La Sicilia, dopo il voto di ieri sera, è la prima regione italiana a legiferare nel rispetto della volontà Popolare espressa con i Referendum sull’Acqua Pubblica del 2011.
L’Assemblea Regionale Siciliana ieri sera ha infatti approvato il ddl 455 “Disciplina in materia di risorse idriche”. Sala d’Ercole ha dunque dato parere favorevole all’intero articolato della riforma che prevede nove Ambiti territoriali ottimali (Ato) che potranno assegnare la gestione del servizio a una società pubblica, mista o anche ai privati in caso di offerta vantaggiosa.
La legge sul sistema idrico, che era pendente dal dicembre 2012 e ha subito un’accelerazione agostana nel quadro del rilancio delle riforme ritenute essenziali per la vita del governo Crocetta, ha avuto il voto favorevole di 49 dei 57 deputati presenti in aula. Otto si sono astenuti, nessun contrario. L’esame dell’articolato del ddl sull’acqua era stato completato nel pomeriggio, con l’esame delle ultime norme dopo che nell’ultima seduta, mercoledi’ scorso, erano state approvate le disposizioni chiave del provvedimento, che suddivide la Sicilia in 9 Ambiti territoriali idrici.
La riforma dell’acqua contiene anche alcune norme di “solidarietà” come la garanzia di un quantitativo “minimo vitale” di 50 litri al giorno per i cittadini morosi e un fondo di sostegno per il pagamento delle bollette delle famiglie meno abbienti. L’acqua che non può essere utilizzata per fini alimentari avrà una tariffa scontata del 50%, come prevede un emendamento del governo Crocetta, votato dall’aula. Per quanto riguarda la gestione, la riforma tende a incentivare l’affidamento al gestore pubblico: innanzitutto è la stessa assemblea dell’Ato a scegliere il proprio modello gestionale, che comunque va individuato attraverso procedure di evidenza pubblica. In secondo luogo il ricorso a privati è possibile solo nel caso si dimostri più conveniente rispetto a quello pubblico. Scompaiono poi, rispetto al passato, le convenzioni pluridecennali: ogni affidamento potrà durare un periodo non superiore a nove anni. In caso di interruzione del servizio per più di quattro giorni ad almeno il 2% del bacino, il gestore privato andrà incontro a una maxi-sanzione compresa fra i 100 e i 300 mila euro per ogni giorno di interruzione, e alla possibilità di risoluzione del contratto. La riforma garantisce gli attuali livelli occupazionali.
PANEPINTO (Pd) “Dal 2006 lavoro, insieme con associazioni, cittadini, amministratori, movimenti referendari e forze sociali, per raggiungere questo obiettivo: con la legge sulla ripubblicizzazione dell’acqua la Sicilia fa valere con dignita’ la propria autonomia legislativa”. Lo dice Giovanni Panepinto, deputato regionale del Pd e promotore della legge sulla riforma del servizio idrico in Sicilia, approvata dall’Ars. “Abbiamo approvato una riforma vera – aggiunge – che mette al centro i concreti interessi dei siciliani. Ringrazio i tanti che hanno creduto in questo percorso e che hanno contribuito a sostenere questa riforma, dentro e fuori il Parlamento”.
MUSUMECI “Era partito elefante ed è arrivato topolino. Il disegno di legge sull’acqua in Sicilia, annunciato all’inizio come “rivoluzionario e di grande svolta”, è giunto al voto privo di coerenza, appesantito, aperto alla gestione privata. Sostanzialmente, non è cambiato nulla rispetto al passato. Il populismo e la demagogia hanno dovuto cedere il passo al realismo. Temo che l’Ars, con la astensione del mio gruppo e di Forza Italia, abbia alimentato ancora una volta una illusione al popolo siciliano. Il problema acqua, anche dopo il varo di questa legge, sulla quale grava il pericolo concreto di incostituzionalità, rimane nella sua interezza. A pagare continuerà ad essere il cittadino-utente”. Lo ha detto l’esponente dell’opposizione, Nello Musumeci, a margine del voto di ier sera dell’Ars sul ddl sulla disciplina in materia di servizio idrico integrato.
