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L’accoglienza dei minori immigrati venuti dal mare.

Creato il 23 maggio 2011 da Antonio Conte
L'arrivo di migranti minori non accompagnati. Un fenomeno in crescita.

L'arrivo di migranti minori non accompagnati. Un fenomeno in crescita.

Si è svolto giovedì 19 Maggio 2011 il seminario “Un tema di demografia sociale: L’accoglienza dei minori immigrati in arrivo dal mare” presso l’Auditorium dell’Università di Bari, sito in Via De Rossi, 233. Ad organizzare l’evento il Direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca “Popolazione, Ambiente e Salute” (CIRPAS), Prof.ssa Giovanna Da Molin e l’Università degli Sudi di Bari “Aldo Moro” Facoltà di Scienze della Formazione e Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione. L’evento ha dato agli studenti presenti anche un credito di 0,25 pt.

Al tavolo dei responsabili, oltre alla Prof.ssa G. Da Molin, Docente di Demografia del corso di Laurea, il Consulente Legale Lorenzo Leotardi e la Dott.ssa M.C. Pellicani.

Dopo una breve introduzione della professoressa Da Molin, ed una presentazione della Onlus “Save the Children” da parte della Dott.ssa Pellicani, la parola è passata al consulente legale dell’organizzazione, Avv. Lorenzo Leotardi.

Una disamina, la sua, molto articolata ed interessante, in difesa del minore non accompagnato che sbarca sulle rive italiane. Arrivano da lontano, a piedi e con mezzi di fortuna, dopo mesi di viaggi anche dall’Afganistan, Iran, Siria, ed ora anche dalla Libia, e molti altri paesi medio asiatici ed africani. Lunga l’esperienza del dott. Leotardi che ha presentato uno spaccato normativo sul fenomeno con dovizia di dati. E’ evidente la professionalità e l’impegno profuso.

Guardia Costiera

Guardia Costiera

Nella sua relazione ha fatto spesso riferimento a dati statisti sui flussi di arrivo. Tuttavia dal “Rapporto di Monitoraggio delle Comunità alloggio per minori in Sicilia, Puglia e Marche” si apprende che le politiche adottate dal Governo nel respingimento dei flussi migratori non hanno dato risultati sperati che anzi i flussi sono cambiati andando ad interessare le coste leccesi con maggiore affluenza. I dati sono estratti dal documenti citato ed aggiornati al Novembre 2010.

Sbarchi a seguito dei quali è stato necessario identificare, con molte difficoltà, i minori soprattutto quelli di età tra i 15/17 anni che sono al limite della maggiore età. E’ ovvio che non hanno documenti con se, e qual’ora lo avessero non si ha la certezza di veridicità dello stesso. Ragion per cui è spesso necessario ricorrere, dopo le indagini possibili e varie domande, alla datazione tramite Raggi X, metodo che non accerta con molta precisione. L’approssimazione è di due anni, ecco che non si può essere del tutto certi nell’uso di questo metodo. Si ha spesso a che fare con minori che dichiarano la maggiore età, per scarsa informazione o per paura di un respingimento nel paese di provenienza. Ma anche che il maggiore di età tenta di abbassarsi gli anni alla minore età. In questi casi l’associazione e le autorità sono orientate alla salvaguardia del minore o del presunto tale.

Una volta identificati si procede con la prassi, e quindi il collocamento di questi minori in comunità specializzate e monitorate dalle Autorità, ma anche dalle associazioni come Save the Children. In particolare in Puglia sono state identificate 38 alla data del Rapporto e 21 monitorate con questionari, telefonate e visite di approfondimento. Sembra che vi sia ancora molto da fare.

