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L’Allegra Glottosofia di Stefano Bartezzaghi

Creato il 14 febbraio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il febbraio 14, 2012 | LETTERATURA | Autore: Loredana Aiello

L’Allegra Glottosofia di Stefano BartezzaghiBisogna ammettere la dura verità: è molto difficile parlare di grammatica italiana ad un qualsiasi pubblico, senza incorrere nel rischio di sopirlo ancor prima di aver iniziato. Questo è il principale merito del nuovo libro di Stefano Bartezzaghi, COME DIRE. Galateo della comunicazione (Mondadori, 2011): una irresistibile leggerezza d’argomentazione. Il milanese Bartezzaghi (classe 1962) sfrutta tutte le sue qualità di saggista ed enigmista per costruire, attraverso una riflessione sull’uso e sul cambiamento della lingua, un divertente ritratto della società italiana contemporanea. Conscio della catechistica massima secondo la quale «chi mostra la pagliuzza altrui espone le proprie travi al ludibrio del suo prossimo», Bartezzaghi indaga l’intricata selva degli errori e modi di dire e/o scrivere di oscura provenienza: dall’onomastica (secondo quali criteri i genitori scelgono i nomi alla propria prole?) all’uso degli emoticon (cavillosi miscugli di punteggiatura in cui si esprimono forme d’arte imperscrutabili), passando attraverso il linguaggio dei cronisti sportivi, il turpiloquio (scritto e parlato), l’uso improprio della punteggiatura (fonte, talvolta, di irresistibili gaffe). Pur trattandosi di un Galateo della comunicazione, l’autore, ben lontano dal suo antesignano del sedicesimo secolo, non assume mai l’atteggiamento di un accademico garritore. Tutt’altro. I temi trattati assumono i toni di una gradevole conversazione tra amici, nella quale tutti i partecipanti hanno uguale diritto di parola e di replica. Gli errori di grammatica, di sintassi, di ortografia, ecc., sono spesso indice del cambiamento di una lingua “viva”: neologismi, prestiti, latinismi, francesismi, parolacce, licenze poetiche…

L’Allegra Glottosofia di Stefano Bartezzaghi

È possibile codificare qualcosa che per sua natura è liquida e fluente quanto la vita stessa? Bartezzaghi sembra suggerire una blanda risposta positiva, pur restando ben ancorato ad una realtà che non è fatta solo di regole e norme. La quotidianità è piena di innumerevoli impegni: lavoro, tasse, codici bancari, password, e-mail, mondanità, famiglia, ricordi. Come fare? COME DIRE è la pseudo-risposta a tutti questi interrogativi. Chi non ha mai sbagliato un congiuntivo? Scagli la prima pietra chi non ha mai commesso un errore “gravissimo” durante una conversazione e ha dovuto subire le riprovazioni del prossimo. Chi non ricorda una cosa familiare e tiene un fervido ricordo di qualcosa di assolutamente inutile? Come ricordare tutto? C’è una piccola digressione anche su questo argomento, calcolata in byte di memoria (io preferisco tenere il conto in base ai neuroni). Perché leggere Stefano Bartezzaghi? Tralasciando il fatto che è figlio di un “cruciverba” – Il Bartezzaghi, il cruciverba più complicato de La Settimana Enigmistica, ideato dal padre, Pietro Bartezzaghi – il suo linguaggio è pieno di anagrammi, virtuosismi, sinonimi, acronimi, e… giochi di parole: un raro esempio di libro che si ha voglia di rileggere appena finito. Avvertenza agli utenti: prima della lettura è consigliabile munirsi di antinfiammatorio per uso topico da applicare sulla zona mandibolare e di molteplici lemmari.



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