L’alleanza terapeutica
Creato il 07 marzo 2011 da Malvino
Non potrei mai dare della testa di cazzo a un collega, perché violerei le norme della deontologia professionale. Mi astengo, dunque, da ogni giudizio su chi ha firmato il comunicato dell’Amci (Associazione medici cattolici italiani) in favore della legge sul fine vita, e mi limito a sollevare qualche perplessità.
In primo luogo: “Nella realtà concreta della professione medica – c’è scritto – è più presente il rischio dell’abbandono piuttosto che quello dell’accanimento terapeutico”. E allora che senso ha fare una legge? Hanno ragione quanti affermano che non serve?
Di poi: “Le Dat non possono costituire un testamento vincolante per il medico curante il quale, ben attento alla relazione umana che lo lega al suo paziente, avrà sempre a cuore di rispettare l’alleanza terapeutica, fondamento della professione medica, tenendo conto, nell’assunzione delle proprie inalienabili responsabilità, delle volontà espresse dal paziente o dal suo fiduciario”. Le quali, tuttavia, alla faccia dell’alleanza, possono essere ignorate quando il paziente o il suo fiduciario esprimessero la decisione di non volere un tubo nello stomaco o un ago in vena. Aghi e tubi non sono attrezzi terapeutici? Non è accanimento terapeutico imporli contro la volontà del paziente? L’alleanza terapeutica non dovrebbe avere come base minima una concordata condotta del terapeuta?
Qui mi fermo, sennò finisco per violare le norme della deontologia professionale.
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