L'autore non racconta solo la sua storia, quella della sua famiglia, di suo padre e sua madre ma quella di un'Italia che si trova davanti a dei cambiamenti importanti, di una società che si trova a vivere grandi sofferenze e grandi cambiamenti.
Alberto Asor Rosa scrive bene. Molto bene. Usa un linguaggio forbito ma non pesante, abbonda nelle descrizioni che permettono quasi di fotografare le situazioni davanti agli occhi. L'unica cosa che mi è piaciuta poco sono i periodi a volte molto lunghi: è una modalità di scrittura che personalmente mi piace poco perchè se non si è sufficientemente concentrati e se l'argomento non è dei più leggeri ci si può anche perdere... Posto che non sempre mi capita di mettermi a leggere con la dovuta concentrazione - spesso è un modo per rilassarmi, per viaggiare con la fantasia in leggerezza - e posto che il tema della guerra non è uno dei miei preferiti, devo riconoscere all'autore la capacità di tenere il lettore (almeno per me è stato così) appiccicato alle pagine. E poi anche l'uso della punteggiatura, a volte, mi è sembrato stonato come l'uso delle virgole prima degli incisi o due volte i due punti in una stessa frase. Questa volta, a differenza di altre, però, sono dettagli a cui non ho dato molto peso perchè, comunque, la narrazione merita.
L'edizione che ho avuto io tra le mani - si tratta di un prestito preso in biblioteca - è del 2002 e appena ho visto i caratteri mi sono resa conto che le 325 pagine che avevo davanti a me non sarebbero state scorrevoli e leggere come quelle di altri libri più "da ombrellone" che presentavano lo stesso numero di pagine. Ed in effetti è stato proprio così. Ci ho messo un po' a leggerlo, più del previsto.
In particolare mi sono molto piaciute le descrizioni del suo rapporto con le parole e con i libri.
Questo fu il vero prodigio: con le parole, - le parole scritte, questa volta, - si poteva superare ogni confine conosciuto. Il mondo non finiva più sulla soglia di casa mia, o dentro la cerchia ristretta della scuola, e neanche ai margini estremi delle lunghe affabulazioni paterne, che pure tanto avevano contribuito ad avviarmi lungo questa strada. Scopersi che, se solo lo avessi voluto, c'era il modo per me di spingermi ovunque, nel tempo come nello spazio, in ogni momento della giornata e della vita, foss'anche per il più segreto e apparentemente vuoto e inutile. Cominciò un lungo viaggio.
Se non fossi stato costretto dal bisogno di sopravvivenza e dagli affetti, avrei preferito di gran lunga il mondo meraviglioso delle parole scritte a quello delle parole dette, volatili, d'ogni giorno, e che pure fino a qualche mese prima, prima di scoprire questo nuovo prodigio, m'era sembrato così seducente.
Per chi ama i colpi di scena non è proprio il libro giusto. I ricordi dell'autore sono ricchi di descrizioni ma il colpo di scena non arriva se non alla fine quando mentre Alberto è al cinema con sua madre accade qualche cosa di straordinario: viene annunciata la fine della guerra.
Ps. in più passaggi sono dovuta ricorrere al vocabolario per conoscere il significato di alcuni termini e questa cosa non mi è dispiaciuta affatto visto che è stato un arricchimento lessicale molto gradevole. ***L'alba di un mondo nuovoAlberto Asor RosaEinaudi Editoreeuro 15.00