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Da Icalamari @frperinelli

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Poveri cristi

Gira in rete una folle diceria:

Peppa Pig morirà al rogo, e così sia”.

Viene data per spacciata,

Quasi fosse Deputata.

Ma i maiali amano la pulizia!

(Che limerick sporco!)

Mi è capitato di leggere un post di Galatea e mi sono ritrovata in disaccordo col suo incolpare l’italiano medio degli sfaceli nostrani, eliminando del tutto dalla scena del delitto le varie ipotesi di complottismo (che non avallo nemmeno io fino in fondo).

Eppure, la frase “Il/la prof ce l’ha con me”, detta dagli undicenni,  non ha mai convinto neanche me, e l’analogia tra lo studente (italiano) medio e il cittadino (italiano) medio è scontata. Meglio: il passaggio dal degrado delle istituzioni scolastiche agli effetti della libera circolazione dei loro pessimi prodotti è fin troppo evidente. Certo.

Però.

Non appoggio l’alzata di spalle e il discolpare quanti, nei secoli fino ai giorni nostri, hanno di fatto reso la popolazione italiana riconoscibile come un insieme di “Simpatici figli di…” Il fatto che ci siamo abituati a questo stereotipo, e che la cosa non manchi di procurarci un sottile piacere masochista, ne è un effetto.

Io, dietro a tanta tracotanza da parte dei poteri esterni al Paese nei confronti dell’Italia, ci vedo il più delle volte, appunto, solo tracotanza. Che non siamo in grado di arginare perché abituati a tenere la testa bassa davanti allo straniero. Un’abitudine alla disistima che peraltro non esibiamo in tanti altri contesti di primaria importanza, quell’insieme di doti di cui ci vantiamo a ragione e che ci vengono riconosciuti anche all’estero.

Ma, dietro agli ingarbugliati fatti interni, mi sembra che emerga chiaramente ben più di una sola causa. Principalmente lo strapotere di chi detiene la maggior parte della ricchezza e fa di tutto per mantenere il suo primato, compreso rendere il cittadino vacillante nell’esercizio e nella conoscenza dei propri diritti e doveri democratici.

E l’esuberanza delle mafie, possibile grazie alla connivenza di tanti che, anche quando ben scolarizzati (qui sono d’accordo con Galatea), preferiscono il solito uovo oggi, piuttosto che una gallina domani per i propri e per i figli altrui.

Ho passato la mattinata in una località nei pressi di Roma, prendendo tanta pioggia e tanto freddo ma anche incontrando gente di paese che, invece della solita lasagna offerta dalla squadra ospite a fine partita a tutti i partecipanti, hanno generosamente messo in piedi un banchetto completo di ogni ben di Dio. E su Dio hanno fatto le loro battute due discoletti, diciamo poco meno che undicenni, vedendo due maiali in croce messi ad arrostire a fuoco lento.

- Guarda, due maiali crocifissi.

- Come Dio.

- Un Dio maiale!

Gli adulti giù a ridere. Io a pensare: c’è qualcosa di blasfemo, ma negli adulti, mica nei bambini.

Ecco, prima che crescano e vengano pervasi  fino in fondo dalla consuetudine all’autocompatimento per le proprie sventure e alla malizia, non potrebbe valere la pena di abituare i ragazzini a mantenere la mente libera dagli stereotipi?

Che un Dio maiale non è mica sempre una bestemmia. Anzi, averne in abbondanza,  in giornate come questa, è solo una benedizione. Ancora mi lecco le dita.

Club Des Belugas – It’s a beatiful day


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