L'albero dei gentiluomini

Creato il 03 maggio 2012 da Narratore @Narratore74

E con questo stravolgiamo del tutto la scaletta che mi ero imposto di rispettare... Ma non temete, ho già pronto un secondo post che pubblicherò (almeno spero...) entro la serata, in cui vi farò dono di un nuovo cortometraggio. Abbiate pazienza e sopportatemi. :) Allora, come s'intuisce dal banner lì in alto, torno a parlarvi di racconti. E che racconto, lasciatemelo dire! Oggi prendo in esame un autore che conosco poco. Vuoi per pigrizia o semplice ignoranza letteraria, non ho mai letto molto di Lansdale (e qui sento già arrivare le frecce puntate verso il mio cuore),, ma dopo aver divorato Altamente esplosivo, l'antologia che comprende il racconto di cui vi parlerò, non ho più dubbi: Lansdale va letto, punto! Il racconto, L'albergo dei gentiluomini, è un connubio fra le atmosfere western (in molti punti mi ha ricordato alcuni passaggi de La torre nera) e una ghost stories delle più canoniche. C'è un uomo, una donzella in pericolo, un albergo infestato e tante creature che assomigliano molto a licantropi, ma più grossi e decisamente incazzati. la storia si dipana in poche ore, quando Jebidiah Rain arriva con il suo cavallo nei pressi di un piccolo villaggio in sfacelo. Tutto è fatiscente, abbandonato, e intorno a tutto si respira un'aria malsana. Non ci vuole molto affinché il nostro bell'eroe tenebroso, insieme al suo cavallo, scoprano che qualcosa è successo in quel luogo e con ogni probabilità sta ancora accadendo. Così incontra Mary, donna bellissima e lasciva, all'interno di una diligenza rovesciata. Lei ha perso i sensi e l'unico luogo che ancora pare avere un briciolo di solidità è il vecchio albergo, chiamato L'albergo dei gentiluomini. Al suo interno Jebidiah si prepara, avendo ià capito che i problemi non avrebbero tardato ad arrivare, e grazie a proiettili ripieni di schegge di quercia e estrosi espedienti, si ritroverà a fronteggiare una minaccia che affonda le sue radici in secoli di storia. Come ho detto, Lansdale è un genio. In poche pagine, una quarantina più o meno, riesce a ricreare un atmosfera unica, quasi epica, al punto che, quando il racconto finisce, si continua a sperare di rincontrare il cacciatore di demoni e assistere a un'altra sua avventura. Una cosa che mi è piaciuta particolarmente è proprio questa: il racconto descrive uno spaccato, senza un vero inizio e una vera fine, facendoci vedere solo un pezzo della storia (un pò come accadeva con Dylan Dog e le sue storie) senza però svelarci i retroscena, il passato di Rain o il suo futuro. Una storia veloce, adrenalinica, che stupisce e coccola in qualcosa che pur sapendo di già visto brilla di una luce nuova, originale, e scorre veloce come i proiettili di una pistola. Anche i personaggi, nel breve lasso di tempo che ci fanno compagnia, sono memorabili. Non si può dimenticare la spavalderia di Mary, il suo definirsi puttana come se parlasse di un lavoro qualsiasi, e del coraggio che mostra quando se ne presenta l'occasione. E Jebidiah, un vero anti eroe, un uomo dal passato oscuro che, ma questo lo intuiamo soltanto, ha toccato troppe volte l'oscurità e ha finito per portarsene dietro un pezzo. Insomma, un gran bel racconto, che si trova in una raccolta ancora più strepitosa. Forse non dico nulla di nuovo, probabilmente sono il solo ad aver trascurato un autore di questo calibro, ma se passate in libreria e vi trovate un suo volume davanti agli occhi, fateci un pensierino. Difficilmente sbaglierete.

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