«L’unico Governo possibile è quello del cambiamento» tuonava convinto fino a qualche giorno addietro Pierluigi Bersani. La dose veniva ulteriormente rincarata con dichiarazioni al peperoncino: «mai un’alleanza con Berlusconi».
Cambiano i tempi ma la politica resta sempre uguale a se stessa: in pubblico si proclama ed in privato si ragiona.
E così anche oggi la storia si ripete, il fotografo cattura e consegna alla Storia l’abbraccio fedigrafo tra il segretario PD ed Alfano, il nemico-amico, l’alleato disprezzato di giorno ed ammiccato di notte.
Non è un fotomontaggio, è la realtà di queste ore.
Dopo aver votato il suo candidato al Quirinale, Bersani discute con il segretario del PDL: cosa si dicano è ininfluente.
Potrebbero parlare del meteo come due estranei in ascensore, polemizzare se Belen abbia o meno un compagno fisso, litigare sull’efficacia della sigaretta elettronica … a noi, osservatori esterni e spettatori attenti, non interessa cosa realmente si dicono. Ci basta guardarli sorridere vicini l’uno all’altro, cordiali come due vecchi compagni di scuola che si ritrovano dopo mille avventure.
La condanna scatta immediata, la mossa è sicuramente azzardata, l’errore mediatico grossolano, l’icona dell’inciucio sobbalza prepotente, il messaggio è lampante, il ritorno della vecchia politica dei compromessi e del tornaconto guadagna terreno, l’indistinguibilità tra sinistra e destra avanza, è il trionfo del «siamo tutti uguali», il definitivo smascheramento dei «mostri».
MMo