La nomina a Sottosegretario con delega all’Editoria di Carlo Malinconico ha generato reazioni prevalentemente di preoccupazione relativamente a possibili conflitti d’interesse e visione limitata del già Presidente della Federazione Italiana Editori Giornali da parte degli addetti ai lavori.
Posizioni che Vittorio Pasteris dalle colonne del «Fatto Quotidiano» esprime con grande chiarezza e lucidità rispetto a pluralismo dell’informazione e sviluppo dell’editoria digitale.
Non vi è dubbio, nella mia personale visione, che la revisione in corso delle modalità di supporto, di finanziamento statale a informazione ed editoria debba necessariamente tenere in considerazione non solo che l’editoria online abbia nel più breve tempo possibile gli stessi diritti [e di riflesso i medesimi doveri ovviamente] della carta stampata ma che anche vengano adottate misure mirate ad incentivare l’innovazione all’interno di questo comparto vitale per il sistema paese e per la democrazia più in generale.
Da un lato si impone la modernizzazione della struttura distributiva tradizionale di quotidiani e periodici con una revisione generale delle normative e degli accordi in essere e, soprattutto, con l’introduzione, finalmente, dell’informatizzazione delle edicole, aspetto centrale per il mantenimento di una rete capillare di grandi potenzialità e di persone [i giornalai e le loro famiglie] ormai allo stremo.
Dall’altro lato vanno identificati i criteri di pubblica utilità e di innovazione che possono dar luogo a finanziamenti statali per l’online/digitale. In tal senso l’incentivazione di pratiche davvero innovative di fare informazione quali, ad esempio, i “newsgames”, i giochi elettronici che informano e coinvolgono il lettore, e la produzione di almeno un articolo al giorno di approfondimento, di data/investigative journalism su temi d’interesse pubblico non trattati da giornali e telegiornali, per esemplificare uno tra i tanti possibili, dovrebbero essere i cardini portanti di una revisione strutturale.
Se, come scriveva Umberto Eco, il giornalismo è la storiografia dell’istante, approcciarlo con la visione del passato non può che essere di nuocimento.
L’agenda editoriale non può, non dovrà, essere malinconica.