Kudsi Erguner
Serata di grande impatto musicale ieri, giovedì 23 agosto, presso il Teatro al Castello di Roccella Jonica, pur con sonorità e proposizioni ritmiche nettamente differenti: in apertura Sufi Invocations, Turkish Sufi Music by Kudsi Erguner Ensemble (Kudsi Erguner, ney; Hakan Gungor, kanun; Hamdi Akatay, percussioni; Bora Uymaz, voce), un affascinante progetto, con l’indubbio merito di far conoscere sia una tradizione d’invocazione all’ Essere Supremo concretamente mistica e fortemente spirituale, sia un percorso melodico suggestivo nella sua diversità; a seguire, Francesco Bearzatti Monk ’n’roll (Francesco Bearzatti, sax tenore, clarinetto; Giovanni Falzone, tromba ed effetti vocali; Danilo Gallo, basso acustico; Zeno de Rossi, batteria e percussioni), un omaggio, adrenalinico e scoppiettante, al pianista e compositore Thelonious Sphere Monk ( 1917-1982), il “santone pazzo” del jazz che, cavalcando istinto ed improvvisazione, ne ha in certo qual modo reinventato il linguaggio, portandolo verso stilemi più moderni.Kudsi Erguner e il suo ney, particolare flauto di canna (immagine dell’uomo perfetto come ha tenuto a spiegare, un guscio trasparente animato dal soffio del Divino), insieme agli altri componenti della formazione (memorabili le note scaturenti dal kanun di Gungor e le invocazioni espresse dalla voce di Uymaz) sono riusciti nella non facile impresa di trasportarci in una dimensione, spirituale e musicale, del tutto diversa dalla nostra, facendo leva sulle ritualità tradizionali della mistica islamica: un particolare cammino, soffusamente elegiaco, di realizzazione spirituale attraverso stati superiori di coscienza, volto alla ricerca di un’unione intima con Dio e la musica a farsi portatrice di un linguaggio universale d’avvicinamento e comprensione verso chi, per quanto diverso da noi, è sempre il “nostro prossimo” d’evangelica memoria.
Francesco Bearzatti
Riguardo Monk ’n’roll, Bearzatti e Falzone (Gallo e de Rossi per quanto eccellenti, sono finiti inevitabilmente in secondo piano) hanno dato vita ad un vero e proprio gioco musicale, “sfidandosi a regolar tenzone” a colpi di sax o clarinetto, tromba ed effetti vocali, nella rilettura in “stile Monk” (un’estrema evoluzione delle sonorità, accentuato virtuosismo ritmico, armonia ricercata ma a volte “sporca”, all’insegna della totale imprevedibilità) di celebri brani rock, opera di vari artisti o gruppi (tra quelli riconoscibili, con buona approssimazione: Pink Floyd, Queen, Sting, Michael Jackson).Giovanni Falzone
Con Bearzatti a volte sin troppo compiaciuto e Falzone più improntato ad un sano divertissement, e a qualche tocco autoironico, il suddetto gioco tra i due ha funzionato e coinvolto sino alla fine, anche se, in buona sostanza, pur affascinato dalla bontà ed originalità del progetto, non ho potuto fare a meno di notare una certa ripetitività sulla distanza ed avvertire la sensazione di come il tutto fosse essenzialmente fine a se stesso, forse meritevole di un’ ulteriore e più compiuta caratterizzazione.Una gran bella serata, coinvolgente sotto diversi aspetti, per un Festival partito un po’ in sordina, e le sorprese credo non siano ancora finite …