Una frenata brusca, il cancello metallico si apre e, pochi minuti dopo, Kurt, il commissario svedese, è seduto nell’ufficio abbastanza confortevole di padre Alex.
Mobili nuovi in legno di teck, lampade, tappeti artigianali,tendine colorate alle finestre, computer, stampante, condizionatore. E un sorriso accogliente, che non manca mai.
Allora, padre, mi dice come siamo riusciti, e per giunta quasi in un solo colpo, e sopratutto in tempi brevissimi, a eliminare Julius e il dottor Wung dal nostro percorso?- chiede Kurt al missionario.
Commissario, io sono qui da molti anni e lei lo sa- risponde l'altro affatto sorpreso- E ho, com’è naturale, le mie conoscenze. Non ne potevo più di sapere che lo scempio di cadaveri di povera gente indifesa sarebbe continuato indisturbato e senza che nessuno facesse nulla per impedirlo.
Quei due manigoldi agivano d’accordo. Corrompevano. Imponevano il silenzio. Plagiavano. E tutto per pura vanagloria personale. Perché si dicesse che l’ospedale era il migliore del Paese. E loro l’équipe migliore su cui contare in caso di necessità-aggiunge.
E in questo modo- lei mi capisce- gente danarosa poteva farsi ricoverare per ogni intervento,modesto o impegnativo che fosse, e lasciare denaro in quantità cospicue in amministrazione.
Denaro che finiva ,come può agevolmente immaginare, tolte le spese correnti indispensabili per allestire la sala operatoria e per la degenza, nelle loro tasche- conclude il religioso.
Ma , padre, qualcuno molto potente ha agito di certo perché tutto avvenisse così rapidamente – incalza Kurt.
Certamente, amico mio. Non mi faccia l’ingenuo. Si approssimano le elezioni politiche e noi, che incontriamo tanta gente e parliamo con moltissime persone per mille motivi, possiamo fare molto – puntualizza il sacerdote.
In questo modo io credo d’avere fatto, e anche bene, quella che è la mia parte. E-mi creda- sono soddisfatto.
Può dirmi chi ha scomodato ?- domanda lo svedese.
No, Kurt.Si accontenti di sapere soltanto che le cose sono andate nel verso giusto. E’ già tantissimo. Ora, mi scusi, ma ho un impegno con i giovani della casa prima di dire messa- lo congeda. Mi saluti Henning e Zoe. E buon rientro a casa. Immagino che… presto sarà di partenza per Ystad.
Sulla scala, per raggiungere il cortile alberato, i due si salutano ancora con cordialità e il commissario svedese monta nel suo veicolo mentre il portone ,che immette nello stradone polveroso, si apre lentamente e gli consente l’uscita.
E’ notte, la classica notte africana, che cala sempre troppo in fretta per chi ha tante cose da sbrigare. E Kurt, dal canto suo, ora ha solo desiderio di rientrare per contattare Zoe. Deve essere una notte “specialissima” dice a se stesso. E ci crede.
Prova a fare il numero di lei al cellulare ma non c’è campo. Rinuncia e, allora, pigia nervoso sull’acceleratore nell’intento di ridurre i tempi quanto più è possibile.
Dopo un buon quarto d’ora s’intravedono le rare luci della periferia cittadina.
Ci siamo quasi. E,manco a dirlo, la statuaria e sensuale Zoe è per lui proprio un “qualcosa” da sbrigare , che non può essere tramandato.
(continua...)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)