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L'allodola e la libertà.

Creato il 23 febbraio 2013 da Gianna

L'allodola e la libertà.

Bobby Sands in un murale della zona cattolica di Belfast

Oggi vi racconto una storia, la storia di un’allodola.
"Mio nonno una volta mi disse che imprigionare un'allodola è un delitto fra i più crudeli, perché è uno dei simboli più alti della libertà e felicità. Parlava spesso dello spirito dell'allodola, quando raccontava la storia di un uomo che ne aveva rinchiusa una in una piccola gabbia. L'allodola, soffrendo per la perdita della sua libertà, non cantava più, non aveva più nulla di cui essere felice. L'uomo che aveva commesso questa atrocità, come la chiamava mio nonno, voleva che l'allodola facesse quello che lui desiderava. Voleva che cantasse, che cantasse con tutto il cuore, che esaudisse i suoi desideri, che cambiasse il suo modo di essere per adattarsi ai suoi piaceri. L'allodola si rifiutò e l'uomo si arrabbiò e divenne violento. Egli cominciò a fare pressioni sull'allodola perché cantasse, ma non raggiunse alcun risultato. Allora fece di più. Coprì la gabbietta con uno straccio nero e le tolse la luce del sole. La fece soffrire di fame e la lasciò marcire in una sudicia gabbia, ma lei ancora rifiutò di sottomettersi. L'uomo l'ammazzò. L'allodola, come giustamente diceva mio nonno, aveva uno spirito: lo spirito della libertà e della resistenza. Voleva essere libera, e morì prima di sottomettersi al tiranno che aveva tentato di cambiarla con la tortura e la prigionia."
Questa storia è stata scritta da Bobby Sands, un detenuto politico irlandese, morto nella prigione di Maze, a pochi chilometri da Belfast, a 27 anni, dopo sessantasei giorni di digiuno. Bobby Sands stava scontando una condanna a 14 anni per possesso di arma da fuoco. A Maze, chiamata anche “H-blocks” perché viste dall’alto le costruzioni della prigione erano a forma di H, erano detenuti diversi altri appartenenti al movimento separatista, solitamente imprigionati per possesso di armi e attività paramilitari (inclusi attentati e omicidi). A partire dalla metà degli anni Settanta le proteste dei detenuti erano continue, e includevano il rifiuto di indossare l’uniforme della prigione e di chiamare le guardie “signore”, oppure la cosiddetta “protesta sporca”, che consisteva nel ridurre gli ambienti del carcere in condizioni igieniche terribile imbrattando i muri e rifiutando di lavarsi. Da parte sua, l’amministrazione carceraria rispondeva con l’isolamento e i pestaggi. Il primo ministro britannico Margaret Thatcher negava ogni dialogo dicendo che i carcerati non rappresentavano nessuno e non avevano dunque alcun diritto ad essere ascoltati. Bobby Sands iniziò lo sciopero della fame il primo marzo 1981, chiedendo che ai detenuti per il separatismo nordirlandese venisse riconosciuto lo status di prigionieri politici o di guerra e non quello di criminali comuni. Sands decise che altri detenuti avrebbero potuto seguirlo, ma preferibilmente a distanza di qualche settimana, in modo da guadagnare più attenzione da parte dei mezzi di comunicazione. Sands fu il primo a morire, dopo 66 giorni. Venticinque giorni prima, mentre portava avanti lo sciopero, fu eletto alla Camera dei Comuni britannica nella circoscrizione di Fermanagh and South Tyrone: il fatto diede notorietà internazionale alla protesta della prigione di Maze, a cui parteciparono altri ventidue detenuti. Nove di questi lo portarono avanti fino alla morte. Lo sciopero venne sospeso solo il 3 ottobre. Margaret Thatcher parlò della protesta come dell’”ultima carta dell’IRA”, ma la previsione si rivelò essere clamorosamente sbagliata. Il supporto al movimento repubblicano aumentò notevolmente e il partito politico legato all’IRA, il Sinn Féin, crebbe fino a diventare il maggior partito dell’Irlanda del Nord.
Ma torniamo all’allodola: il testo scritto da Bobby Sands, ripreso e diffuso da Horst Fantazzini, il bandito gentile, continua e finisce così:
"Sento di avere qualcosa in comune con quell'allodola e con la sua tortura, la prigionia e alla fine l'assassinio. Lei aveva uno spirito che non si trova comunemente, nemmeno in mezzo a noi umani, cosiddetti esseri superiori. Prendi un prigioniero comune, il suo scopo principale è di rendere il suo periodo di prigionia il più facile e comodo possibile. Alcuni arrivano ad umiliarsi, strisciare, vendere altri prigionieri, per proteggere se stessi e affrettare la propria scarcerazione. Si conformano ai desideri dei loro carcerieri e, a differenza dell'allodola, cantano quando gli dicono di cantare e saltano quando gli dicono di muoversi. Sebbene il prigioniero comune abbia perso la libertà, non è preparato ad arrivare alle estreme conseguenze per riconquistarla, né per proteggere la propria umanità. Costui si organizza in vista di un rilascio a breve scadenza. Ma, se incarcerato per un periodo abbastanza lungo, diventa istituzionalizzato, diventa una specie di macchina, incapace di pensare, controllato e dominato dai suoi carcerieri. Nella storia di mio nonno era questo il destino dell'allodola, ma lei non aveva bisogno di cambiare, né voleva farlo, e morì per questo."

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