L’ala del turbine intelligente – Glenn Gould

Creato il 20 marzo 2012 da Maxscorda @MaxScorda

20 marzo 2012 Lascia un commento

Consapevole della difficolta’ del testo, ho cercato di evitarlo sino ad oggi, poi vuoi la curiosita’, vuoi il voler approfondire l’artista e l’uomo Gould che mi rende onnivoro su qualunque cosa lo riguardi, ho finito per leggerlo.
Non che sia un testo facile e conoscere l’autore non aiuta ad interpretare assunti del tipo "i disegni della dominante presentano il tema in progressioni di quinte discendenti" ma con non poca sorpresa, mi accorgo quanto del suo ritmo musicale vi sia anche nelle sue parole ma del resto parliamo di colui che ha ideato la "radio contrappuntistica" trattando i dialoghi come strumenti e le cadenze discorsive come battute.
Laddove non arriva la cultura musicale o l’ascolto del brano in analisi, resta la dialettica a suggerire suggestioni e concetti, svelando l’eleganza comune ad una lingua sconosciuta ma nondimeno armoniosa.
Gould e’ implacabile, netto ed irremovibile nei giudizi sciabolati senza pieta’ sulla vittima designata per quanto non vi sia traccia di arroganza. Semmai si legge la forza di colui che ci mette faccia e cervello come ha dimostrato nelle tante interpretazioni da molti discusse e ritenute discutibili ma il lettore dalla sua posizione distaccata, conosce la differenza tra il fare e il parlare.
Del resto nelle vesti di scrittore come in quelle di musicista, non si pone mai nei termini di colui che insegue il lettore per farsi capire ma al contrario prosegue imperterrito per la sua strada, indifferente al fatto che lo si comprenda appieno o no.
Sia gli articoli piu’ tecnici, quelli per gli addetti ai lavori scritti senza alcun intento didattico quindi illeggibili per tutti gli altri, sia nelle parti piu’ discorsive e accessibili a chiunque, Gould avanza senza indugi col suo pensiero lasciando a chi resta, la sola facolta’ di essere o non essere in accordo con lui.
Lo stile degli scritti e’ diverso perche’ diversi sono i contesti e le epoche nelle quali sono stati redatti ma e’ frequente leggere di un Gould solare e divertente malgrado un umorismo non sempre efficace ed all’altezza del suo genio. C’e’ da riconoscergli un’innegabile sincerita’, rustico a volte ma il fatto stesso che egli si trovasse esilarante, trasmette anche al lettore una simpatica sensazione che si traduce in spasso quando imbrocca la strada giusta, come quando sul suo disco su Grieg e Bizet del 1973, sfotte i critici suggerendo loro idee positive e negative da usare.
Stile a parte, Gould e’ appassionato, le sue preferenze sono chiare e puntuali in ogni momento della sua carriera, discute senza pregiudizi la musica di chiunque e diviene facile seguirlo appurando che egli pose le vette piu’ altre del pensiero musicale in Bach e Schoenberg, senza contraddizione alcuna e parimenti difende il conservatore Strauss da Stockhausen e tutti i suoi indemoniati adepti, indifferente al fatto che una sua critica possa essere invisa o meno dalla storia e dagli esperti, talvolta con affermazioni anche azzardate ma divertenti del tipo "Come fai a dire a un viennese che Mozart vale poco?"
Grande capacita’ di leggere il futuro della musica perche’ oggi, vivendo nel "senno del poi" possiamo dargli soddisfazione ma Gould fornisce una prova teorica convincente sull’avere fede nell’elettronica, vedendo in essa non una moda bensi’ l’opportunita’ per l’ascoltatore di avere un ruolo partecipativo nella fruizione e nell’esecuzione musicale, considerazioni sorprendenti se pensiamo che certi scritti del 1964 anticipano le possibilita’ tecniche ottenute col digitale e oggi si’ alla portata di chiunque, anticipando di fatto l’HAUSMUSIK, dall’accezione ottocentesca sino a quella di fine millennio.
Libro complesso ma tutt’altro che impossibile. E’ difficile pensare ad una migliore occasione per approfondire la conoscenza della grande musica occidentale e da chi meglio farsi accompagnare se non da uno dei suoi interpreti piu’ importanti.
"Bach è il più tipico esempio del genio musicale completamente avulso dal suo tempo, non perchè precorre storicamente (cronologicamente) il futuro ma perchè la parte più significativa della sua opera trae ispirazione dal passato, dall’epoca d’oro di quella polifonia che per i suoi contemporanei era ormai morta e sepolta."


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