Il rintraccio di immigranti è spesso casuale, per strada, ma anche per mare a bordo di barche e di zattere. Nel 2010 fino ad agosto ecco i dati: 566 Uomini, 111 Donne, 158 minori non accompagnati, e 240 minori in famiglia. Altri dati sono tuttavia interessanti per comprendere la portata del problema. Nello stesso periodo in Puglia sono sbarcati 1075 persone di cui il 60% Afgani, poi Curdi, Siriani, Iracheni per il 23% ed Iraniani per il 10%. Ma vediamo in dettaglio i dati che interessano i 158 Minori non accompagnati: sono 93% di Afgani tra i 12 e i 17 anni. Se invece la fascia è tra i 15 e i 17 anni abbiamo una incidenza del 86%. L’anno precedente, secondo il Ministero dell’Interno i minori non accompagnati erano stati del 98 per tutto il 2009. E nel 2008 i minori accompagnati e non erano soltanto 40. Un fenomeno in ascesa rapidissima, tanto da far temere problemi come la tratta, lo sfruttamento, ecc. La stagionalità del dato è interessante e quasi scontato, nella rilevazione 2010 tra gennaio e agosto, quest’ultimo ha visto 91 arrivi di minori non accompagnati, quindi ben oltre la metà.

Toccante la storia di M. che compie un’avventura di oltre un anno per arrivare a Gallipoli dall’Afganistan a soli 16 anni al suo arrivo in Italia. Un viaggio di molte peripezie, prigionie, nascondimenti, e nuovi tentavi. M. ora è in Italia ed ha raccontato la sua storia ai consulenti di Save The Children. Ma quanti altri lo hanno fatto? Quanti invece non ce l’hanno fatta? Triste, molto triste. Bisognerebbe fare qualche cosa. Ma cosa? Certamente intanto, bisogna conoscere meglio il fenomeno.

Save the Children Italia Onlus

Dalla dispensa consegnata durante l’evento si fa riferimento al “Progetto Praesidium V”. Riportiamo un estratto.

PUGLIA
Al fine di avere un quadro di partenza delle strutture presenti sul territorio che ospitano minori stranieri non accompagnati, si è fatto riferimento a diversi elenchi, frutto di censimenti effettuati principalmente dal Sistema Informativo Sociale Regionale (SISR), dalle singole Prefetture, dai Servizi sociali, dai Tribunali per i minorenni nonché dalle informazioni avute da associazioni presenti sul territorio. Incrociando le varie informazioni ricavate si è giunti alla compilazione di un elenco di 38 comunità. Al 31 agosto le comunità con cui è stato completato il percorso di rilevazione descritto sono state 21, ubicate nelle province di Bari, Foggia, Lecce e Brindisi, e sono quelle che nel periodo oggetto di rilevazione hanno accolto la maggioranza dei minori giunti in Puglia. Con il resto delle comunità inizialmente individuate non è stato ancora portata a termine la seconda fase dell’indagine

La ‘novità’ degli sbarchi Afgani sulle coste pugliesi salentine, come Otranto ha colto impreparate le istituzioni che in un primo momento hanno utilizzato per le operazioni di identificazioni i parcheggi della Questura ed i Garage della Guardia di Finanza), spazi, ovviamente inadatti e senza servizi per una certa quantità di persone. Ma sulle richieste delle organizzazione del Progetto Praesedium le istituzione hanno risposto rapidamente ed è stato riaperto il Centro “Don Tonino Bello” di Otranto in sole due settimane. La struttura pur non avendo a disposizione ambienti separati per minori stranieri non accompagnati dispone di brande, bangi e docce. Qui in media le procedure di identificazione durano circa 10 ore,successivamente gli immigrati vengono inviati ai CARA ed ai CIE in base alla nazionalità.

