Kurt a Bunju a colloquio con padre Alex/Giallo Tanzania

Creato il 12 novembre 2014 da Marianna06


 

Quando la suora-portinaia, la simpatica colombiana, fa accomodare Kurt nell’anticamera dell’ufficio di padre Alex, questi sta impartendo lezioni di catechismo ad un adolescente tutto brufoli.

E’ il figlio unico di una coppia di amici del sacerdote, che lavorano entrambi in ambasciata.

Il papà è italiano e la mamma un’indiana di Mumbai.

Il ragazzo, che ha girato mezzo mondo con i suoi genitori, parla solo inglese, per cui il missionario conversa con lui , di necessità, nella lingua di quelli che oggi sono i discendenti del bardo di Avon.

Padre Alex, per altro, non disdegna la cosa in quanto possiede un autentico talento per l’apprendimento delle lingue. E lì  lo sanno in parecchi.

Parla e scrive senza difficoltà in swaihili e si sta cimentando da qualche tempo a questa parte, su richiesta del governo locale, nella traduzione, nella lingua franca, di una serie di leggende nordiche occidentali ad uso dei bambini delle scuole primarie del Tanzania da utilizzare per l’apprendimento della geografia.

Il mondo si fa sempre più piccolo. I “media” ci portano in casa  realtà lontanissime ed è un bene che anche questi bambini, pensa padre Alex, imparino a conoscerle e non soltanto per immagini.

E poi è più facile, dato il contesto modesto per i più, accaparrarsi un libro piuttosto che pensare di arrivare a possedere un televisore.

Disturbo, padre?- azzarda Kurt

Assolutamente no-risponde l’altro.

Mi conceda solo alcuni minuti e sono subito da lei- aggiunge repentino il missionario.

Esattamente un quarto d’ora dopo l’arrivo, Kurt e padre Alex sono seduti assieme, all’esterno, nel gazebo dal tetto di paglia, nel vasto giardino della casa.

Quello dove sostano volentieri i ragazzi , quando sono ospiti, per qualche giornata a tema, a Bunju.

Padre- avvia guardingo la conversazione Kurt- sono venuto in possesso di un nastro da registratore presumibilmente del dottor Wung.

Ieri, ho chiesto a Geronimo di poter visitare lo studio del cinese e lì, assieme a lui, in un disordine indescrivibile, ho scovato tra le tante altre cose che non sto a dirle, questo nastro.

Il problema è che la registrazione è in mandarino ed io non conosco nessuno affidabile che possa tradurne il contenuto.

Ora le chiedo se potesse  indirizzarmi da qualcuno che, magari, lei conosce. E che potesse rendermi questo favore, che io ovviamente non tarderei poi a ricompensare.

Kurt- ribatte il religioso – ma lei non doveva partire ed essere già a Ystad da sua figlia?Ad espletare il suo abituale lavoro? Che cosa le ha fatto cambiare idea?

Il commissario tergiversa e in sostanza non scopre le sue carte. Sottolinea solo l’urgenza di reperire un traduttore al più presto.

L’amico di Rose Marie, il cinese naturalizzato francese, non è ancora arrivato a Dar es Salaam e chissà quando arriverà. E se mai arriverà per davvero. E questo lo tiene sulle spine.

Kurt, -dice padre Alex- se pazienta un po’ le cerco un confratello, che sicuramente ci darà una mano.

Qualche istante dopo al cospetto di Kurt compare un bel giovanottone irlandese, che si presenta con modi molto cortesi e domanda allo svedese di poter avere il nastro di cui gli ha parlato  poc’anzi padre Alex.

Inserisce il medesimo in un piccolo registratore portatile e ascolta in cuffia con molta attenzione.

Poi si rivolge a Kurt e con un sorriso tra ironico e divertito dice: << Mi spiace. Niente complotti. Né reali, né immaginari. Si tratta solo di una lezione d’anatomia.>>

<< E , a dirla tutta, al termine c’è anche uno spezzone che è la dettatura di una serie di ricette di cucina. A cominciare dal classico riso alla cantonese.>>.

Padre Alex fa accomiatare l’irlandese, l’intenditore di mandarino, e rivolto a Kurt :<< Come vede, commissario, non c’è niente di quello che lei immaginava.>>.

<< Sarebbe stato un autentico colpo gobbo-aggiunge- trovare una prova per incriminare Wung. Ma il cinese è molto astuto, mi creda.>>.

<< E ,quanto a Geronimo e alla sua disponibilità, ha trovato il coraggio necessario, quello che non ha mai avuto prima, proprio adesso perché Wung è a Zanzibar. Ecco la spiegazione della sua disponibilità >>.

<<Grazie, padre. Ci sarebbe qualche altra cosa che mi sta a cuore chiederle ma, per il momento, non voglio sottrarle altro tempo>> – replica e conclude Kurt.

In macchina non è convinto del tutto del risultato dell’incontro. E ripete a se stesso che questo suo essere troppo sospettoso e diffidente è sintomo  degli anni, che corrono velocemente per lui. E non è bene.

Bere un sorso d’acqua a quella fonte che mi fa ritornare giovane non sarebbe male. E la mano cerca con il tatto delle dita, nella tasca della sua sahariana, il cellulare.

Ciao, Zoe. Sono Kurt. Ci vediamo da me questa sera? - la butta là alla tedesca, che ha risposto  abbastanza prontamente.

E’ possibile, Kurt. Ma sappi che non posso trattenermi troppo a lungo. Te lo dico prima. Domattina ho un impegno privato- replica.

E chiude.

“Impegno privato” è l’ espressione che gli ronza ossessivamente nel cervello e tormenta Kurt tutto il tempo del viaggio di rientro da Bunju.

Poi, però, smette  all’improvviso di fare l’adolescente e si rassegna a saperne a tempo e a luogo. Cioè quando sarà, appunto, il momento opportuno.

Possibilmente senza rovinare le aspettative della sera, che si approssima.

                                   (Continua...)

                                                          

                 a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

  


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