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DDL DI INIZIATIVA POPOLARE PROSEGUA PERCORSO PARLAMENTARE SEPARATO”
I promotori del disegno di legge d’iniziativa popolare per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua in Sicilia non ci stanno. E, dopo la giravolta del Governo di Rosario Crocetta che, dopo aver appoggiato, in campagna elettorale, la gestione pubblica dell’acqua, si è convertito alla gestione privata, passano all’attacco. Lo fanno con un comunicato dai toni molto duri, non risparmiando critiche al presidente della Regione.
A due anni esatti dal referendum popolare che ha sancito la volontà dei siciliani di avere una gestione pubblica delle risorse idriche la IV Commissione Ambiente e Territorio dell’Ars ha ‘accantonato’ secondo prassi parlamentare il testo di legge di Iniziativa Popolare e Consiliare, assumendo come testo base il disegno di legge del Governo, che azzera sei anni di mobilitazioni a favore della gestione pubblica delle risorse idriche.
Nella seduta del 26 giugno abbiamo chiesto che il disegno di legge di Iniziativa Popolare e Consiliare non venga incardinato a quello del Governo ma che prosegua il proprio percorso parlamentare come previsto dalla legge 1/04”.
Il testo presentato dal Governo regionale di Rosario Crocetta elude in modo pilatesco l’indicazione politica dei referendum del 2011 con cui la maggioranza dei siciliani si espresse con il 97,9 % a favore dell’Acqua pubblica. Cosa ancor più grave, ignora la portata democratica della grande e continuativa mobilitazione popolare e degli enti locali che ha portato alla stesura del testo di legge di iniziativa Popolare e dei Consigli Comunali presentato già nel 2010, accompagnato dalla deliberazione di 135 Consigli Comunali e del Consiglio Provinciale di Messina, e da 35.000 firme dei cittadini, con il quale si disegnava una riforma complessiva ed organica del ciclo delle acque attraverso l’istituzione dell’autorità di bacino, nel rispetto della normativa comunitaria.
In sintesi il disegno di legge Crocetta non prevede la ripubblicizzazione, ma mantiene le tre forme di gestione già previste dalla legge Galli (misto, privato, pubblico) ed il sovrambito privatizzato al 75% ed in mano alla multinazionale francese Veolia. Non tiene conto dell’art. 14 dello Statuto della Regione che ha rango costituzionale e che assegna “competenza esclusiva in materia di Acque Pubbliche”.
Non sono previsti gli strumenti di partecipazione e controllo sugli atti fondamentali di pianificazione, programmazione e gestione, che assicurerebbero un governo democratico del settore nel rispetto della Convenzione ‘Aarhus’ in materia di accesso, partecipazione, informazione e in materia di giustizia ambientale.
In questi anni ci siamo confrontati sia con il Governo Cuffaro che con quello Lombardo che condividevano una contrarietà ‘ideologica’ alla gestione pubblica dell’Acqua. Ciò che troviamo stridente è il fatto che malgrado il Presidente Crocetta abbia centrato la sua campagna elettorale anche sulla ripubblicizzazione, nel testo presentato non si trovi alcuna indicazione che vada in questo senso, e che il confronto più volte richiesto dai promotori della legge, ha avuto luogo solo dopo la presentazione del testo del Governo.
Dott. BOTTA Michele, firmatario del disegno di legge n. 158
Sig.a LETO Antonietta, Sig. LA MONICA Teodoro, Sig. LA ROSA Alfio, comitato promotore legge acqua pubblica
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