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L’Acquedotto Alessandrino, un magnifico percorso nella storia di Roma e di Centocelle

Da Labottegadelgusto @DOLdigusto

Acquedotto_AlessandrinoNavigando sulle acque degli storici acquedotti di Centocelle abbiamo trovato questo articolo. Perché Centocelle – casa e quartiere di DOL – va vissuta e conosciuta! Quindi una volta tanto Centocelle storica non sarà una foto ma un po’ di racconti degli ultimi secoli. Buona lettura!

Gli acquedotti romani rappresentano tutt’oggi mirabili esempi architettonici, costruzioni che testimoniano la magnificenza di un impero grandioso. Le opere di trasporto dell’acqua realizzate dai romani furono di tale portata da rimanere impresse nelle scritture dei più grandi letterati della storia, da Dionigi di Alicarnasso a Plinio il Vecchio.

L’acquedotto Alessandrino fu l’undicesimo (ed ultimo) della storia romana e fu realizzato nel 226 d.C. per volere di Alessandro Severo, imperatore che regnò tra il 222 ed il 235 d.C. L’Aqua Alexandrina doveva approvvigionare le precedenti terme di Nerone, situate nell’area di Campo Marzio nei pressi del Pantheon (più o meno dove si trova attualmente Palazzo Madama). Prima di arrivare alle terme di Nerone, l’acquedotto Alessandrino percorreva un tragitto di circa 22 km, con una portata d’acqua giornaliera pari a 250 litri al secondo. L’opera di ristrutturazione radicale realizzata in quel periodo dall’imperatore per le terme, fece si che queste venissero da allora denominate terme Alessandrine (Thermae Alexandrinae).

In epoca rinascimentale, nell’area delle terme furono edificate molte opere architettoniche tra cui diversi palazzi (Madama, Giustiniani e Patrizi) e la Chiesa di San Luigi dei Francesi, facendo si che gli esigui resti ancora sopravvissuti al Medioevo scomparissero del tutto.

Nella costruzione dei nuovi acquedotti, i romani sfruttavano l’esperienza delle opere precedenti, motivo per cui per l’acquedotto Alessandrino vennero utilizzate tecniche innovatrici per le arcate, completamente realizzate in laterizio, un materiale leggero ed al tempo stesso resistente. In tal modo, fu possibile seguire un percorso più rettilineo rispetto agli acquedotti preesistenti, riuscendo a tagliare le valli con una incredibile alternanza di gallerie e viadotti. L’apertura degli archi era costante e pari a 355 centimetri (12 piedi), tranne nella valle della Marranella, dove l’apertura si riduce a 311 centimetri (circa 10.5 piedi). I piloni degli archi erano quadrati, con lato di 237 centimetri (circa 8 piedi).
I tratti sotterranei dell’acquedotto erano cunicoli di dimensioni ridotte, costruiti appositamente per oltrepassare agevolmente le alture.

Le acque provenivano da una serie di falde acquifere situate in zona “Pantano Borghese” (una volta “Pantano de Griffi”), località situata sulla via Prenestina antica, circa 3 km a nord di Colonna e fatta prosciugare da Papa Sistro V nel 1585. Il percorso delle acque prosegue piuttosto diritto verso il centro di Roma, seguendo una direzione est-ovest e riaffiorando nella borgata Torre Angela, anche detta per questo motivo “Borgata Arcacci”, nei pressi dei “Magazzini del Popolo”.

Il Grande Raccordo Anulare taglia in due l’acquedotto, rendendone visibile lo speco protetto da una grata. Nei pressi del Parco di Torre Maura emerge di nuovo davanti alla chiesa parrocchiale per poi scomparire nuovamente e riemerge, perfettamente allineato verso ovest, nelle immediate adiacenze del Parco Alessandrino, all’interno del quale è stata costruita nel 2006 dall’architetto Meier la parrocchia di Tor Tre Teste.

Il tratto più imponente e maestoso dell’acquedotto è visibile nel quartiere Centocelle, nei pressi di via degli Olmi e via dei Pioppi, dove raggiunge un’altezza di circa 25 metri. In questo tratto, 50 arcate sovrastano viale Palmiro Togliatti ed è ben visibile una torre medioevale di difesa che ne testimonia l’utilizzo almeno fino al Medioevo. L’ultimo tratto visibile è quello alla fine di via Tor Pignattara, dove la struttura scavalca il fosso dell’acqua Bullicante (o della Maranella).

Le principali opere di restauro vennero realizzate in epoca imperiale sotto Diocleziano (tra III e IV secolo, successivamente tra V e VI secolo ed infine sotto Papa Adriano I alla fine dell’VIII secolo d.C.

Negli anni recenti, il Comune di Roma ha avviato un progetto di riqualificazione dell’area urbana relativa ai quartieri attraversati dall’acquedotto (Tor Tre Teste, Alessandrino e Quarticciolo), realizzando lungo il percorso un itinerario naturalistico e storico volto a valorizzare l’estrema periferia orientale della capitale. In particolare, gli interventi riguardano la creazione di piste ciclabili ed aree verdi, oltre che il restauro ed una nuova illuminazione della parte archeologica.

[Articolo Fabrizio Bernini, EZ Rome Licenza CC 2.5]



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