"Kushiel's Justice", composto in Italia da "Il principe e il peccato" e "La sposa e la vendetta", è la seconda parte della trilogia di Jacqueline Carey dedicata a Imriel.
Devo dire che mi è piaciuto di più rispetto a "Kushiel's Scion" (commentato qui). Ancora non siamo ai livelli della precedente trilogia, ma pian pianino ci avviciniamo.
Il principe Imriel De La Courcel, detto anche Imriel no Montrève, si adegua al suo matrimonio combinato con la nipote del Crouach di Alba, la bella e dolce Dorelei, nonostante sia innamorato della delfina di Terre d'Ange, Sidonie.
Tuttavia i suoi sentimenti per quest'ultima sono l'arma che utilizzano i Maghuin Dhor, un'antica popolazione Albana, per evitare un futuro disastroso che dovrebbe essere portato proprio dal figlio di Dorelei e Imriel.
Gli eventi precipitano e il principe si troverà costretto a viaggiare in gelide terre lontane inseguendo una vendetta.
Lo schema è sempre lo stesso, tipico di tutti i libri della Carey: intrighi di corte, amore libero e viaggi in territori che altro non sono che l'Europa con nomi diversi. Stavolta perciò ci viene descritta Alba, cioé la Gran Bretagna, e la Vralia, ossia la Russia.
Credo che la potenza di questi romanzi stia proprio nell'esplorazione di paesi evocativi, ricchi di fascino; perché poi, per il resto, la trilogia di Imriel è ancora lontana anni luce da quella che vedeva come protagonista Phedre.
Anche in "Kushiel's Justice", come già in "Kushiel's Scion", la noia regna sovrana per almeno 500 delle 800 pagine che compongono il libro.
Direi che l'unica scena degna di nota, quella che tira su tutto il romanzo, è il segmento finale della caccia di Imriel tra le nevi della Vralia.
Per il resto il principe non fa che continuare a lamentarsi, anche se un po' meno che nel libro precedente. In parte perché non è più un adolescente depresso, ma sopratutto perché fa talmente tanto sesso che non si capisce proprio che cos'abbia da lamentarsi. Lui e Sidonie trombano alla grande (è un modo un po' volgare per dirlo, ma rende bene l'idea) ogni volta che s'incontrano.
Sarà colpa del punto di vista maschile a discapito di quello femminile, ma la trilogia di Phedre non era così Harmony.
E poi, considerazione molto soggettiva, Sidonie è un personaggio che proprio non mi piace. Si tratta di una ninfomane che, al di fuori del letto, continua a fare battutine con un doppio senso più che esplicito.
Più che l'erede al trono di una grande nazione sembra una prostituta da taverna, e di quelle volgari per altro.
Ho proprio l'impressione che sia costruita male, perché non riesco a inquadrarla come principessa. E non capisco perché Imriel sia cotto di lei.
In conclusione, direi che "Kushiel's Justice" alterna alti e bassi.
E' un romanzo godibile (sopratutto la seconda parte l'ho divorata), ma ben lontano dalla perfezione e, sopratutto, ancora ben lontano dai precedenti della Carey.
So che non dovrei continuare a fare paragoni con la trilogia di Phedre, ma mi è proprio inevitabile.
Vedremo se l'ultimo capitolo riuscirà a conquistarmi.