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Manchester City batte Chelsea 1-0, gol di Tévez al 59': in contropiede, of course. Questo derby meneghino della panchina, che ora ha varcato la Manica, non poteva che venir deciso in maniera diversa, sosterrà qualcuno mostrando l'indice. Cambiando angolazione, non si può che elogiare Mancini: testardo il giusto nell'insistere sul suo 4-2-3-1 di fatto senza punte, perché il centravanti Tévez è tutto tranne che il classico uomo d'area. Dribblata la solitudine degli stopper avversari, di fatto mai preoccupati dalla presenza di un avversario negli ultimi sedici metri, Carlitos l'ha messa dentro per lo sconforto di Carletto: Ancelotti, al quale andrebbe chiesto conto della sostituzione di Drogba ma cui bisogna fare i complimenti per la fiducia riposta nell'imberbe Josh McEachran, diciassette anni ed undici minuti di Champions League nelle gambe.Il discorso relativo agli allenatori italiani, prodotto d'esportazione tra i più rischiesti, va però allargato. Non al Capello bicampione di Spagna alla guida del Real Madrid, e neppure al Trapattoni ora C.T. dell'Irlanda, ma con uno Schale (ed un campionato portoghese ed uno austriaco) in bacheca. C'è chi come Enrico Fabbro, dal luglio di quest'anno alla guida dei Giovanissimi Nazionali della Lazio, ha vinto Coppa e Supercoppa d'Algeria sedendo sulla panchina del Mouloudia Club d'Alger. Andrea Mandorlini, invece, è fresco di esonero dal Cluj dopo una tripletta segnata tra campionato, coppa e supercoppa. Il 30 agosto, meno di un mese fa, hanno scelto l'estero anche Zaccheroni (scudettato nel '99) e Dossena: il primo guiderà la Nazionale giapponese, mentre il secondo siederà sulla panchina del Saint George di Addis Abeba, ventun volte campione d'Etiopia.