Kriminal Tango: Droghe

Creato il 17 novembre 2011 da Yourpluscommunication

di Leonardo Coen

Colonna sonora: quella dei Nirvana. Kurt Cobain, voce e chitarra della band, autore di. “Smells Like Teen Spirit” (17 aprile 1991: giusto vent’anni fa). Odori di profumo adolescenziale. L’inno della Generazione X. Impatto punk, seduzione melodica del pop, versi confusi ma eccitanti, così scrissero – entusiasti – i critici.

“Milioni di ragazzi cresciuti in famiglie instabili, in un’atmosfera d’incertezza diffusa, disillusione e rifiuto, si riconobbero in questa canzone”, dirà più tardi lo stesso Cobain, “la mia storia è eguale a quella del novanta per cento della gente della mia età: i genitori divorziati, i figli che fumano erba durante gli anni della scuola, la pesante minaccia comunista, il pensiero di morire in una guerra nucleare e la violenza sempre più diffusa nella nostra società”.

In verità, “Smells Like Teen Spirit” era uno sfogo disordinato e disincantato sulla (im)possibilità di una rivoluzione giovanile…

Cobain si suicidò, ufficialmente sparandosi un colpo di fucile, il 5 aprile del 1994 (aveva 27 anni). Da anni lottava contro la dipendenza della droga. Si era reso conto che la lotta contro chi produceva e spacciava eroina e cocaina, era una lotta impari. A cominciare dalle cifre. Ingannevoli.

Proprio in questi giorni, narcoleaks.org (motto: “We don’t publish secrets. We collect evidence”, ossia “non pubblichiamo segreti. Raccogliamo prove”) ha pubblicato i dati relativi alla produzione di cocaina nel mondo.

Ebbene, secondo l’ultima stima del Dipartimento di Stato Usa, relativa al 2009, la produzione mondiale di cocaina sarebbe di 700 tonnellate mentre il calcolo formulato dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), per lo stesso anno, sarebbe di 865 tonnellate (dato reso noto nel rapporto World Drug Report 2010. Nel Report è indicata una stima approssimativa della produzione mondiale compresa tra 842 e 111 tonnellate, ma successivamente l’UNODC ha riformulato il calcolo in 860-870 tonnellate).

Tuttavia, questi numeri lasciano perplessi: i conti infatti non tornano, se li si confrontano con quelli dei sequestri calcolati giornalmente da Narcoleaks. Dal primo gennaio al 30 ottobre 2011 nel mondo sono stati sequestrate infatti ben 658,1 tonnellate di cocaina pura e la proiezione al 31 dicembre indicano che si arriverà a quota 724-774 tonnellate. Poiché i sequestri effettuati dalle polizie rappresentano in genere solo una piccola parte della droga in transito (circa il 20 per cento), se ne deduce che la vera produzione è assai più consistente della stime di Onu e Dea: oltre 3500 tonnellate.

Come si spiega tale clamorosa differenza?

Nessuno, sinora, ha mai contestato i dati elaborati da Narcoleaks. Un incongruenza che la dice lunga sui coordinamenti tra le varie forze di polizia e sui mezzi di prevenzione e repressione del fenomeno. Le istituzioni nazionali ed internazionali, come ha scritto il 9 novembre Alessandro Donati, autore di diverse ricerche sulla produzione e sui traffici di cocaina per l’associazione Libera, si sono trincerate in un “silenzio inquietante”.

Il ‘buco nero‘ sarebbe rappresentato dalla produzione in Colombia (le autorità Usa la stimano in 290 tonnellate annue) e la sua portata “è prospettabile già con un solo esempio: due settimane fa è stato scoperto un laboratorio capace di produrre giornalmente tra 500 e 800 chilogrammi di cocaina (almeno 200 tonnellate all’anno). E di laboratori di raffinazione della cocaina, anche se di grandezza minore, ne vengono scoperti annualmente in Colombia circa 300”.
I narcotrafficanti colombiani egemonizzano la criminalità organizzata e rappresentano il nemico numero uno degli Stati Uniti e delle polizie di tutto il mondo.

I capitali del riciclaggio provenienti dal narcotraffico foraggiano le speculazioni finanziarie che in questi mesi stanno squassando Wall Street e l’Euro. UNODC, le autorità Usa e il governo colombiano in coro ripetono che l’impegno comune per contrastare il narcotraffico ha di fatto ridotto negli ultimi anni la superficie coltivata in Colombia a foglie di coca, quindi diminuendo la produzione di cocaina, al punto che oggi come oggi il produttore numero uno al mondo sarebbe diventato il Perù.

Ma sono affermazioni che non trovano riscontro nella dura realtà, sostiene Donati. Durante il 2011 e fino ad oggi, infatti, l’80 per cento della cocaina sequestrata e di cui si è appurato e reso noto il Paese di produzione, proviene dalla Colombia, mentre quella dal Perù è poco più del 10 per cento. Donati critica inoltre la passività dell’OEDT (Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze) che “prende per buoni i dati ufficiali di Onu e Usa”, senza confrontarli con quelli dei sequestri, né tantomeno sottoporli ad analisi, quando basterebbe rilevarne l’incongruità.

E l’Italia? Da noi quest’anno i sequestri dovrebbero superare le 6 tonnellate, un record.

Il Dipartimento per le Politiche Antidroga, sottolinea il polemico Donati, “ha già precisato che per valutare i consumi i sequestri non sono di per sé significativi; anzi, indicatori più attendibili prospetterebbero consumi addirittura in diminuzione”. Può darsi.

Allora, in questo caso, una buona fetta della cocaina sequestrata dovrebbe essere destinata all’estero. Il che non è.

Domanda: “Perché nei dati sui sequestri operati negli altri stati europei quasi mai emerge che la cocaina proviene dall’Italia?”.

Risposta: “Quel che sfugge oggi sul narcotraffico è la visione d’insieme del fenomeno”.

I ricercatori di Narcoleaks hanno provato che i dati ufficiali non rispecchiano la realtà, semmai la minimizzano. Tutto ciò ha una logica ben precisa: ridimensionare l’entità del fenomeno favorisce smaccatamente il narcotraffico e la ragnatela vischiosa e criminale delle complicità, delle connivenze e della corruzione. Se un battito d’ali di farfalla in Giappone può suscitare una tempesta in Gran Bretagna, una sniffata a Roma può provocare un ulteriore aumento dello spread alla City di Londra. E magari una strage in Messico.

Quanto a Cobain, il referto tossicologico dell’autopsia appurò che nel suo sangue, oltre a tracce di Valium, “c’erano 1,52 grammi di droga, tre volte la dose che normalmente è fatale”.

Consiglio, per questo triste e solitario finale, “In utero”, terzo disco dei Nirvana. Ascolto “Dumb” (Stupido). C’è un piccolo spiraglio d’amore, di speranza. Chissà. Forse: “Il mio cuore si è rotto ma ho della colla, aiutami ad inalarla e a metterlo a posto con te”.

Una traccia di musica. Non di polvere bianca.


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