L’abolizione del divieto di indossare il ‘velo islamico’ da parte delle funzionarie pubbliche – uno dei provvedimenti del ‘pacchetto democrazia’ annunciato il 30 settembre da parte del premier Erdoğan – ha scatenato in Italia un’ondata di disinformazione di stampo islamofoba, come al solito scatenata dai corrispondenti di Ansa e Tmnews.
A costoro, si è anche aggiunta l’agenzia di stampa indipendente Nena news: che si dichiara specializzata nel ‘Vicino oriente’, ma che ha anch’essa una visione cialtronesca sulla Turchia.
Ecco qualche perla, tratta da un dispaccio delirante (immagino però scopiazzato) in perfetto stile kemal-leghista:
Dopo le restrizioni sul consumo di alcol e le nuove norme sulle divise delle hostess, l’islamizzazione della Turchia dell’era Erdogan prosegue.
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Diversa l’opinione dei critici secondo i quali il partito di governo AK, parte della Fratellanza Musulmana, sta tentando di portare avanti “una segreta agenda islamista”.
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A maggio e giugno il movimento di Gezy Park ha mostrato al mondo il debole consenso di cui gode oggi il regime di Erdogan
In sostanza, l’abolizione di un’odioso e discriminatorio divieto è utilizzato come prova di un fenomeno terribile definito ‘islamizzazione’ (cosa vuol dire in concreto, io non l’ho mai capito); e in quanto al ‘debole consenso’ di cui gode l’Akp, direi di aspettare le elezioni: perché nelle democrazie è nelle urne – e non nelle piazze, o con l’applausometro – che si misura il consenso!
Ma almeno Erdoğan non lo chiamano ‘sultano’…