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Kung Fu Panda 3 - Recensione

Creato il 04 marzo 2016 da Lightman

Torna il simpatico e tenace Po in Kung Fu Panda 3, uno dei cui temi principali è la necessita di "trovare sé stessi": un maestro non deve rendere il suo allievo simile a sé stesso, ma più simile possibile alla migliore versione di lui.

Kung Fu Panda 3 - Recensione

Tutto sembra filare liscio per il panda Po: è l'eroe della valle, il suo addestramento nelle arti marziali è completo, la popolazione lo adora, i suoi amici pure. Ma il maestro Shifu ha in serbo per lui un insegnamento importante, e scomodo: "Se fai solo quello che sai fare, non sarai mai più di quello che sei". Quindi lo mette a capo della scuola, spingendolo a prendere in eredità il suo ruolo. Per Po è un guaio: ci sa fare con i combattimenti, ma come insegnante è un disastro. Come se non bastasse, una nuova minaccia incombe sulla Terra: lo spirito della guerra Kai, rivale dell'antico maestro Oogway, si è liberato dal mondo delle anime e ora vuole impadronirsi del Chi dei più grandi guerrieri del mondo. Infine, un personaggio dal lontano passato di Po riemerge, confondendogli ancora di più le idee. Rimescola parecchio le carte in tavola Kung Fu Panda 3, potenziato nella tecnica ma anche nel complesso narrativo, ed è il film stesso che sembra voler seguire l'insegnamento di Shifu: facciamo di più, facciamolo meglio.

APPROFONDIMENTI

Kung Fu Panda 3 - Recensione

Non mancano tematiche importanti: l'importanza delle proprie radici, la profondità dell'essere figli e/o genitori - anche in maniera "disfunzionale", con tanto di coppia formata da due buffi papà - ma soprattutto, la consapevolezza che il proprio percorso è potenzialmente interminabile, non ci si può mai sedere sugli allori e considerarsi arrivati e realizzati, nemmeno se sei un Panda e la tua natura ti spinge a svegliarti dopo mezzogiorno e ingozzarti di ravioli. Insomma, un netto passo avanti anche dal punto di vista narrativo rispetto al coreografico ma un po' involuto capitolo 2.

CUORE ITALIANO

Kung Fu Panda 3 - Recensione

Particolare nota d'orgoglio, uno dei due registi, Alessandro Carloni, è italiano (come si evince dal nome del resto). E' nato a Bologna, figlio dell'illustratore e scenografo Giancarlo (era uno dei creatori di 'Carosello'), cresciuto a Urbino e poi tanta gavetta in Germania, Inghilterra e Danimarca fino ad approdare agli Usa e alla Dreamworks grazie al suo lavoro sul cortometraggio The Shark and the Piano, realizzato con Gabriele Pennacchioli, che poi ha usato come 'demo' per presentarsi agli Studios: "Da papà ho preso la passione per le immagini - ha raccontato alla presentazione del film all'Auditorium Parco della Musica di Roma - da mamma un insegnamento importante: una vita non basta per fare tutte le esperienze possibili. Molti di non andranno in guerra - per fortuna - a esplorare la giungla o nello spazio, ma puoi rendere tue le esperienze altrui attraverso le storie. Questo mi ha spinto a imparare a raccontare. Un regista è sempre in bilico tra storia e personaggi. Ti devi preoccupare di dove va la prima ma il personaggio deve stare sempre in primo piano, perché il pubblico lo deve amare. E il pubblico lo ama se tu mostri che anche lui ama qualcosa. Nella primissima versione Po era un arrogante. E' vero, questo aiuta il percorso, perché poi si immagina che il personaggio cambierà e migliorerà, ma non si può chiedere agli spettatori di stare per due ore in compagnia di una persona odiosa. Meglio andare a rinnovare la patente con qualcuno di simpatico, che vivere fantastiche avventure con un emerito str****, non trovate?".

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