Visto che qualche giorno fa ho parlato del gioiello The Word's End, ultimo capitolo della Trilogia del Cornetto di Edgar Wright, ho pensato sarebbe stato interessante recensire anche gli altri due capitoli. Iniziamo dall'origine del misfatto, con la recensione de L'Alba dei Morti Dementi. Per l'occasione torna Silly con il suo angolino. La prossima settimana sarà il turno invece di Hott Fuzz.
L'ALBA DEI MORTI DEMENTI
"Dato che con te c'è Ed io esco sempre coi miei coinquilini e questo non fa che esacerbare le cose" "Che vuoi dire?" "Che tu e lui siete inseparabili" "No, che vuol dire esacerbare?"
Proprio in questi giorni è uscito il nuovo film di Edgar Wright, La fine del mondo (The World’s end). Film che non potrò vedere al cinema perché manco a pregare tutti i santi del mondo lo fanno uscire nella mia città. Ma a quanto pare la distribuzione è pessima un po’ dappertutto, Wright non se lo fila nessuno e non ne comprendo il perché. Probabilmente l’umorismo inglese tira solo se si parla di Mr Bean. Eppure questo simpatico signore, nell’ormai lontano 2004, ha esordito con una pellicola che ha fatto saltellare di gioia Quentin Tarantino: stiamo parlando di Shaun of the dead, orribilmente tradotto in L’alba dei morti dementi. Sì lo so, Tarantino spesso si entusiasma per niente, ma non è questo il caso. Shaun of the dead è un’interessantissima commedia che racconta una storia di vita quotidiana, sentimenti e morti viventi, incentrata su un gruppo di amici che vedono il loro pub preferito trasformarsi improvvisamente in un girone infernale.
Il film prosegue su questa andatura tragicomica, diverte e suscita anche tenerezza. Ma soprattutto, diverte. E lo fa con estrema classe, sfruttando brillantemente un soggetto inflazionato come lo zombi. Lo zombi fa da contorno per raccontarci una storia che parla di rapporti umani, amore e amicizia. Poteva venire fuori una cagata cosmica, invece Wright ci regala un gioiello. Con tanto di omaggio allo zombi di Romero, che ci piace sempre tanto e ci rende felici. Ma Shaun of the dead non è semplicemente una commedia di zombi, è un’acuta allegoria sull’essere dei veri morti viventi che proseguono rassegnati la propria routine, ogni giorno. Vivi che sembrano morti. Noi ridiamo grazie alle vicissitudini paradossali di Shaun ed Ed e allo stesso tempo ci accorgiamo anche dell’alone miserabile di tristezza della metafora dello zombi. Ma, alla fine, ci viene voglia di combattere. E le mazzate dentro il pub a tempo di Don't stop me now dei Queen sono mazzate in grande stile, da applausi, che ci fanno tornare vivi. E sempre attenti a non esacerbare.
Silly