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Kreuzweg - Le Stazioni della Fede

Creato il 21 novembre 2015 da In Central Perk @InCentralPerk
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14 quadri, come 14 sono le stazioni della via crucis, compongono Kreuzweg.
Ognuno dei quali ci mostra la lenta ma inesorabile discesa all’inferno o salita al paradiso (il punto di vista si può dividere) di Maria.
Maria, una ragazzina di appena 14 anni, prossima alla cresima, cresciuta in un famiglia dai modi rigidi nella rigida tradizione cattolica fondamentalista: la musica è satanica, lo specchio induce al peccato, sacrificare anche i piccoli piaceri è un bene.
Kreuzweg - Le Stazioni della Fede
Maria, sostenuta anche dalle dichiarazioni di un prete che invita i suoi giovani discepoli al sacrificio, decide di sacrificare la sua intera vita a Dio: rinuncia al cibo, rinuncia alla musica, pecca e cade davanti all’infatuazione per un ragazzo che la cerca e la vorrebbe nel coro della sua chiesa, ma si rialza, convinta che Dio accetterà il suo sacrificio, compiendo il miracolo, aiutando il fratellino più piccolo che a 4 anni ancora non ha pronunciato una parola e si sospetta essere autistico.
La sua settimana ci è così raccontata paragonandola alla salita di Cristo sul Golgota, mostrandoci con freddezza tutta la sua caparbietà, tutta la sua fede, cieca.
E si resta attoniti davanti a un estremismo simile, a una religione che predica l’amore (per se stessi, per gli altri, per Dio) e che è invece così chiusa e bigotta, così capace di isolamento: non stupisce che Maria finisca vittima del bullismo, che le sue decisioni sconcertino i suoi professori, la tata del fratello, ma non la madre, che la punisce verbalmente e la supporta inconsapevolmente. Fino alla fine.
Kreuzweg - Le Stazioni della Fede
Si resta attoniti anche di fronte a una messa in scena secca e maestosa: 14 quadri si diceva, 14 scene con la macchina da presa ferma, ad inquadrare quanto avviene dentro e fuori campo, privilegiando lo sguardo di Maria in una composizione fredda e distaccata ma perfetta. Solo due i movimenti che si concede, simbolicamente miracolosi, senza musica, senza pathos, mostrando asetticamente quanto succede. Quasi dietro quella macchina da presa ci fosse Michael Haneke.
E si resta attoniti, infine, per una vicenda che è difficile non legare all’oggi, a quegli estremismi religiosi che qualunque sia il Dio a cui si è devoti, fanno male, fanno del male.
E portano alla luce tesi e dibattiti che potrebbero continuare all’infinito, sulla fede, sull'interpretazione, sul sacrificio stesso.
Kreuzweg è così un film che nella sua semplicità di trama e messa in scena, nasconde una profondità che lascia pieni di rabbia ma anche di paura, dimostrando una rinascita del cinema tedesco capace di racconti tanto potenti.
Kreuzweg - Le Stazioni della Fede
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