Gli albori della corrente musicale country cosiddetta “outlaw” (fuorilegge) si ebbero nei primi anni ‘50, grazie alle “sperimentazioni” di artisti come Lefty Frizell. La vera invasione outlaw, però, si ebbe negli anni ‘70 quando a Nashville artisti quali Waylong Jennings, Willie Nelson e Kris Kristofferson cominciarono a sperimentare un ibrido rock-country mai sentito prima, che di lì a poco avrebbe contribuito in modo sostanziale a far superare al genere country il confine con il pop. Proprio Kristofferson, oggi ormai grinzoso ma rassicurante come una vecchia quercia secolare, 74 anni mostrati senza pudore, sarà in Italia per un’unica preziosissima data il prossimo giovedì 22 luglio in occasione dell’evento “Dieci Giorni Suonati” al Castello Sforzesco di Vigevano (provincia di Pavia), in piazza Ducale, nell’ambito di un tour europeo che ha preso il via dalla Svezia per poi snodarsi fino al 18 agosto tra Norvegia, Danimarca, Germania, Austria, Francia, Spagna, Inghilterra, Scozia e e Irlanda (anche se, stranamente, la data italiana è l’unica a non essere ufficialmente presente a tutt’oggi nella lista delle date sul sito ufficiale dell’artista, http://www.kriskristofferson.com/).
Il costo del biglietto (solo parterre numerati), acquistabile con carta di credito tramite i canali di vendita online www.ticketone.it e www.ticketweb.it, varia dai 23 ai 46 euro, diritti di prevendita inclusi. Ma se preferite usare le banconote tradizionali e non vi fidate ad usare i mezzi informatici, sul sito dell’organizzatore del concerto, la Barley Arts (www.barleyarts.com), sezione concerti, potete trovare l’elenco dei negozi e centri commerciali (suddivisi per regione e provincia) presso cui recarvi per acquistarli.
Kristofferson, nativo del Texas, fu con Johnny Cash, Nelson e Jennings membro del famoso super gruppo denominatosi “Highwaymen” che per diversi anni ebbe un discreto successo, con l’omonimo singolo del loro primo album vincitore anche del Premio della Academy of Country Music quale “Singolo dell’Anno” nel 1985. Ma la carriera di Kristofferson risplendette di luce propria ben prima del 1985: già nel 1966 Dave Dudley realizzava una versione di una canzone scritta da Kristofferson, “Viet Nam Blues”, mentre il 1967 lo vide firmare il suo primo contratto discografico (solo come autore) con la Epic e cominciare a scrivere canzoni per grandi nomi quali Jerry Lee Lewis, Faron Young e Roger Miller. Nel 1970 passò alla Monument Record, che gli garantì di esordire anche come artista; il suo primo disco non ebbe il successo atteso, ma il suo nome cominciò a girare a Nashville. Ray Price, Waylong Jennings, Bobby Bare, Sammy Smith e Johnny Cash iniziarono a saccheggiare la sua opera prima reincidendo versioni personali di sue opere quali “For The Good Times”, “The Taker”, “Come Sundown”, “Sunday Morning Coming Down” e “Help Me Make It Through The Night”. Con “For The Good Times”, nel 1970, Bobby Bare si portò addirittura a casa il premio della ACM quale canzone dell’anno mentre lo stesso anno vide Johnny Cash vincerlo con la CMA interpretando “Sunday Morning Coming Down”. Segno che come autore qualcosa di buono Kristofferson lo stava facendo.
Il successo autorale, come spesso accade, portò alla rivalutazione della sua figura di cantante e così il suo secondo album, “The Silver Tongued Devil and I”, uscito nel 1971, ebbe un ottimo successo e assicurò a Kristofferson un posto di rilievo nel panorama country di Nashville. La vena ispirativa era molto ricca: il 1971 vide l’uscita anche di un terzo album (”Border Lord”) mentre la giuria dei Grammy gli assegnava il premio per la migliore canzone country (”Help Me Make It Through The Night”). Il quarto lavoro (”Jesus Was a Capricorn”) arrivò l’anno successivo; inizialmente non vendette molto bene ma un singolo del disco, “Why Me”, ne risollevò le sorti.
Prima di formare gli Highwaymen Kristofferson ebbe il tempo di avere gli onori della cronaca per alcune sue love story come quelle con Barbra Streisand (foto accanto) e Janis Joplin, già diventata famosissima, la quale gli regalò maggior notorietà quando il primo singolo estratto dal di lei album, “Pearl”, pubblicato postumo dopo la morte per overdose della cantante nel 1970, registrò una impennata di vendite impressionante. Quel singolo era “Me and Bobby McGee”, scritta proprio da Kristofferson.
