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L’acciaio nel cuore della Germania

Creato il 02 dicembre 2014 da Conflittiestrategie

[Styled_logoTraduzione di Francesco d’Eugenio da: http://www.stratfor.com/analysis/iron-heart-germany]

Riassunto

La storia europea è stata incentrata per un secolo e mezzo sulla “questione tedesca <http://www.stratfor.com/weekly/20081006_german_question>.” Ovvero su come affrontare una Germania potente e determinata nel cuore del continente. La Germania è nata dalla frammentazione: è stata ripetutamente sconfitta, invasa e occupata. E nonostante ciò ha continuato a riemergere, costringendo i suoi vicini ad affrontare ogni volta lo stesso dilemma. 25 anni dopo la caduta del Muro di Berlino, gli Europei si trovano ancora una volta di fronte alla potenza tedesca, senza sapere quale sarà la sua prossima mossa.

Analisi

La posizione della Germania nel centro delle pianure europee settentrionali le assicura allo stesso tempo ricchezza e insicurezza. L’assenza di confini naturali a est e a ovest alimenta una situazione di perenne diffidenza verso i vicini. La sua economia d’esportazione domina alcuni tra i maggiori fiumi navigabili d’Europa, vere e proprie arterie che alimentano la quarta zona industriale del mondo per estensione <http://www.stratfor.com/weekly/similarities-between-germany-and-china>.

L’unificazione tedesca nel 1871 ha cambiato il modo di funzionare dell’Europa unendo centinaia di entità politiche precedentemente frammentate in una superpotenza economica e militare. La risposta europea alla riunificazione tedesca fu una serie di guerre che portò ancora una volta il paese ad essere diviso e occupato dagli stranieri.

La reazione europea alla seconda riunificazione della Germania quasi 120 anni più tardi è stata piuttosto diversa: invece di morte e distruzione, gli Europei hanno deciso di tentare la via dell’integrazione e della pace. La caduta del Muro di Berlino nel 1989 portò alla creazione dell’Unione Europea e dell’euro-zona, figlie entrambe della speranza e della paura. La Germania Occidentale è stata un pacifico membro della NATO sin dalla metà degli anni ’50, ma le preoccupazioni per una Germania forte e unificata erano tanto palpabili nel 1990 quanto nel 1870. La Francia e il Regno Unito si opposero alla riunificazione tedesca, tanto che il primo ministro britannico Margaret Thatcher dichiarò nel 1989, “Abbiamo sconfitto i tedeschi due volte, e adesso sono tornati!” La Francia vide la creazione dell’euro come un modo di integrare le economie francese e tedesca per rendere inevitabile la cooperazione. Se la Germania non poteva essere arrestata, doveva almeno essere contenuta, con la sua potenza diluita nelle strutture e istituzioni europee allargate.

Il peso del comando

L’ironia dietro i tentativi di creare una Germania più europea è che, 25 anni più tardi, nel continente ci si chiede se non sia Berlino che cerchi di costruire un’Europa più tedesca. La crisi economica europea

<http://www.stratfor.com/weekly/20111114-europes-crisis-beyond-finance> ha acuito le divergenze tra la Germania e i suoi vicini, la Francia in particolare. Il sogno di Parigi di una co-leadership dell’Europa è stato seriamente compromesso dalla stagnazione dell’economia francese. E così la Germania è tornata ad essere la principale potenza economica e politica d’Europa. Ma Berlino non vuole guidare l’Europa – o quantomeno non vuole farlo in un modo che preoccupi i suoi vicini. La Germania è spesso descritta come un “egemone riluttante”, un paese forte che potrebbe guidare l’Europa verso un futuro migliore, ma ha scelto di tirarsi indietro. Berlino incontra resistenza quando prova a tenere il timone, e viene criticata quando non lo fa.

