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Krampus - Natale non è sempre Natale (di Michael Dougherty, 2015)
Creato il 07 marzo 2016 da Frank_romantico @Combinazione_CPollice: su
Arrivare finalmente a guardare uno degli horror più di successo dello scorso anno è un traguardo mica da poco, considerando soprattutto che siamo arrivati ai primi di Marzo e ormai questo 2016 è iniziato già da un pezzo. Certo, se consideriamo che l'horror in questione è a tema natalizio, che sarebbe dovuto uscire anche qui da noi, come nel resto del mondo, a Natale ma poi è stato spostato a data da destinarsi e che infine è arrivato direttamente in home video fa un po' tristezza, ma la visione non me la sono potuta lasciar sfuggire, considerato soprattutto che amici del resto del mondo me l'hanno osannato a non finire.
Di solito non mi fido di queste esaltazioni, ma devo ammettere che Krampus - Natale non è sempre Natale, se l'è meritate tutte. Parliamo dell'opera seconda di Michael Dougherty, per capirci il regista dell'ormai mitico Trick 'r Treat - La Vendetta di Halloween, che a quasi dieci anni di distanza ci riprova, trattando a tema horror un'altra festività invernale: il Natale, appunto.
Max è un ragazzino di dieci anni che affronta uno dei periodi più difficili della sua vita: il <natale. Non più però la festività durante la quale, sognante, aspetta i doni da Babbo Natale, bensì quel periodo di convivenza forzata con parenti che non sopporta. Quando infine Max perderà lo spirito natalizio che fino a quel momento lo aveva accompagnato, scatenerà le ire del Krampus, un Babbo Natale demoniaco e malvagio che punisce i bambini e toglie loro invece di donare.
Krampus è un horror classico, anzi, è il classico horror natalizio. E' l'horror per famiglie, quindi, quello a basso (o nullo) contenuto di gore che può essere masticato da grandi e piccini (ma non troppo). Una horror comedy dove confluiscono paura e risate, ilarità e cinismo, in un connubio che tanta fortuna sta avendo soprattutto ultimamente. Krampus però non è solo un horror ambientato a Natale ma è un horror SUL Natale e la differenza è netta, perché Dougherty (qui anche nelle vesti di produttore e sceneggiatore) si lancia in una sperticata e feroce critica sul consumismo natalizio, sulla perdita di valori e sul senso che ha una festività del genere ai giorni nostri. E lo fa con cinismo e crudeltà, fin dai bellissimi titoli di testa per arrivare ad un finale nerissimo. Cinismo e crudeltà mascherati, su cui il regista lascia scivolare la maschera dei buoni sentimenti, dei sorrisi o delle risate, delle scene cartoonesche che mitigano la violenza di cui questo film è intriso, fino al midollo. Per fare tutto ciò si ricorre, come sempre, ai topoi della fiaba, al fantastico che si fa strada nella realtà contemporanea e l'addenta, la morde, non la molla fino a sbranarla. E quando faccio riferimento alla fiaba faccio riferimento proprio a questo, poiché troppo spesso questo genere viene associato a qualcosa di infantile, per bambini, in puro stile Disney. Ma la fiaba in realtà è violenza, la fiaba è oscurità attraverso cui i suoi protagonisti si fanno strada per arrivare spesso a un lieto fine garantito dagli intenti pedagogici di questo tipo di racconto. Ciò avviene anche in Krampus ma con risvolti assolutamente non banali e poco consolatori.
Krampus è un film assolutamente attuale. Anzi, è l'unico modo attuale per approcciarsi ad un genere che vive sempre più delle proprie glorie passate. In Krampus Dougherty fa esattamente quello che aveva fatto nel suo precedente film: opera una rilettura della tradizione. In questo caso la rilettura va dal cinema di Stuart Gordon a quello di Joe Dante. Solo per citare due opere dei rispettivi registi, potrei fare riferimenti a Dolls o a Gremlins, ma sarebbe comunque limitativo. La struttura del film invece è quella di un survivor horror, con una famiglia eterogenea barricata in casa e i mostri che vogliono entrare per portarli via, uno per uno. Mostri dalle fattezze di buffi simboli natalizi o della tradizione folkloristica europea, importata un tanto al chilo. A partire proprio dal Krampus, una sorta di Babbo Natale demoniaco che punisce i bambini che hanno smesso di credere. Ma siamo tutti un po' bambini, nei nostri atteggiamenti e nei nostri modi di fare, quindi il Krampus punisce tutti, facendosi annunciare dai suoi passi caprini o dalle campanelle che porta legate agli abiti sudici e sbrindellati. Un mostro che non perdona, perché quello non è il suo compito, nonostante i personaggi, uno ad uno, prendano coscienza di se, di quel che sono e del valore che ha il prossimo per loro. Una presa di coscienza che non ha valore agli occhi del demone e dei suoi folletti ma che lo ha ai nostri, trasformandoli in un ora e mezza circa di pellicola da personaggi a persone.
Alla fine Krampus è un film niente a fatto scontato, con momenti unici, girato da dio e con attori tutti in partissima. Un film che nasconde sotto l'algida risata che procura una sensazione di smarrimento e di terrore, una tensione finemente lavorata che aumenta con l'avanzare del minutaggio e poi esplode in un finale praticamente perfetto, che sembra prendere in giro quella tradizione di cui sopra, appropriandosene. E se è vero che non avrete di certo incubi a fine visione, vi assicuro che guarderete (e vivrete) il prossimo Natale in maniera diversa. Magari inserendo, tremanti, il Blu Ray nel vostro lettore.
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