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L’accaparramento delle terre

Creato il 17 aprile 2014 da Sviluppofelice @sviluppofelice

di  Oxfam [Documenti]

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Gli investimenti giocano un ruolo fondamentale per lo sviluppo e la riduzione della povertà. Se effettuati in modo responsabile e in un contesto efficiente, gli investimenti possono promuovere lo sviluppo locale, portando lavoro, servizi, infrastrutture. Durante il proprio lavoro, Oxfam vede decine di questi esempi e in molti casi collabora con imprese che promuovono investimenti a diretto beneficio delle comunità più povere. Ma l’ondata recente di investimenti sui terreni agricoli nel Sud del mondo ci racconta una storia diversa: una storia di crescenti pressioni sulle risorse naturali da cui dipende la sicurezza alimentare di milioni di persone.

 Ad oggi, troppi di questi accordi stanno causando espropriazioni, inganni, violazioni dei diritti umani e distruzione di case e di vite. Senza misure nazionali e internazionali che difendano i diritti delle persone più povere, questa moderna “corsa alla terra” rischia di scacciare troppe famiglie dalle loro terre senza possibilità di ottenere giustizia.

 Nei paesi in via di sviluppo, dal 2001 circa 227 milioni di ettari di terre – un’area grande quanto l’Europa Orientale – sono state vendute o affittate a investitori internazionali. Secondo le ricerche effettuate dalla Land Matrix Partnership,la maggior parte di queste acquisizioni di terreni è avvenuto negli ultimi due anni. L’incremento recente degli accordi di acquisizione delle terre può essere spiegata a seguito della crisi dei prezzi alimentari del 2007-2008: investitori e governi hanno ricominciato ad interessarsi all’agricoltura dopo decadi di indifferenza. Tuttavia, questo interesse non è passeggero, bensì nasconde cause importanti: le terre acquisite sono destinate alla produzione di cibo destinato all’esportazione o di biocarburanti. In questi casi si parla spesso di “accaparramento di terre” – o land grab.

In realtà questo termine – land grab – si riferisce ad acquisizioni di terre effettuate violando i diritti umani, e in particolare i diritti delle donne; ignorando il principio del consenso “libero, preventivo e informato” delle comunità che utilizzano quella terra, in particolare dei popoli indigeni; ignorando l’impatto sociale, economico e ambientale derivante dall’accordo, e l’impatto sulle relazioni di genere; evitando la conclusione di contratti trasparenti, contenenti impegni chiari e vincolanti sugli impieghi e sulla divisione dei benefit; evitando la partecipazione democratica, il controllo indipendente.

 Oxfam ha analizzato cinque casi di “land grab” – Uganda, Indonesia, Guatemala, Honduras e Sud Sudan – cercando di comprendere l’impatto di questi accordi sulle persone povere e sulle loro comunità, di identificare le dinamiche tra compagnie, comunità locali e governi dei paesi in via di sviluppo; di esaminare il ruolo giocato dagli investitori e dai governi dei paesi in via di sviluppo.

Alcuni casi hanno comportato uno sfratto forzato – e spesso violento – di migliaia di persone dalle loro case e la distruzione dei raccolti. In altri, viene messo in luce come le comunità locali sono state escluse dalle decisioni riguardanti la terra su cui lavorano. Spesso gli accordi legali alla base della compravendita dei terreni non sono stati rispettati. Nei luoghi in cui sono già avvenuti gli sfratti, il quadro è tetro: conflitti, insicurezza alimentare, perdita di bestiame, di case, e in ultima istanza, di futuro.

 Molte comunità non hanno ricevuto nessuna compensazione e hanno lottato per ricostruire le loro vite, a volte confrontandosi con affitti più alti, poche opportunità di lavoro, e rischi sanitari. Quanto scoperto da Oxfam è coerente con molti altri studi sul land grabbing: questa pratica costituisce una forma di antisviluppo. Laddove c’è scarsità, ci sono opportunità.

Molti governi ed elites nei paesi in via di sviluppo mettono in vendita grandi porzioni di terra a prezzi bassissimi per la ostruzione di grandi fattorie industriali e minacciando i produttori di cibo di piccola scala.

Questa pratica viola gli impegni che questi stessi governi hanno preso a livello internazionale – da quelli stipulati al G8 del 2009 de L’Aquila con la creazione dell’AFSI (Aquila Food Security Initiative) a quelli contenuti nel Comprehensive Africa Agriculture Development Programme (CAADP).

L’interesse internazionale crescente nell’agricoltu ra dovrebbe essere una buona notizia per gli agricoltori e i pastori s u piccola scala, e per tutti gli altri che coltivano la terra. In realtà però è vero il contrario: i piccoli produttori di cibo perdono sistematicamente il confronto rispetto alle elite locali e agli investitori domestici o stranieri, perché non hanno la forza di esigere il rispetto dei loro diritti e la difesa dei loro interessi.

Per proteggerli e tutelarli, i governi dei paesi in via di sviluppo devono assicurarsi che i trasferimenti di terreno non siano effettuati senza il consenso libero, preventivo e informato delle comunità locali. I governi nazionali hanno il dovere di proteggere i diritti e gli interessi delle comunità e di coloro che posseggono diritti sull’uso di quella terra.

Tuttavia, nei casi evidenziati dal rapporto, i governi hanno fallito, schierandosi dalla parte degli investitori, offrendo loro terra a basso costo, altri incentivi e addirittura aiutandoli a compiere le operazioni di sfratto. Anche nei casi in cui è stato coinvolto capitale straniero o istituti bancari con politiche responsabili, l’investimento non è stato condotto secondo standard responsabili. Le comunità locali hanno a disposizione alcuni meccanismi di tutela stabiliti a livello internazionale, ma questa possibilità è sotto utilizzata. La comunità internazionale ha risposto in modo debole a quest’ondata di land grabbing: alcune iniziative, addirittura, sembrano sostenerlo.

I governi del Nord e del Sud del Mondo, i finanziatori, la comunità internazionale, la società civile – tutti hanno un ruolo da giocare per fermare questa corsa all’oro e così bloccare uno dei trend più allarmanti,che colpiscono le popolazioni rurali dei paesi in via di sviluppo oggi.

 17 aprile 2014

(Rapporto: La nuova corsa all’oro. Lo scandalo dell’accaparramento delle terre del Sud del mondo. Sommario)

(Questo Rapporto è del 22 sett. 2011. Da allora il fenomeno si è esteso e aggravato, senza mostrare alcun miglioramento nella difesa dei piccoli coltivatori)

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