Giovedì scorso, in riunione in ufficio, suona il cellulare. È il custode della casa di mio padre.- Corra subito qui, suo padre è caduto sul balcone. Io mi stravolgo, in moto, verso casa. Davanti a me si para un mezzo dei pompieri a tutta sirena.Arriva a casa del babbo testa dura, entra nel cortile, innalza la scala e scarica due pompieri sul balcone.Aprono la porta e me lo trovo davanti agli occhi, sdraiato, addosso al vetro, spaurito, occhi sbarrati, sofferente.Ora è in ospedale, femore rotto, operazione programmata per fine settimana, ormai totalmente assente, in crisi respiratoria, ossigeno, flebo, e la certezza che non tornerà mai più come prima.Ora si accaniranno su di lui, analisi, lastre, iniezioni, operazioni: tutti con la consapevolezza che non serva a nulla, che non riprenderà mai più il controllo di sè, che non avrà mai più la mente lucida per riconoscermi - come ha già fatto stamattina, maledizione!! - e che non tornerà ma più a pronunciare il mio nome.
L'assistenza è ottima, il personale tanto spiccio quanto gentile, ma io ho la sensazione nettissima che quando un paziente è così anziano e ormai mal messo ci sia una sorta di accordo silenzioso per fare in modo che la natura faccia il suo corso.Tutto rallenta, tutto non si svolge, tutto diventa spasmodico.Io spero che il tutto si concluda velocemente.Dopotutto, mio padre, l'ha sempre detto:- Quando dovrò morire spero che avvenga in un minuto, come tua madre. Aveva vissuto sulla sua pelle la sfibrante scomparsa del padre, spentosi troppo lentamente nel tempo.
E meno male che tutto è capitato prima di partire per le ferie.
Anche un malato, un vecchio ha la sua dignità. La deve conservare, anche nella malattia, senza che nulla e nessuno posso soffocarla.Paese di merda...
