Lo scontro tra le due fazioni rivali dei Mods e dei Rockers ci ha lasciato in eredità una tradizione culturale, musicale e motoristica tra le più affascinanti al mondo che difficilmente verrà dimenticata anche dalle generazioni future.
Il rullare sordo dei tamburi, accompagnato dai pifferi, preannuncia l’arrivo degli armati in marcia poco prima della scontro. Si tratta di un cliché delle battaglie campali e anche dell’introduzione – il primo minuto e dieci secondi – di The Battle of Epping Forest dei Genesis. Un allestimento musicale che per i toni epici, e per il sapore medievale, potrebbe rimandare alla famosa Battaglia di Hastings (1066). Ma a ben leggere tra le righe del testo (e per quanto è comunque già detto chiaramente nelle note di copertina dell’album Selling England By The Pound), ci si rende conto che il riferimento storico è a fatti ben più recenti, probabilmente di poco anteriori l’uscita del disco stesso nel 1973. Peter Gabriel si fa bardo di uno scontro tra due gang rivali nella zona est di Londra. Pur accettando come probabile il fatto che questo scontro si sia realmente verificato – anche perchè tanti di simili ne avvenivano in quegli anni per i motivi che chiarirò tra poco – senza dubbio non sarà stato del tutto ininfluente il ricordo di ciò che era accaduto nel 1964, con il forse troppo altisonante nome di “Seconda Battaglia di Hastings”.
Si trattava del culmine di un periodo lunghissimo di scontri tra le due fazioni rivali dei Mods e dei Rockers. I primi (i Modernisti) di tendenza progressista, i secondi (ascoltatori di Rock ‘n’ Roll americano) dichiaratamente reazionari. La seconda Hastings non metteva in palio la Terra d’Albione, malgrado l’epos dei Genesis, ma qualcosa d’importante la si doveva comunque conquistare, cioè la predominanza culturale. La cosa fu presa parecchio sul serio, e non è il caso di minimizzare sin da principio. Migliaia di persone si scontrarono nelle maniere più cruente, in un crescendo di violenza sociale, quotidiana, che non fu trascurata dai più attenti osservatori culturali. Si pensi ad Arancia Meccanica del maestro Kubrick. E dal punto di vista musicale, almeno sino alla prima metà degli anni ’70, la divisione tra Mods e Rockers era ancora in qualche modo sentita.
Se i rockers restavano ancorati al modello americano (Elvis e Gene Vincent su tutti), ci si deve sbilanciare a dire che i migliori Beatles furono quelli che superarono quelle posizioni, divenendo la band che più di ogni altra influenzò le mod bands. Gli Who ad esempio, dapprima con l’inno My Generation e poi in maniera eclatante con la colonna sonora dello storico film Quadrophenia (1979), ormai su un piano quasi revivalistico. E solo a scopo nozionistico voglio ricordare i magnifici Small Faces.
Come dicevo, gli scontri erano così sentiti da lasciar sì che i propri attori si persuadessero di partecipare a vere e proprie battaglie. E i giornalisti cavalcavano l’onda dando enfasi da epopea agli eventi. Se poi si aggiunge che uno come Peter Gabriel – senz’altro un mod – era anche un appassionato lettore di Tolkien, il gioco è fatto. Era una guerra di pensiero, ma anche di stile: i Rockers vestivano in pelle e cuoio, i Mods abiti sartoriali italiani; quelli andavano in motocicletta, gli altri in lambretta o vespa, e così via. Dal punto di vista più strettamente musicale, una delle band che riuscì a far digerire meglio la superazione di questa assurda separazione, fu proprio una di quelle più rappresentative del movimento Mod, i Rolling Stones. Band che dagli anni ’70 in poi innestò dosi massicce di rock ‘n’ roll nel proprio beat primordiale. Così si concludeva un’epoca, poi ci sarebbe stata la stagione revivalista (La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa, diceva un mod ante litteram). Personalmente non saprei dire chi l’ha avuta vinta sull’altro. Forse i Mods, probabilmente perché mi stanno più simpatici. Tuttavia, quei Rockers avevano proprio delle gran belle motociclette!
Oggi la brillantina e le giacche in pelle nera non vanno più di moda, gli ascoltatori di Elvis non sono moltissimi, ma se è vero che musicalmente i Mod hanno avuto la meglio nella storia, è nella motocicletta che ancora sopravvive l’anima dei Rockers, simbolo moderno dell’ormai famosissimo stile “cafè racer. Senza nulla togliere al fascino della lambretta o della vespa -siamo onesti – la moto è sempre la moto… ancora meglio e più figa se customizzata!
