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L’adoratrice di idoli

Creato il 11 maggio 2011 da Vivianascarinci

La poesia è meno di tutto letteratura;
è il modo di vivere e di morire, è una
cosa molto seria, con essa non si scherza,
poiché sa anche uccidere, come ha ucciso
Lermontov, Cvetaeva e tanti altri. Arsenij Tarkovskij

Il 12 agosto 1932 in una lettera Marina Cvetaeva scrive “il sogno, questa sono io in piena libertà (inevitabilità) è quell’aria che mi serve per respirare, è il mio tempo, è la mia ora del giorno, è la mia stagione dell’anno, là sono io. Il resto è la casualità”. Nel sogno l’evitabilità non solca gli accaduti, ci può essere l’angoscia del rischio onirico di un panorama disinibito o neanche quello, può esserci quel panorama che è un’ora cruda, una stagione , un giorno solo, il tuo. Mi viene in mente che Benjamin Péret scrivendo di Tanguy lo paragonò a un’ora del giorno, quella tra le quattro e le cinque del mattino, un’alba buia fresca e precoce. L’ora di Mariana doveva essere fonda invece e lontana dall’alba, l’ora bolsa che affoga la coscienza nella fatalità, presente solamente a sé, e il resto , il giorno che ne segue, una resa casuale, dormire e sognare soltanto, sono un recesso abitato in cui nessuna madre salva il figlio dall’incubo, nessun figlio salva la madre.

Insonnia
di Marina Cvetaeva

Ha cinto i miei occhi
con un cerchio d’ombra,
l’insonnia.
Gli occhi miei ha intrecciato
l’insonnia
con una corona d’ombra.

Vedi? Di notte
gli idoli non li devi pregare!
Il tuo segreto l’ho svelato,
adoratrice di idoli.

Non basta, a te, il giorno
La fiamma del sole!

Un paio di miei anelli
porta, pallida in viso!
L’hai invocata e richiamata
quella corona d’ombra.

Non ti bastava chiamare me?
Non ti bastava con me dormire?

A dormire andrai
così leggera in volto.
La gente a te si inchinerà.
Per te, io insonnia,
reciterò:

dormi, placata,
dormi, onorata,
dormi, incoronata,
donna

Perché tu dorma più facilmente,
canterò per te.

A tanti abbiamo scritto lettere,
a tanti abbiamo giurato …
Dormi, ora.

Ormai si sono separate
le inseparabili.
Le mani hanno lasciato cadere
le tue manine.
Finite sono le tue pene ormai,
martire cara.

Il sonno è sacro,
dormono tutti,
tolta è la corona.

8 aprile 1916

°

Chi dorme nella notte? Nessuno Dorme!
Il bimbo strilla nella culla sua,
seduto il vecchio resta sulla sua morte,
chi è giovane parla con l’amata sua,
respira nelle labbra sue, guarda dentro i suoi occhi.

Se ti addormenti, qui ti risveglierai?
Avremo tempo, avremo tempo, di dormire!

Ma il guardiano dalla vista acuta
di casa in casa passa,
con la rosea lanterna;
sul cuscino giunge
forse il rumore
del suo
rabbioso mazzuolo.

Suvvia, non dormire, accetta con le buone!
Oppure: il sonno eterno,
Oppure: l’eterna casa

12 dicembre 1916


Filed under: dal vivo, Poeti Tagged: arsenij trakovskij, insonnia, Marina Cvetaeva, poesia, sonno, Viviana Scarinci

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