L’AFFOSSAMENTO DELL’EUROPA Il cosiddetto pareggio di Bilancio è un punto controverso di Tsiprtas ed al tempo stesso un pesante fardello del debito contratto con la Troika (Commissione europea, Bce e Fmi) che costringe la Grecia a tagliare la spesa per pagare gli interessi, di conseguenza l’obbiettivo principale diventa cancellare almeno una parte di debito pubblico greco, ovvero un altro default concordato. Ed ecco ergersi i difensori di questa dissennata politica cui è costretta la Grecia; Il primo tra tutti è Stefano Rodotà, il costituzionalista che si batte contro l’austerità ed uno dei principali sponsor di Tsiprtas in Italia ma è anche il più fiero oppositore del pareggio di bilancio contro cui aveva già proposto una legge di iniziativa popolare ed un referendum abrogativo che non ha raccolto le firme necessarie. Una politica monetaria centralizzata a livello europeo con politiche fiscali delegate agli stati nazionali è quanto di più scioccante si possa realizzare in una unione europea che risulta tale soltanto sulla carta perché è incapace di rispondere alle spinte dei paesi che vogliono uscire dalla crisi. A ciò si aggiunge il problema del debito sovrano dei paesi europei ed in particolare quello greco che va verso una seconda ristrutturazione, con annessi e connessi riguardo al fatto che creditori ufficiali possono diventare gli stati europei la Bce ed il Fmi. Le reazioni politiche ed economiche ad una trattativa simile sono imprevedibili; gli stessi mercati temono l’incertezza a fronte delle elezioni greche del 25 gennaio ’15, e della probabile vittoria di Alexis Tsipras; la ristrutturazione del debito greco, ancora ipotetico, genererebbe perdite per le finanze tedesche con evidenti dissapori tra la Germania ed i paesi periferici. Il 2014 doveva essere l’anno della ripresa della fine della crisi del debito che ha indebolito l’Ue, nel mentre l’inflazione è crollata attorno ad un allarmante zero per cento facendo crescere i dubbi sulla sostenibilità dello stesso debito. Le speranze legate ad un programma di acquisto di bond da parte della Banca Centrale Europea ha contribuito ad abbassare i costi dell’indebitamento in molte nazioni europee, anche se l’euro è sceso ai suoi livelli più bassi rispetto al dollaro. Oggi l’Ue è più fragile di quanto era qualche anno fa per una serie di ragioni internazionali. Per una decelerazione della crescita in Cina e degli altri mercati emergenti, per una minore liquidità a causa della fine del programma di Quantative easing della Federal reserve. Per la “crisi ucraina”, a seguito delle sanzioni imposte alla Russia e con le sue conseguenze in particolare sull’economia tedesca. Mario Draghi riscuote, in controtendenza alla Federal reserve, un parere positivo dato dalla Corte di Giustizia del Lussemburgo che ha sostanzialmente promosso gli acquisti di titoli di stato sul mercato (Quantative easing) pur in presenza della decisa opposizione della Bundesbank. E come ha sottolineato Draghi in una intervista alla stampa tedesca, per fare risalire l’inflazione poco sotto il 2%, non esistono vie alternative. Semmai il vero problema è stabilire se la misura, tardiva, sia sufficiente a far ripartire il mercato, vittima di una brutale caduta di credito. GIANNI DUCHINI gennaio ‘15
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