Magazine Diario personale

L'Albergian e la bellezza.

Creato il 27 agosto 2012 da Tazzina @tazzinadi

E quindi, come meditavo già qui, dopo quella volta in cui ho rinunciato a proseguire una bellissima gita in montagna perché spaventata dalle mucche e dal cane da guardia, oggi siamo tornati proprio in quello stesso luogo, il Monte dell'Albergian, a ritentare l'impresa, sfidando le mucche e soprattutto la paura. Perché la tentazione quando una cosa fa paura è smettere, non riprovarci più. Aver paura di molte cose (nella fattispecie: vipere, vespe, calabroni, mucche, cani e altre svariate ipocondrie di tutti i tipi, vertigini, e tanto altro ancora) preclude moltissime strade. La paura è davvero pericolosa, sottrae vita, esperienze e bellezza. La lezione che ho imparato oggi è proprio quella che ogni tanto è bene mettere da parte questa stupida paura (e se ciò può voler dire mettere da parte anche se stessi per come ci si conosceva fino a un minuto prima, ok, va bene) e prendersi qualche rischio. 
L'altra lezione è che la vita è dispettosa. No, non dispettosa: sorprendente, misteriosa, difficile e semplice insieme e disarmante, poiché decide quasi tutto lei, esattamente come il caso e il destino. Erano giorni che mi preparavo a superare questa piccola sfida. Immaginavo nei dettagli come avrei reagito alla vista del cane, come avrei guardato la bufala con le corna, come avrei camminato lì in mezzo, mentre loro, le mucche, scampanellavano nel prato, nell'aria cristallina, simili a inconsapevoli divinità delle vette. E poi cosa è successo invece? Niente. Nel punto esatto in cui nella gita precedente c'erano queste mucche trascendentali e nella mia mente minacciosissime al pascolo: il vuoto. Silenzio, il deserto verde: né mucche né cane né niente. Quindi in quel momento ho pensato: cavoli, tutta la preparazione, tutta quella irrazionale preparazione, per niente, assolutamente niente di niente. Poi a dire il vero di mucche ne abbiamo trovate ben altre, molto più in alto (siamo arrivati a 2500!), in un punto in cui non si poteva proprio più tornare indietro e nel quale non avrei mai detto di poter arrivare, a bloccare letteralmente con la loro immane e bianca imperturbabilità un sentiero molto più ripido, ma questo fa parte dell'altra lezione che ho imparato.
La seconda cosa che ho imparato oggi nella mia gita al Monte dell'Albergian è che bisogna fare fatica. Lo sapevo già, ma c'è una meravigliosa, tacita, delicata, affascinante cultura della fatica che appartiene a questo tipo di escursioni, che assomigliano anche questa volta parecchio alla vita vera, o per meglio dire: ne sono un breve sunto per immagini e sentieri a bivio; e ho imparato che tutto questo prevede anche una bella ricompensa. Ci tengo a precisare che questa fatica è grande, specie per i principianti come me, ma che la ricompensa, il premio di questa cosa che a tratti si è rivelata estenuante e piena di tensione anche (le vipere, le vipere! le vespe, il ronzio delle vespe! ma cos'era quel rumore? qui è troppo ripido! e dunque bisogna davvero guadare quel fiumiciattolo? etc.); ma che il premio è  inestimabile.
La terza e ultima cosa che ho imparato oggi in questa gita in cui, lo dico a beneficio dei paurosi, ho fatto qualcosa di totalmente straordinario per quelle che credevo le mie possibilità attuali, superando di netto qualsiasi limite fisico e mentale e battendo il record personale delle vittorie di sempre, e ho concluso che la ricompensa di queste grandi fatiche quindi è niente altro, ma niente meno che la bellezza più assoluta. 
Il solo scopo di certi segreti eventi della natura, come anche solo un vento che si alza al tramonto e soffia tra le foglie ondeggianti come un gentile saluto, è la bellezza; che è l'unico trofeo per chi ha voglia di andarla a cercare così in alto e così lontano.
E poi il lago. In cima a tutto, quando non pensavo più di farcela, quando dopo tre ore di camminata sotto il sole a picco dei tizi ci hanno detto che mancava ancora "un'oretta" alla mèta (e non era vero: dunque bisogna ascoltare tutti ma credere a pochissimi?), dopo soli venti minuti scarsi ancora, dietro a un dosso, è spuntato questo piccolo disco di acqua azzurra appoggiato come uno specchio molto elegante ai piedi delle rocce. 

L'Albergian e la bellezza.

"Chi ascolta troppo il meteo passa la sua vita al bistrot". Una delle prime cose che ti capitano all'Albergian se superi la paura delle mucche è leggere queste spiritosiiiiissime scritte qua e là. Un po' è vero, però! E se si sostituisce "meteo" con "paura"...


L'Albergian e la bellezza.

Essere però lì è diverso da come sembra in cartolina.


L'Albergian e la bellezza.

Quella era la casa delle non-mucche. Ciaooo.


L'Albergian e la bellezza.

Gente che si mette lì a intagliare i tronchi come se non ci fosse un domani, ma invece c'è e questo è il risultato.


L'Albergian e la bellezza.

I piccoli regali della montagna.


L'Albergian e la bellezza.

C'è un senso nel salire così in alto.


L'Albergian e la bellezza.

Ma anche nella discesa. Comunque, in tutti e due i sensi, siamo soli sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. (cit.)


L'Albergian e la bellezza.

L'acqua che scorre nel mezzo del nulla. Questa terra è morbida.


L'Albergian e la bellezza.

Qui proprio non ci speravo più. E ho mangiato un panino.


L'Albergian e la bellezza.

Invece ecco il lago. C'era un vento freschissimo, l'acqua limpida che mette allegria.


L'Albergian e la bellezza.

Sotto il cielo carta da zucchero, ci sono delle caverne disabitate. Questo posto non è di nessuno.


L'Albergian e la bellezza.

Ed è accogliente.


L'Albergian e la bellezza.

Ciao :)



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