Tira aria di novità all'interno del panorama televisivo americano. Con serie storiche come Breaking Bad, Sons of Anarchy e Mad Men che hanno chiuso i battenti o stanno per farlo, la caccia al nuovo cult del piccolo schermo è più viva che mai e il 2015 si è aperto con una serie di potenziali nuove droghe seriali da non sottovalutare. Se qualcosa non funziona troppo (Eye Candy) e qualcos'altro non convince in pieno (12 Monkeys), vi invito caldamente a cominciare a seguire gli altri cinque titoli. Perché? Scopritelo leggendo le mie mini-recensioni (alcune manco troppo mini) dedicate alle novità tv di inizio 2015.
Empire
Negli Stati Uniti hanno un Presidente di colore, ma una bella serie black come si deve? Quella ancora no. Fino ad ora. A colmare questa clamorosa lacuna ci pensa Empire, che non a caso si sta rivelando la nuova serie tv di maggior successo del 2015 e, più in generale, di tutta la stagione 2014/2015. L'America aveva bisogno di una serie come questa e pure io. Empire porta sul piccolo schermo le vicende di una casa discografica hip hop capitanata dal rapper/imprenditore/gangsta alla Jay-Z Lucious Lyon interpretato da un Terrence Howard in gran forma. L'attore è in gran forma e qui riprende un po' il ruolo che aveva in Hustle & Flow - Il colore della musica. Il suo personaggio invece non è così in forma e, anzi, non gli resta tanto da vivere. Prima di andarsene vuole però sistemare i suoi figli. Vi ricorda qualcuno? Un certo Walt White di Breaking Bad, per caso? In realtà Empire è più un Dallas in versione black ricco di elementi da soap opera, e lo dico nella sua accezione più positiva, visto che è un prodotto che crea dipendenza e voglia di guardare un episodio dopo l'altro. Allo stesso tempo è un'epopea famigliare tipo un Sons of Anarchy in chiave hip hop, con una colonna sonora ricca di canzoni originali scritte/prodotte/curate da Timbaland, mica Emis Killa. Altro punto di forza: i personaggi. Ognuno può scegliere il suo preferito tra il padre patriarca all'antica, il figlio gay sensibile con la voce da John Legend, il figlio sbruffone che sembra un incrocio tra Chris Brown e Balotelli e poi lei, la mia idola personale, Cookie Lyon, l'ex moglie del protagonista appena uscita di galera nei cui panni troviamo una Taraji P. Henson da Emmy/Golden Globe/Oscar immediato. Empire, l'intrattenimento tv ai suoi massimi livelli, yo. (voto 7,5/10)
"Un brindisi a Cannibal Kid. Niente proiettili per lui.
Per il momento..."
Hindsight
"Negli anni '90 non esistevano i blog."
"Come si stava bene senza Pensieri Cannibali, AHAHAH!"
Ho una passione per i film/le serie tv ambientati nei decenni passati. Se già tendo a venerare quelli che ci riportano nei 60s/70s/80s, per quelli che vanno indietro nei 90s vado proprio fuori di testa. È il periodo in cui sono cresciuto e tutte le cose che hanno a che fare con quel decennio mi provocano un inevitabile tuffo al cuore. Oddio, non tutte. Pensare alla moda del karaoke o a Settimo Cielo o a “T'appartengo” di Ambra ad esempio mi può provocare un infarto, più che un tuffo al cuore. Dopo la splendida serie made in UK My Mad Fat Diary, di cui nei prossimi mesi dovrebbe arrivare la terza stagione, ecco che anche Hindsight ci riscaraventa indietro negli anni Novanta. Con uno di quei pretesti “magici” in stile La vita è meravigliosa/30 anni in un secondo/The Family Man/17 Again - Ritorno al liceo la protagonista è una quasi 40enne alla vigilia del suo secondo matrimonio che un giorno si ritrova e essere di nuovo una ventenne-e-qualcosa nel mezzo dei 90s e a poter decidere se rifare di nuovo tutto uguale, oppure cambiare radicalmente le decisioni prese nella sua vita. Sarà che l'autrice della serie è quella della sottovalutatissima e troppo prematuramente cancellata Jane by Design, sarà che la colonna sonora con Alanis Morissette, Cranberries, Elastica, Ace of Base, Collective Soul e qualunque gruppo trooppo 90s vi possa venire in mente è una libidine totale, sarà che i dialoghi tra la protagonista con la faccia da Shakira e la sua BFF ricchi di riferimenti alla pop-culture in stile Una mamma per amica sono irresistibili, sarà che vedere che nei locali si poteva ancora fumare mi fa venire una gran nostalgia, o sarà che adoro (quasi) tutto quello che ha a che fare con gli anni Novanta, ma Hindsight è già la mia nuova serie cult. (voto 7,5/10)