La riluttanza tedesca ad assumere pienamente il suo ruolo in Europa ha ragioni storiche. La memoria del Nazismo è ancora troppo recente, e molti tedeschi semplicemente non vogliono che il loro paese guidi l’Europa. Essi preferirebbero piuttosto un paese prospero ma politicamente riservato – qualcosa di simile all’Austria o alla Svizzera. I tedeschi sono orgogliosi ma allo stesso tempo intimoriti dai risultati ottenuti a partire dal 1989. Si trovano ancora una volta al centro della scena europea e hanno paura di cosa potrebbe accadere nel futuro. Ciò non significa che la Germania non abbia una politica estera aggressiva, ma questa si basa perlopiù sulla protezione del benessere domestico – in altri termini, sull’assicurarsi che la protezione dei mercati per le proprie esportazioni e che il mantenimento in vita dell’Unione Europea non si concludano con la Germania che paga il conto.

Forze contrastanti

La Germania è intrappolata in una contraddizione. Da una parte, fa affidamento sulle esportazioni per mantenere la coesione sociale interna. Quasi la metà delle esportazioni tedesche sono destinate ai suoi vicini, illustrando perché la Germania abbia beneficiato molto dalla creazione dell’euro-zona – un sistema che blocca alcuni dei principali clienti della Germania all’interno della stessa unione monetaria. Ma dall’altro lato, la Germania ha anche bisogno di proteggere il benessere nazionale, necessità che spiega perché Berlino abbia usato la crisi economica per fare pressione sui membri dell’euro-zona <http://www.stratfor.com/analysis/crisis-european-common-market> affinché attuassero delle profonde riforme strutturali. Il problema è che in molti casi, queste pressioni hanno causato recessione e disoccupazione, che hanno indebolito la posizione della Germania quale potenziale leader d’Europa.

La sfida geografica della Germania

Nel cuore dell’Unione Europea c’è una contraddizione tra un paese che ha bisogno di esportare per sopravvivere e gli altri che devono proteggere le loro economie per poter prosperare. La Germania sarà anche un egemone suo malgrado, ma cerca anche di indirizzare quei paesi che non sono capaci o non vogliono seguire la sua leadership. Una delle molte conseguenze della crisi europea <http://www.stratfor.com/analysis/eu-crisis-and-political-fragmentation-persist> è che i paesi hanno deciso di ignorare selettivamente o addirittura violare tout court le regole dell’euro-zona per seguire le loro strategie nazionali. L’Unione Europea non è che un contratto, e i contratti possono essere rescissi se non convengono più ai contraenti. L’Unione Europea è stata costruita sulla promesse di pace e prosperità. Anche se continua a garantire la prima, ci sono seri dubbi circa la seconda.

La crisi economica ha anche cambiato il modo di vedere l’Unione Europea per alcuni tedeschi, e il paese sta cominciando a mostrare i primi segni di euro-scetticismo. L’ascesa lenta ma costante delle forze conservatrici che vogliono fermare l’assistenza economica ai paesi in difficoltà – o addirittura abbandonare l’euro – è un primo segnale di questa tendenza. Dall’inizio della crisi il governo tedesco ha scelto di criticare i paesi dell’Europa meridionale, ma anche di fornire loro assistenza. Questa strategia si è dimostrata azzeccata dal punto di vista elettorale, ma non ha cambiato le dinamiche europee. Gli stessi problemi di sempre finiranno col tornare.

Per i vicini della Germania si avvicina il momento delle decisioni difficili. Potrebbero accettare di vivere sotto la guida di un paese che è più grande, più produttivo e più determinato degli altri, o potrebbero fare ritorno a qualche forma di cooperazione che non comporti cessioni di sovranità nazionale. A causa della recente rimonta dei nazionalismi in Europa, quest’ultima opzione sembra sempre più probabile. Ciò non significa che a breve ci sarà una nuova guerra in Europa, ma dimostra che il sogno dei federalisti europei, il sogno degli Stati Uniti d’Europa, finirà con il non materializzarsi mai.


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