SEMBIANZE DI PRIMAVERA
Leggo nel polline
sembianze di primavera,
il fremito di un verde
che si rigenera
nei riflessi del sole.
Nasce per calore
la luce che s’abbandona tra i petali
fino in fondo alle caviglie
dell’erba nuova.
Avverto la voce del cielo
che versa bagliori
come carezze inattese
e nelle cellule
di una terra che muta
vivo il colore
e la scintilla del tempo.
M’avvolge la pelle
di una natura in movimento,
il fogliame
che respira e sospira
l’odore acceso delle stagioni,
così di fronte agli amori
caldi di linfe e zolle
m’inchino.
Michela Zanarella
<<Leggere>>, <<avvertire>>, <<avvolgere>> verbi dal significato intenso, dall’ermeneutica chiara facilmente individuabile. Sono espressione complessa e variegata di sensazioni, spesso forti, spesso piacevoli, anche dolorose ma che possono sempre essere vissute fino in fondo. Sono oggetto, modo del comunicare all’esterno ciò che l’interiorità riesce a percepire per mezzo del cuore con le emozioni; per mezzo dell’anima con l’immaginazione; per mezzo della mente con la forza raziocinante dei pensieri. Nel componimento poetico SEMBIANZE DI PRIMAVERA di Michela Zanarella questi tre verbi: leggere, avvertire, avvolgere sono usati al presente e in prima persona; rispettivamente all’inizio, al centro e alla fine della poesia, segno forse di una simbiosi naturale e partecipata; di un fluire e di un esser vivi che porta alla fusione con tutto quel che vi è intorno e che circonda: “il fremito di un verde / che si rigenera nei riflessi del sole”, “la voce del cielo / che versa bagliori / come carezze inattese”, “l’odore acceso delle stagioni”; in poche parole: con le cose tutte del mondo, di un mondo sfaccettato e pennellato di bellezza, di un universo che pulsa, vive, muore e si rigenera, che a volte può rivelarsi terribile e distruttivo ma che comunque non cessa per questo di ispirare e di farsi godere in tutta la sua grandezza e il suo stupefacente incanto. Sembianze di primavera in assonanze quasi silenziose, avvertibili appena in un respirare e sospirare che da come voce alla linfa, alle zolle, alle cellule, ai riflessi del sole e ai petali dei fiori e all’erba nuova che avanza, metafora di caviglie umane in movimento verso un’inavvertibile ma reale metamorfosi. Poesia dal linguaggio immediato e toccante; un raccontare la terra nei suoi colori, nei suoi riflessi, nell’alternarsi dei suoi cicli senza tempo; un saper creare l’affabulazione certa, sicura che nasce ed è prodotta dal poetare.Francesca Rita Rombolà