infine per l'uscita sdegnosa dall'aula degli unici che possono dire di avere una dignità.
In tre sole tavole sono condensati quindi molti sentimenti e molte idee di Ken che sono sufficienti per far innamorare il lettore al personaggio.
Rispetto all'interpretazione grafica di Ken, si può notare che il tratto di Milazzo è evoluto rispetto ai numeri passati: c'è ancora qualche isolata vignetta in cui l'espressione del viso di Lungo fucile è un po' incerta ma, in generale, si può dire che Ken abbia raggiunto la sua rappresentazione grafica classica. Anzi, in questo numero ho osservato che lo spettro di espressioni diverse assunte dal viso di Ken è molto ampio. L'abbiamo già visto nella tavola in cui Ken sbotta al Parlamento, ma ce ne sono altre lungo tutto l'albo che rivelano vari stati d'animo diversi. Eccone alcune:

KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo


KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo


KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo


Tornando alla storia, gli affaristi senza scrupoli in combutta con i politici corrotti fanno assassinare Ely Donehogawa: questa è una licenza che si prende Berardi visto che il Commissario per gli Affarii Indiani in realtà morì di morte naturale. In ogni caso Ken viene accusato dell'omicidio e finisce in galera, dalla quale viene tirato fuori da Oake Barnum, l'agente della Pinkerton che Ken aveva conosciuto lungo il viaggio in treno. A queso punto c'è una bella sequenza in cui un Ken triste esprime la sua difficoltà nei confronti dell'ambiente cittadino.

KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo: Ken è solo


C'è poi una tavola interessante in cui Ken rifiuta la pietà di una ragazza di città (la stessa che aveva conosciuto lungo il viaggio in treno) che le si sta per concedere, interessata più che a lui, alla figura di trapper coraggioso che Ken rappresenta ai suoi occhi. Simpatica la considerazione conclusiva...

KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo: Ken rifiuta le profferte amorose di un'attraente ragazza di città


Nel frattempo un delinquente comune viene incastrato e accusato dell'assassinio di Ely Donehogawa: Ken sa che non è il vero colpevole ma il capro espiatorio viene messo a tacere per sempre....

KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo: il falso colpevole dell'assassinio viene eliminato dalla polizia


Ken non ha più nulla da fare a Washington: la pessima esperienza vissuta lo fa tornare nel Montana molto amareggiato. Purtroppo le sciagure non finiscono qui. Il vero assassino, Donald Welsh, ha assunto le vesti del nuovo agente indiano della riserva Dakota, con l'intento nascosto di scatenare, in seguito a continue provocazioni, le ire della tribù Dakota, il cui capo Ohiewa, nella vignetta seguente, si mostra molto scettico riguardo alla possibile convivenza coi bianchi:

KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo: Ken fuma il calumet con il capo Dakota Ohiewa


Nel salutare il capo indiano, Ken usa per la prima volta il suo classico saluto:

KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo: So long!


Le provocazioni di Welsh hanno successo, i Dakota cadono nel tranello e l'esercito, pur immaginando il gioco sporco che si sta compiendo, minaccia l'intervento. La scusa tristemente famosa dell'eseguire gli ordini, con cui spesso i militari si lavano falsamente la coscienza perdendo però la dignità di uomini, causa l'irreparabile.

KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo: il comandante di Fort Smith esegue gli ordini


Si scatena la battaglia ed è un inferno, rappresentato magistralmente da Ivo Milazzo che si distingue sempre nella capacità di disegnare scene di questo tipo.

KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo: i Dakota attaccano


In particolare la tavola seguente ricorda quei dipinti olandesi del Seicento in cui venivano rappresentate scene di battaglia molto complesse.

KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo: infuria la battaglia


Nonostante il caos che si genera, Ken riesce a distinguere Welsh, lo insegue, lo cattura ma viene colpito a tradimento. La vignetta conclusiva è molto preoccupante. Ken giace a terra, con una pallottola in corpo, mentre Welsh si allontana indisturbato a cavallo.

KP 4: Omicidio a Washington

Disegno di Ivo Milazzo: Ken a terra


Questa vignetta è molto importante. Rappresenta la prima svolta decisiva nella storia di Ken. Una delle novità introdotte dalla serie è proprio questa: il protagonista non è sempre uguale a se stesso come accade nelle altre collane Bonelli. Succedono infatti degli eventi tali da far cambiare, a volte anche radicalmente, la vita di Ken. D'altronde è quello che succede nella vita reale di tutti noi: cambiamo con il passare del tempo perché ci succedono dei fatti più o meno importanti. Da questo punto di vista, come da molti altri, Ken è uno di noi.

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