Siamo nella seconda metà degli anni 50, nell’Ace Cafè di Londra (punto di ristoro nato per i trasportatori nel 1938), si riuniscono bande di ragazzacci impomatati (i Rockers) che – sulla filosofia del film “il selvaggio” del ’53 di Benedek, con Brando, armati di brillantina, giacche di pelle nera e … motociclette elaborate – davano vita a delle furibonde gare clandestine attorno ai vicoli del locale. Ganzo non era vincere di per sé, ma era vincere con una moto “cocktail”, elaborata di sana pianta nella propria cantina, smontata e rimontata, ibridata con quelli che erano le componenti principali delle maggiori marche motociclistiche britanniche del periodo : Triumph, Norton e BSA. Ed ecco che nascevano bolidi dai nomi strampalati ma che oggi ancora riecheggiano nella storia e suscitano brividi nostalgici a chi ha vissuto quegli anni di grande evoluzione e cambiamento tecnico per le moto di serie … signori e signore ecco a voi le NorBSA, Norvin, TriBSA e la magnifica TRITON, “ the best engine in the best frame”, la quale consisteva nel motore 650cc della Triumph Bonneville T120R inserito nel telaio Norton.
Ben presto il fenomeno dell’elaborazione della motocicletta divenne una vera e propria arte, e a cavallo tra i fine anni ‘50 e gli inizi anni ‘60 si cominciarono a sviluppare quelle evoluzioni ciclistiche che hanno sancito il passaggio all’epoca moderna; i fratelli McCandless costruirono un nuovo telaio per le Norton Manx, un doppia culla continua in tubi Reynolds 531 saldato integralmente con il cannotto di sterzo, stiamo parlando del famosissimo “Featherbed”. In seguito anche Dave Degens del Dresda Autos costruì un telaio simile al “letto di piume” ma con tubi di diametro inferiore.
Insomma era il periodo in cui nascevano moto, ognuna rispecchiante la personalità del proprio centauro, con potenze sui 50 – 60 CV, dalla massa di 120 – 150 kg, sulle quali questi giovani Rockers, dalla forte personalità scontenta e incazzata, rappresentavano una minaccia per la perbenista british society dell’epoca: “I giornali erano pieni di paurose storie sui giovani anti-sociali”. A questo punto della storia si percepisce che la lotta efferata con i Mod era solo la punta dell’iceberg, il problema sociale stava diventando una cosa seria agli inizi degli anni ’60, e se è vero che Dio vede e provvede, fu proprio un reverendo, William Shergold - centauro anch’egli – che, munito di Triumph e della grandissima voglia di rompere con tutti quegli antichi club giovanili dell’high society, un giorno del 1962 inforca la circolare Nord e si reca all’Ace Cafè e comincia a distribuire volantini della sua chiesa e a invitare i “duri” con i berretti di cuoio e gli stivali neri a passare il sabato sera alla Eton Mission. Il “59Club” fondato per i giovani perbenisti dell’epoca dal reverendo John Oates, diventa il primo Club della storia dei cafè racers.
In breve tempo la sala parrocchiale di St Mary a Eton, la sede del club che offriva juke-box, macchinetta del caffè e tavoli da ping-pong, superò i 4.000 frequentatori. La vera attrazione locale erano le messe celebrate dal reverendo Shergold, chiamato dai devoti Rocker ”padre Bill” o “Farv”. Dal pulpito li benediva insieme alle loro motociclette, parcheggiate nei corridoi lasciati liberi dalle panche, all’interno della chiesa. Man a mano, con i suoi sermoni, sostituì la filosofia del selvaggio con i valori degli “antichi cavalieri” e invitò i giovani Rockers ad appropriarsi dei loro ideali di coraggio, gentilezza e cavalleria.
Padre Bill nel ’69 fonda un nuovo club, il “69” per commemorare i 10 anni di vita del “59Club”. Nel 2009, a 89 anni, si spegne. Pochi giorni prima di morire, il nuovo parroco di St Bartholomew’s, padre Colin Johnson, gli aveva annunciato che avrebbe celebrato una messa per i 40 anni del “69″. Padre Bill si raccomanda: “Portate in chiesa più moto che potete”. Grazie a lui è nato uno dei gruppi motociclistici più belli e affascinati di sempre, quello di coloro che della perfezione motoristica se ne fregano, delle moto cromate, stilisticamente non perfette, ma di carattere, che smarmittano, strombettano, rombano e scalpitano, che hanno una propria vita, un proprio carattere … le cafè racer!
Gaetano Celestre e Salvatore Gambuzza (Bandit)