LA ROCCA RUVOLO (Udc) “L’approvazione del fondo di solidarietà volto a garantire il diritto all’acqua anche ai più disagiati è sicuramente il primo grande risultato, garantirà a molte famiglie siciliane che vivono una situazione economica drammatica, il non distacco in caso di morosità. Quello di oggi è sicuramente un punto di arrivo fondamentale storico per la gestione dell’acqua nella nostra regione. Si consentirà, in via transitoria, ai comuni che hanno affidato il servizio al gestore privato, di coordinare in modo diretto il servizio, con altri comuni. Si da al presidente della regione il compito di valutare i presupposti per l’eventuale esercizio del diritto di recesso della convenzione con Siciliacque S.p.a. e la revisione della stessa al fine di allinearla ai principi generali dell’ordinamento giuridico statale e comunitario. Inoltre, l’erogazione giornaliera minima di 50 litri a persona come minimo vitale per l’alimentazione e l’igiene andava salvaguardato. In questa maniera a tutti i siciliani è stato garantito un diritto inviolabile che mette fine al business che era diventata l’acqua pubblica”. Così la deputata regionale dell’Udc Margherita La Rocca Ruvolo, sul testo di riforma del servizio idrico in Sicilia.
TRIZZINO (M5S): “Una legge non eccezionale, che i partiti hanno provato a rovinare. Il nostro apporto ha contribuito a migliorarla nettamente e a introdurre principi positivi in direzione dell’acqua pubblica, per la quale ci spendiamo da sempre”. E’ arrivato, anche se con qualche qualche perplessità, il “sì” del Movimento 5 stelle alla legge sull’acqua pubblica, licenziata in tarda serata dall’Ars. ”Abbiamo dato un grosso contributo – afferma il presidente della commissione Ambiente, Giampiero Trizzino – a migliorare una legge che senza il nostro apporto rischiava di essere pessima. Anche se non nascondiamo che tantissime cose potevano andare meglio, possiamo dire di avere messo centrato numerosi obiettivi. Le principali conquiste per i cittadini sono la tariffa unica e i 50 litri gratuiti. Positiva anche la riduzione in bolletta per i meno abbienti, anche se noi puntavamo ad estendere il beneficio alla portata di tutti”. Nettamente positiva per Trizzino è anche la previsione di salatissime sanzioni per eventuali distacchi dell’erogazione agli utenti.
VINCENZO LOTA’ (Sindaco di Menfi): “Questo risultato sancisce la vittoria di una lunga e convinta battaglia che le Amministrazioni di Menfi, nel tempo, di concerto con le altre della Provincia di Agrigento, hanno voluto condurre per rispettare la volontà referendaria e per poter erogare un servizio migliore e più efficiente alle comunità locali”.
Il Parlamento siciliano, approvando questa legge, ha difatti rispettato la volontà popolare espressa a larghissima maggioranza quattro anni fa con il referendum nazionale del 2011. Un vero e proprio plebiscito, oltre che in tutta Italia, si era manifestato anche nella Città di Menfi. In quell’occasione, infatti, si sono sfiorate cifre da record: alle urne si era recato il 72,6% di menfitani ed il 99% di loro aveva detto sì al referendum.
L’approvazione del ddl 455 quindi segna la grande vittoria dei cittadini che, in particolare a Menfi, hanno sempre chiesto a gran voce che la gestione del servizio idrico fosse in mano “pubblica”.
La Sicilia, in controtendenza rispetto al resto d’Italia e in totale disaccordo col governo Renzi e del suo “Sblocca Italia”, è stata quindi la prima regione italiana ad applicare il dettato del referendum del 2011.
Certo, il governo può sempre impugnare la legge regionale sull’acqua ma potrebbe rischiare, con un eventuale parere negativo della Corte Costituzionale, di subire una clamorosa sconfitta politica che scatenerebbe effetti a catena nel resto d’Italia.
Approfondimenti:
- “Disciplina in materia di risorse idriche” -> Fascicolo del testo e degli emendamenti Ddl nn. 455-125-102-106-158/A
- VIDEO TG3 del 26/11/2009 – Il parroco con la pistola (ad acqua): Padre Saverio, della parrocchia di Menfi, in provincia di Agrigento, si è armato di una pistola ad acqua per protestare contro il provvedimento che consente ai privati di entrare nella gestione dell’acqua Servizio.