12 Monkeys
La prima volta che ho visto L'esercito delle 12 scimmie avevo circa 12 anni, ero al cinema con gli amichetti dell'epoca a fare casino e non c'ho capito una mazza. La seconda volta ero un teenager e c'ho compreso qualcosina di più, eppure restava sempre una visione incredibilmente misteriosa, in cui qualcosa sfuggiva. L'esercito delle 12 scimmie resta a tutt'oggi uno dei film più incasinati e affascinanti che io abbia mai visto, nonché una delle pellicole per me fondamentali e a cui sono più legato. Per questo quando ho saputo che ne avrebbero tirato fuori una serie tv, per giunta quei depravati di Syfy, il canale di Sharknado e Z Nation, ho desiderato che il virus mortale del film colpisse gli autori prima che potessero portare a compimento un'operazione del genere. Come potrete intuire, partivo quindi “leggermente” prevenuto nei confronti di questo adattamento tv. E invece... Invece non mi ritrovo certo a osannare 12 Monkeys come un nuovo capolavoro televisivo, però devo dire che ho apprezzato il modo di approcciarsi alla pellicola originale. Parecchio rispettoso, nonostante ci siano alcune “piccole” differenze rispetto al film cult di Terry Gilliam, oltre al fatto che manca del tutto il tocco visionario e geniale di Terry Gilliam, ma va beh, quello è non si può replicare. Tra le “piccole” differenze c'è il fatto che il personaggio del folle Jeffrey Goines (grande cognome!), interpretato da un Brad Pitt alla forse migliore prova recitativa della sua carriera insieme a quella in Fight Club, è diventato... Jennifer Goines. WTF? No, non è un trans. Gli autori hanno semplicemente deciso di rendere il personaggio una personaggia, cioè una ragazza, interpretata da tale Emily Hampshire, una tipa che somiglia vagamente a Tatiana Maslany, così come questa serie ha un piglio sci-fi umanista vagamente alla Orphan Black. Jennifer Goines potrebbe essere il personaggio chiave dell'intera serie, solo che dai primi episodi in cui compare pochissimo ciò non è ancora bene chiaro. Questa è una cosa positiva. Proprio come il film, non si capisce bene dove voglia andare a parare e, almeno sotto questo punto di vista, rimane fedele alla pellicola, per quanto una serie di SyFy possa esserlo. Nel complesso mi aspettavo insomma peggio. Molto peggio. Anche se c'è una cosa che non funziona proprio e non è una cosa mica da poco: il protagonista principale. Aaron Stanford non vale mezzo Bruce Willis. Anzi, nemmeno un quarto di Bruce Willis con formaggio. (voto 6/10)
"Sono il nuovo Brad Pitt, ma perché nessuno mi vuole credere?"
"Poveretta. Oggi doppia razione di psicofarmaci."
"Io sono il nuovo Bruce Willis.
Almeno nei miei sogni..."
Eye Candy
Nina Dobrev Victoria Justice in Eye Candy
Le Pretty Little Liars hanno fatto il loro tempo? Stalker non vi basta? Volete un nuovo maniaco da seguire come maniaci? Ecco a voi Eye Candy, la serie su una bella gnocca, Victoria Justice, perseguitata da un pazzo stalker. Perché? Perché è una bella gnocca, credo non ci siano altre ragioni. O forse sì, visto che la sexy fanciulla è una hacker cui tre anni prima hanno rapito la sorella e quindi potrebbe esserci qualcos'altro sotto, solo che ciò non importa. Eye Candy è una serie teen-crime-thriller di livello medio guardicchiabile ma non certo memorabile che ha una sola e unica ragione fondamentale per essere seguita. La stessa per cui lo stalker segue la protagonista: Victoria Justice è una bella gnocca. (voto 5,5/10)
"Solo 5,5?
E' ora di organizzare un bell'attacco hacker a Pensieri Cannibali!"
