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L'alba dei morti viventi - Zack Snyder (2004)

Da Lakehurst
(Dawn of the dead)
Visto in Dvx.
L'alba dei morti viventi - Zack Snyder (2004)Mi sono approcciato a questo film con molte riserve, semplicemente perché trovavo inammissibile un remake (anche solo ideale; per via dello stesso titolo) del film di Romero… eppure mi son dovuto ricredere.
Alla fin fine non è un remake, è solo un classico film di zombie post-romeriano che introduce giusto un cambiamento: gli zombie sono centometristi. Se nell’originale lo zombie era un cadavere semovente e, come tale, aveva evidenti ed ovvie difficoltà motorie in questo film no; anzi, non conta quanto fosse anziano, obeso o incinto l’umano quand’era in vita, quando diventa zombie, salta, balla, ha una forza sovraumana, un’agilità invidiabile e corre come se dovesse scappare da Bolt. Ecco questo lo volevo dire subito, perché questa è evidentemente la cazzata peggiore e via il dente, via il dolore. In realtà devo spezzare una lancia; con quest’idea si crea un mostro drammaticamente migliore, voglio dire, se lo zombie si muove come un vecchio sui trampoli, per carità lo temo, ma lo temo mentre lo supero con una bicicletta con le gomme a terra; mentre se lo zombie mi sta dietro anche se guido la macchina, certamente risulta più cazzaro, ma anche più pericoloso… Non la apprezzo stà innovazione, ma la comprendo e posso accettarla (vah che open minded che sono).
Poi il resto del film è eccezionale. In primo luogo impiega 5 minuti netti ad entrare nel vivo. Dalle scene di vita quotidiana al primo attacco alla protagonista non passano che pochi istanti e se questo fa immediatamente dire “ecchecazz…” bisogna ammettere che funziona; il film non si perde in preamboli, crea un mood ottimale comunque e rimane tecnicamente corretto. Si perché alla fin fine se non ci sono stati avvertimenti prima che la bimbetta azzanni il compagno alla donna è solo perché lei non li ha ascoltati; la radio, la tv, ma anche quello che stava succedendo all’ospedale erano indizi, che però sono stati evitati, perché la protagonista stava facendo altro. La rapidità sgomenta, ma è magnifica nel creare allo spettatore e alla protagonista lo stesso effetto sorpresa.
Poi il film azzecca tutti i mood. C’è questo senso di apocalisse totale e nichilista che pervade il film quasi dall’inizio e che esplode nel finale. C’è il crollo di ogni schema sociale e nella magnifica fuga in macchina dell’inizio vengono sbattute in faccia fin da subito tutte le atrocità, così per togliersi ogni dubbio (dalla vittima innocente aggredita senza che nessuno faccia nulla, all’homo homini lupus). Eppoi c’è suspence; si perché devo ammettere che nella fuga finale in autobus la tensione l’ho sentita anch’io che solitamente sono abbastanza refrattario. Infine c’è quel finale ottimistico (e dopo un film così tetro è un sospiro di sollievo) che prosegue nei titoli di coda, nei quali con poche immagini ben selezionate (applausi alla regia) si rovesciano completamente i presupposti. Ah già, credo sia pure meritevole la piccola sequenza di ritorno alla normalità (o pretesa tale) dentro al mall a metà film.
Infine c’è la regia. Come detto c’è il finale che gioca con le aspettative del pubblico appena create; ma c’è anche una fotografia curatissima e un uso della macchina da presa mai visto in un film horror di questo genere (di nuovo rimando alla fuga in macchina dell’inizio). Poi ci sono pure degli effetti speciali di livello e un evidente sentore di tanti soldi spesi; e pure spesi bene.
Si insomma una stupenda sorpresa che non solo non delude, ma convince in quasi ogni dettaglio.
PS: due chicche, una la canzone di CashThe man comes around” che ci sta con i titoli di testa, ma anche con tutto il mood del film (ottima scelta); e poi la scena del bimbo zombie, idea mai sfruttata se non da Jackson (e comunque in un film comico) degna del miglior film di serie b.

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