Approfittando di questo caldo e soleggiato aprile che pare più giugno inoltrato sono andata a fare colazione al bar a piedi.
Io abito ai piedi della collina di Bologna e, per arrivare a casa, ho soltanto strade in salita, non una poderosa ma comunque abbastanza salita da farti arrivare con l’arranco (non fate della facile ironia, non sono le primavere, ma proprio la salita).
Nel tornare a casa ho notato la seguente scenetta: arriva un circa trentenne, armato di tutina aderente in tessuto sintetico elasticizzato, munito di una futuristica bicicletta con 154 cambi in titanio super leggera, imbocca la salita con fare baldanzoso e dopo quattro/cinque pedalate scendere dalla medesima con la lingua che striscia sull’asfalto, e portare, rassegnato, la bicicletta a mano.
Dopo qualche minuto vedo arrivare un vecchietto sui settantacinque anni che conosco di vista, su di una vecchia bicicletta olandese, di quelle che solo per mettere il cavalletto devi essere uno scaricatore di porto, senza neppure l’ombra del cambio, con il fondo dei pantaloni trattenuto da un ciappo per stendere la biancheria, che fischiettando allegramente imbocca la salita affrontandola senza neppure fare un plissè.
Sorpassa il superdotato senza neppure degnarlo di uno sguardo, mi lancia un “buongiorno bella signora, fa caldo eh?” e continua, allegro e beato, per la sua strada.
Che sia colpa della tutina?