“Penso che soffriamo non solo per via del razzismo e del sessismo, ma anche per l’ageism (discriminazione basata sull’età, ndr), quella per cui una volta che hai raggiunto una certa età non sei più autorizzato ad essere avventuroso, non sei più autorizzato ad essere sensuale, e credo che questa sia una stupidaggine. Molta gente dice di me ‘sarebbe così patetica se continuasse a fare le cose che fa anche tra dieci anni’, ma alla fine, chi se ne frega? E se le facessi? Voglio dire, c’è una regola per cui tu sei obbligato a ‘morire’ quando arrivi a quarant’anni? Fondamentalmente, questo è ciò che tutti vogliono dalla gente, e trovo che sia stupido.”
Questo è ciò che dichiarava Madonna, in un’intervista con Jonathan Ross, nel 1992 (all’età di trentaquattro anni). In seguito, le sue profezie si sono avverate: lei ha continuato a manifestare una forte sessualità nei suoi spettacoli, e sebbene i fan non abbiano fatto altro che aumentare, sono arrivate anche le critiche, sempre più aspre: “Ormai è troppo vecchia per queste cose”, “Avrebbe dovuto smettere anni fa, ed invece va ancora in giro a sculettare in body scosciati”, “Si sta solo rendendo ridicola”.
La sua reazione è stata l’indifferenza totale, e per questo non posso che inchinarmi.
Ad ogni modo, la discriminazione basata sull’età è un concetto talmente nuovo, per la società in cui viviamo, che il neologismo inglese ageism è ancora drammaticamente sconosciuto ai più; ma c’è qualcosa che rende questa discriminazione familiare, un po’ come quando entri in casa e senti un odore strano, nuovo ma conosciuto allo stesso tempo, e poi ti ricordi di non aver ancora buttato l’immondizia.
Esatto: l’ageism va a braccetto con il maschilismo.
Avete presente quando vi dicono che non dovete per forza seguire un sentiero già tracciato e che potete cambiare la vostra vita in ogni momento? Ecco, in realtà questo vale solo se siete degli uomini: la vita di una donna termina inesorabilmente a trentacinque anni.
Un uomo può sposarsi giovane, avere dei figli, divorziare, risposarsi, avere altri figli, divorziare di nuovo e sposare la sua segretaria venticinquenne, nel frattempo facendo carriera, licenziandosi, ricominciando a lavorare in un altro campo, viaggiando; e di lui si dirà che è stato un grand’uomo, che ha saputo vivere appieno il tempo che gli è stato concesso. Pensateci. Se a farlo fosse una donna? Guardiamo alla prima moglie del nostro uomo. Dopo il divorzio, si ritrova da sola a dover crescere due bambini. Non ha nessuna possibilità di fare carriera, a stento riesce a tenersi un lavoretto part-time facendo i salti mortali e spendendo metà dello stipendio in baby-sitter. Ha molte meno probabilità di risposarsi, perchè è luogo comune che nessun uomo vuole assumersi la responsabilità di crescere i “figli di un altro“. E se anche si risposasse? A quarant’anni, quarantacinque anni, mentre il suo ex marito, che ha la sua stessa età, sarebbe ancora considerato un uomo piacente, lei sarebbe una scarpa vecchia, inchiodata per sempre alla vita che, quasi per caso, si è ritrovata a vivere.
Di molti uomini si dice che invecchiando migliorano: i capelli brizzolati, le rughe intorno agli occhi, a volte perfino la pancetta sono fonte di fascino.
Le donne, superati i quaranta, sono da buttare. Nessuno dei sintomi dell’invecchiamento è considerato sexy: le rughe, la cellulite, le smagliature, le macchie sulla pelle sono difetti imperdonabili ed impossibili da apprezzare. Una donna, per essere bella secondo i canoni tradizionali, dev’essere giovane; non c’è storia.
Mentre un uomo può fare figli anche fino a cinquant’anni, e la società vi troverà ben poco da ridire, non sia mai che una donna sfrutti i vantaggi della medicina moderna per godersi la giovinezza un po’ più a lungo e scelga di diventare madre avanti con gli anni: pioveranno critiche taglienti, che potranno riassumersi più o meno così: “Povero bambino, avrà una mamma che sembrerà sua nonna, sarà troppo vecchia per curarsi di lui come si deve, non avrà abbastanza energie, ci sarà troppo gap generazionale”. (Piccolo appunto: perchè ovviamente le energie di una donna sono da destinarsi interamente alla cura della prole, non esista che lei possa vivere in funzione di sè stessa. Questo è ovvio, NO?)
Per quanto riguarda il gap generazionale, è un concetto che ho sempre trovato ridicolo. L’ampiezza del divario tra generazioni di certo non dipende dall’età, ma dal background del genitore. Conosco cinquantenni (anche professionisti) che si rifiutano categoricamente di imparare ad usare la posta elettronica, e dei settantenni dalle idee così sovversive ed anticonvenzionali da essere giudicati eccessivi dai loro nipoti. Perchè dunque questa ostilità verso una donna che decide di fare figli in tarda età? Forse (ma la mia è un’ipotesi) perchè in questo modo si scardina l’antico preconcetto per cui la missione della donna è quella di avere bambini, e tutto il resto – l’amore, la carriera, la crescita personale, il divertimento – viene dopo, come contorno non indispensabile a quella che è la vera priorità: la cura della famiglia.
È incredibile la quantità di cose che una signora di mezza età non può fare: vestirsi in maniera provocante, portare i capelli troppo lunghi, ubriacarsi, uscire la sera, andare a ballare, avere figli, flirtare con gli uomini, imparare qualcosa di completamente nuovo, decidere di cambiare vita, avere un amante o un marito molto più giovane, sperimentare dal punto di vista sessuale, assumere droghe (leggere o pesanti), modificare il proprio aspetto in maniera rilevante, fare viaggi avventurosi. In pratica, tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Ma soprattutto, nessuno si scandalizzerebbe se a fare queste cose fosse un uomo, come la cinematografia hollywoodiana c’insegna.
Perchè? Cosa c’è di sbagliato se ho cinquant’anni e voglio sentirmi bella, e sexy, e attraente? Perchè non dovrei indossare dei vestiti giovanili, se questi mi fanno sentire bene con me stessa? Perchè non dovrei mollare tutto e ricominciare daccapo dall’altra parte del mondo? Perchè non potrei desiderare anch’io di conoscere persone nuove, ed interessanti? Perchè non posso imparare a guidare i go-kart o suonare il violino?
Ho ventisette anni, e da qualche anno ormai sento che il mio tempo sta per scadere. Devo sbrigarmi a vivere la vita, perchè dopo sarà troppo tardi; sarò vecchia, e ripugnante, ed imbranata, e ridicola; dovrò circoscrivere la mia esistenza a pochi piaceri consentiti, e alla cura della famiglia.
Beh, non è questo che voglio per me stessa. Sono stanca di sentire l’orologio ticchettarmi nelle orecchie; ho deciso che questo conto alla rovescia non mi riguarda. Voglio viaggiare, voglio sperimentare, voglio essere curiosa ed amare la vita esattamente come faccio adesso, finchè il mio corpo me lo consentirà. Alla faccia di chi è troppo occupato ad indignarsi per regole sociali insensate e costrittive per accorgersi di quanto sia noiosa, futile e banale la propria esistenza.
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