Al rintraccio e identificazione agli immigrati è servito del latte, biscotti ed un pasto caldo (riso, pollo e patate) che viene consumato sul posto in piedi per mancanza di sedie. Tuttavia poter disporre di una struttura ha reso molto agevole le operazioni sia delle organizzazioni per l’accoglienza, anche al fine di una corretta informazione reciproca, utile a ben incanalare il migrante nei vari percorsi di accoglienza, e a capire come sia arrivato (singolo, in famiglia, con bambini, parenti, ecc.) . Dall’altro ha aiutato il migrante stesso mettendolo al riparo da intemperie e da altri pericoli presenti sul territorio o evitando che esso stesso diventi a sua volta pericoloso per la popolazione, nella ricerca di un lavoro, cibo, vestiti, ecc. Le operazioni di controllo e di sicurezza svolte dalle forze dell’ordine sono quindi più facili, riducendone anche i tempi per il fotosegnalamento svolto presso il Commissariato di Otranto.

Save the Children svolgendo le operazione dopo gli sbarchi, e soprattutto, sui minori ha anche evitato controlli a Raggi X del polso, da parte delle strutture sanitarie leccesi per l’accertamento dell’età. Si è quindi affermato che nel dubbio un diciannovenne possa essere ancora considerato e trattato come un minore.

Tuttavia qualche osservazione da Save the Children è stata sollevata. Non si accelerano le pratiche di minori prossimi alla maggiore età e il collocamento dei minori stranieri non accompagnati spesso viene fatto in base alla vicinanza delle strutture alla base di accoglienza e non in base ai posti effettivamente disponibili in altre strutture più distanti. Save the Children sembra chiedere anche un maggiore coinvolgimento delle procedure relative all’accompagnamento dei minori nelle altre strutture, compito che viene ora svolto esclusivamente dalle forze dell’ordine e senza il coinvolgimento della Prefettura o dei Servizi Sociali.

Infine vorrei riportare la storia di M. e del suo viaggio da Kabul a Gallipoli.

Antonio Conte

Da Kabul a Gallipoli, il viaggio di M.

Save the Children Italia Onlus
M. ha appena compiuto 15 anni quando parte dall’Afghanistan. A causa della guerra, ha dovuto lasciare il suo Paese, i suoi genitori e sua sorella per trasferirsi con suo fratello minore di 13 anni in Pakistan dove per molto tempo hanno vissuto a casa degli zii. Con amarezza racconta che questi non gli volevano bene e che per tutto il tempo lo hanno trattato male. Per questo decide di ritornare in Afghanistan con suo fratello dove però non ritrova né la sua famiglia, né la sua casa, ormai distrutta dalla guerra. Va ad abitare dal fratello di suo padre ma ha già maturato la decisione di partire lasciando suo fratello in Afghanistan (come garanzia del futuro pagamento), con l’intenzione poi di farsi raggiungere in Europa. Il viaggio è lungo e difficile: M. parte in macchina dall’Iran, dove ha dei parenti, verso la Turchia; attraversa le montagne a piedi. Cammina di notte, insieme ad altri migranti, il giorno accendono un fuoco per riscaldarsi. Per dissetarsi mangiano la neve. Poi chiuso dentro un camion attraversa la Turchia ma viene scoperto vicino alla frontiera greca e portato in un carcere perché senza passaporto. Rimane più di un mese in questo luogo che lui chiama carcere e dove ci sono più di cento persone tra ragazzini come lui e uomini afghani, iraniani e iracheni. Quando viene liberato i poliziotti lo mettono su un autobus e lo rimandano ad Istanbul dove rimane nascosto per settimane in una casa sottoterra prima di ritentare la sorte. M. sogna l’Europa, la Germania, ed in Grecia prova ad arrivarci su un piccolo gommone insieme ad una famiglia hazara come lui con due bambini, ad una giovane coppia di curdi e a due ragazzini come lui afghani, pure loro hazara, che ha conosciuto “sottoterra”. I militari greci li fermano in mare e li portano in un campo dove per fortuna lui ed altri afghani rimangono solo 3 giorni. Dall’isola dove si trova il campo prende un traghetto per Atene insieme alla famiglia che ha fatto il viaggio con lui in mare. Continuerà il resto del viaggio insieme a loro fino a Patrasso e poi in “Yacht” fino a Gallipoli in tempo per festeggiare in comunità il suo sedicesimo compleanno.



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