Come cantante solista, Kristofferson non ha mai goduto del successo che invece ha arriso a tanti altri suoi colleghi, forse per quella voce roca e per quel sound country rock un pò bluesy, apertamente ostile al pop, che non accontenta i palati comuni, ma va a scavare più in profondità per cogliere emozioni diverse e più complete. Paradossalmente però, appropriandosi del suo materiale, tanti altri artisti nel corso del tempo hanno fatto la loro fortuna; uno su tutti, Willie Nelson, che pubblicando nel 1979 l’album “Willie Nelson Sings Kris Kristofferson” dimostrò inequivocabilmente come il pubblico fosse affezionato più all’autore che all’interprete.
Il matrimonio di Kris Kristofferson (qui accanto in una foto dei tempi di “Help Me Make It Through The Night”) con la bella cantante Rita Coolidge, durato dal 1973 al 1980, gli portò comunque un figlio ed ispirazione fresca con un album pubblicato insieme nel 1973 (”Full Moon”, che ebbe ottimi ritorni anche in termini di riconoscimenti artistici) ed un quinto album da solista, dal titolo “Spooky Lady’s Sideshow”, che invece fu commercialmente un fallimento. Prima del loro divorzio, pubblicarono insieme altri due dischi. Gli anno ‘80 furono gli anni degli Highwaymen, con due album pubblicati dal quartetto, mentre convolava a terze nozze con l’avvocatessa Lisa Meyers (il suo primo matrimonio era avvenuto nel 1960 con una sua vecchia fiamma dei tempi della scuola, tale Frances Bear, che gli darà due figli prima del divorzio avvenuto nel 1969). Con Lisa, sua attuale moglie, ha avuto altri cinque figli.
Dagli anni ‘80 ad oggi Kristofferson ha pubblicato poco più di una decina di album, cosa che oggi per un qualsiasi altro artista significherebbe la morte discografica. Ma non per lui. Considerata anche la non indifferente carriera cinematografica con cui ha alternato la sua attività di cantante nel corso di questi 40 anni: una mole impressionante di pellicole (manca poco al centinaio di titoli!) che spaziano da “Pat Garrett & Billy The Kid” di Sam Peckinpah del 1973, al “Il Salario della Paura” di William Friedkin o, più recentemente, interprete del cattivo a 360° nella trilogia action-horror di “Blade” con Wesley Snipes, corrotto imprenditore senza scrupoli in “Fire Down Below – L’inferno sepolto” con Steven Seagal o boss di una organizzazione criminale in “Payback – La rivincita di Porter” con Mel Gibson (foto qui a lato), in cui lo ricordo sadico torturatore del protagonista. Una delle sue più recenti interpretazioni è quella in ”Powder Blue” (2009), di Timothy Linh Bui, ultimo ruolo di co-protagonista per Patrick Swayze, morto di cancro poco dopo la fine delle riprese. Nel 2006, dopo essere stato eletto membro della Nashville Songwriters Hall of Fame nel 1977, della Songwriters Hall of Fame nel 1985 e della Country Music Hall of Fame nel 2004, ha realizzato il primo album di nuove canzoni a distanza di 11 anni dal precedente, intitolato “This Old Road”, con la produzione del talentuoso Don Was.
Sempre Was produce il suo più recente lavoro, ”Closer To The Bone”, uscito l’anno scorso. Si tratta di altri 11 nuovi brani scritti da Kristofferson in momenti diversi della sua carriera in cui la sua greve roca voce si esalta con l’acustica della chitarra di Stephen Bruton (suo grande amico, scomparso poco dopo la fine delle registrazioni, cui il disco è dedicato) e la semplicità della sua armonica a bocca. Temi semplici come l’amore per i suoi figli, l’amicizia per Johnny Cash (a cui dedica “Good Morning John”), la mortalità e il divorzio.
Quella al Castello di Vigevano è dunque una ghiotta occasione per trascorrere la serata del 22 luglio in compagnia di una vera e propria leggenda.
Nella foto qui a lato: Kris Kristofferson a Los Angeles alla prima del 2006 di “Glamour Reel Moments”, una serie di corti scritti e diretti da donne. Kristofferson è il protagonista del corto dal titolo “Room 10″ (Foto: Paul Smith / Featureflash).
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