Mozart in the Jungle
Pensate che la musica classica sia una palla? Che sia un genere per nonnetti oppure per giovani sfigati? Avete ragione. Avete perfettamente ragione. Tutto questo cambia però quando ci si trova di fronte a Mozart in the Jungle, nuova serie il cui motto è “Sex, Drugs and Classical Music”. Se andiamo a vedere da vicino di sex non ce n'è tantissimo, di certo meno che nella gran parte delle serie della tv via cavo americana attuale. Con le drugs poi siamo messi maluccio, visto che anche su questo aspetto si potrebbe osare molto ma molto di più. In compenso c'è la Classical Music, molta Classical Music, che qui viene proposta con un'attitudine rock'n'roll dal Maestro Rodrigo, un giovane direttore d'orchestra considerato un genio della musica mondiale nei cui panni c'è un grandioso (nonostante di statura sia piccolino) Gael García Bernal. La serie ha un piglio molto hipster, non a caso tra i creatori ci sono Roman Coppola e Jason Schwartzman, due degli amichetti più fidati di Wes Anderson. Si tratta dunque di una di quelle comedy indie intellettualoidi tra Woody Allen e Girls che non fanno ridere a crepapelle, più che altro sorridere qua e là, ma cui con un attimo di pazienza ci si affeziona irrimediabilmente. Mozart in the Jungle è una serie che cresce poco a poco e conquista sempre più, episodio dopo episodio, raggiungendo il suo picco con la settima splendida puntata “You Go to My Head”, ambientata durante un radical-chicchissimo party e che prende il suo titolo da un pezzo magnifico di Billie Holiday. La serie fa allora lo stesso effetto del suo protagonista Rodrigo, all'inizio guardato con diffidenza dagli accademici parrucconi legati alle tradizioni e appunto alla “classicità” della musica classica, e poi capace di conquistare persino i più diffidenti. (voto 7+/10)
"Hey tu, stronzetto. Te lo ricordi Arancia Meccanica?"
"Seguro!"
"Ecco, vedi di non scordartelo, ok?"
Galavant
Durante i primi 30 secondi di Galavant ho pensato: “Un musical fantasy favolistico? Ma cosa ca##o sta guardando?” Tempo che fosse finita la prima canzone ed ero già innamorato alla follia di questa serie. Il merito? Le canzoncine non saranno musicalmente fenomenali, però sono contagiosissime. Il punto di forza principale è comunque un altro: Galavant non si prende sul serio. Mai. L'ironia non è presente soltanto sullo sfondo, è proprio la protagonista principale. Mi spiace dirlo, caro il mio egocentrico eroe Galavant, ma la vera protagonista è lei ancor più di te. Galavant è una serie che fa ridere. Davvero ridere. Per lo meno se si accetta la sua natura totalmente cazzara, capace di far passare Mel Brooks e Leslie Nielsen per dei tipi seri al confronto. Se l'attitudine è cazzara, le coreografie e i numeri musicali sono invece realizzati in maniera molto professionale e, oltre che divertentissimi, sono anche curatissimi, così come le interpretazioni sono da applausi, soprattutto quelle dei due cattivoni: King Richard alias Timothy Omundson e la sexy quanto spietata Madalena AKA Mallory Jansen. Grande pure l'ex calciatore Vinnie Jones, mentre il protagonista Joshua Sasse è una rivelazione assoluta ed è già uno dei miei nuovi idoli personali. Tutto bene, or dunque? Ehm, per quanto riguarda gli 8 veloci ed esilaranti episodi che compongono la prima stagione sì. Il problema è che, visti i non troppo esaltanti dati d'ascolto americani (comunque nemmeno così terribili), potrebbe non esserci mai una seconda stagione. Cioè, ci troviamo di fronte a una delle serie più genuinamente divertenti e originali in onda sulla tv americana e questi la vogliono subito cancellare? È una battuta, vero? (voto 7/10)
"Mi spiace Mattarella, ma dopo Re Giorgio tocca a me!"
Man Seeking Woman
Altra comedy spassosissima e clamorosamente originale. Altra serie che rischia di non vedere mai una seconda stagione. C'è da chiedersi se gli americani non hanno senso dell'umorismo, oppure se è tutto uno scherzo e ci stanno pigliando per il culo. Fatto sta che gli ascolti di Man Seeking Woman al momento sono parecchio bassini e la serie potrebbe quindi non durare molto a lungo. Fino a che andrà avanti, comunque, Man Seeking Woman merita di essere vista, nonostante la vicenda raccontata sia banale. Il protagonista facia da pirla Jay Baruchel è un ventenne-e-qualcosa rimasto single alla ricerca di una nuova tipa. La maniera in cui questo spunto abusatissimo viene sviluppato è però fenomenale. Tra troll, Adolf Hitler e nuvolette fantozziane, soltanto nel primo episodio capita qualunque cosa immaginabile o meglio ancora non immaginabile. Guardando il pilot viene il dubbio che gli autori si siano giocati tutte le idee più geniali subito e invece con le puntate successive ne tirano fuori delle altre, come un pozzo senza fondo di spunti e creatività. Magari non tutte le trovate funzionano al 100% o sono completamente spassose, ma nel complesso Man Seeking Woman è una delle cose più fantasiose che si possano trovare all'interno di un panorama dominato da sequel/prequel/remake/spinoff e cose già viste e straviste. Prendete e godetene tutti. Finché dura.