E’ il risultato del pugno di ferro praticato dall’esercito e dalla polizia locale nigeriana in seguito all’entrata in vigore,a partire dal maggio scorso, dello stato d’emergenza decretato per le regioni nord-orientali di Borno, Yobe e Adamawa.
La caccia all’uomo riguarda i fondamentalisti islamici del movimento armato di Boko Haram, autori di numerosi efferati delitti negli ultimi mesi.
L’Acnur/Unhcr denuncia una fuga di almeno 8 mila persone, povera gente, terrorizzata dalla repressione dei militari.
La destinazione di quest’ennesimo esodo di disperati è il Niger vicino. In particolare si suppone che essi scelgano di fermarsi, probabilmente, a Baga, una cittadina nei pressi del lago Ciad.
La stessa cittadina che, in aprile, è stata teatro della strage di almeno 200 persone e proprio ad opera dei militanti di Boko Haram.
Considerata l’ambiguità della situazione politica nigeriana, di cui si è più volte detto, non sono poche le responsabilità anche dello stesso esercito nigeriano, il quale, dal canto suo, soffia, a modo suo ,sul fuoco del malcontento, per accrescere la destabilizzazione politica del Paese e favorire un cambio della guardia, a breve, a capo della presidenza della Confederazione nigeriana.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)