Com’è noto la Francia è il paese più nuclearizzato del mondo, rispetto alla popolazione: con 58 reattori che forniscono il 78% dell’energia elettrica consumata ha un primato che difficilmente sarà mai sfiorato altrove. E tuttavia il nucleare non deve poi essere quella manna di cui parlano se nel 2006, vent’anni dopo Chernobyl e 5 anni prima di Fukushima, dunque senza pressioni emotive, l’80 per cento dei francesi si è dichiarato favorevole a un referendum sull’uscita da questa forma di energia.
Oltre ai numerosi incidenti, non catastrofici, ma inquietanti per la popolazione locale e che si verificano con un ritmo di una decina l’anno, i francesi si rendono conto di tre sostanziali fattori: 1) che il nucleare ha un effetto minimo sulla riduzione dei gas serra, visto che questi derivano in gran parte dai veicoli, dai riscaldamenti e dalle industrie 2) Che vi sono dei rischi statistici per la salute di chi abita nelle vicinanze delle centrali 3) Che per coprire appena il 15% del fabbisogno energetico francese, si va incontro a un costo enorme che non viene pagato nelle bollette, ma attraverso la tassazione generale.
Quindi i bassi costi citati dal premier, non si sa per ignoranza, menzogna o noncuranza verso gli interessi dei suoi cittadini (ma non verso i propri) è una pura fantasia. Tanto più che anche i costi ufficiali non tengono conto della dismissione delle centrali che è assai più costosa della loro costruzione, della gestione delle scorie e via dicendo.
Così siamo al paradosso che i francesi nuclearizzati vorrebbero il referendum, mentre noi che lo abbiamo ormai a tiro non sappiamo nemmeno che c’è o almeno non lo sa l’80% della popolazione.
Comunque ecco alcuni risultati del sondaggio francese su un eventuale referendum nucleare.
D. Secondo lei il nucleare è una tecnologia a rischio?
R. Si 81%, No 18% Non so 1%
D. Secondo lei è concepibile investire 3 miliardi di euro nella costruzione di una nuova centrale?
R. N0 54%, Si 42%, Non so 4%
D. Sarebbe favorevole a un referendum per l’uscita dal nucleare?
R. Assolutamente favorevole 43%, piuttosto favorevole 37%, assolutamente sfavorevole 11%, piuttosto sfavorevole 8%
Se il risultato è questo dopo sessantanni di nucleare, allora vuol dire che i problemi sono molto maggiori di quelli che vengono prospettati e che qualcuno mente. Mente anche quando dice - e vedremo perché in una prossima puntata – quando dice che tanto se le centrali sono già in Francia tanto vale che ci siano anche da noi. Mentre i francesi che non adottano questa logica demenziale e sono più lucidi dicono il contrario: visto che in Italia non ci sono centrali perché dobbiamo averle noi?
Qui il Sondaggio nucleare in orginale