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L’Alma Mater decide gli invitati alle lauree degli studenti

Creato il 26 giugno 2014 da Ideaoccidente

UnknownMentre tutti i laureandi sono concentrati sulle tesi di laurea, sulle note da inserire, sulla bibliografia da completare, e ansimano alla ricerca disperata di qualcosa da scrivere, a qualcuno di questi potrebbe essere venuto in mente di farsi due calcoli e provar a capire chi invitare ad assistere al momento in cui, finalmente, sarà proclamato dottore.

La fortuna di studiare a Bologna, però, si riconosce dalle piccole cose: non c’è bisogno di arrovellarsi troppo, ci pensa l’Università a fare la selezione del parentado e degli amici. Succede nella Scuola di Scienze politiche che a tutti i laureandi, magistrali e non, vengano consegnati qualche giorno prima della proclamazione un numero limitato di inviti, necessari per poter prendere parte alla cerimonia. Insomma, per ogni candidato dottore sono messi a disposizione 6 pass (compreso il proprio), per partecipare alla cerimonia. Suscita qualche ilarità il fatto che sia stato necessario precisare che in quei sei eletti sia annoverato anche il laureando. Non è dato sapere, però, se questo gli riserverà un posto nei primi banchi, comunque uno dei pass sarà il suo: potrà assistere alla propria proclamazione. Che fortuna! Non era sufficiente dire che gli inviti erano cinque? No: sei, compreso il futuro dottore. Sembra una presa in giro, ma non lo è.

Siamo andati a chiedere delucidazioni all’Ufficio didattico della Scuola e a qualche impiegato della Presidenza: volevamo sapere se fosse stato possibile, come in gran parte delle cose italiane, avere uno sconticino o una deroga. Insomma, qualcosa per far imbucare quante più persone possibili. Niente da fare. Allora, abbiamo cominciato a pensare davvero a chi dover invitare. Infatti, seppur sia vero che questa storia regala un bel alibi a tutti i laureandi per lasciare fuori dai giochi qualche antipatico parente (“mi dispiace, non c’è posto”), resta il problema della scelta dei cinque fortunelli. Provate ad immaginare una normale famiglia italiana: padre, madre, due figli e magari i nonni che – si sa – sono quelli che ci tengono più di tutti ad essere alla laurea del nipote. Già così siamo fuori con l’accuso. Decidiamo di escludere i nonni per cavalleria e così da evitare una condanna per discriminazione sessuale verso le nonne. In questo modo i sei posti sono tutti occupati. La questione sarebbe conclusa se si esclude che il candidato possa aver avuto la disgraziata idea di fidanzarsi prima di aver ottenuto il titolo accademico. Se così fosse, i conti sarebbero quindi da rifare: la ragazza, infatti, non può rimanere alla porta. O anche sì, ma poi potrebbe facilmente mandare a quel paese il malcapitato. Pensandoci bene, potrebbe essere una buona scusa per scaricarla: “te sei importante, ma sai…la nonna”. Addio.

La scelta diventa difficile. In fondo alla lista, poi, ci sono gli amici. Teniamoci stretti e consideriamo solo il miglior amico: anche lui è tagliato fuori e dovrà guardare il tutto oltre i finestroni in fondo all’aula. “Ci sono le vetrate trasparenti”, hanno assicurato dagli uffici della scuola. Chi non ha l’invito se ne farà una ragione. Uscendo dalla costruzione immaginaria, spero che il lettore abbia la pazienza di leggere ancora due righe. Uno dei laureandi in questione è il sottoscritto, quinto di sei figli, di cui tre sposati e qualcuno con prole. Insomma, solo per far entrare i parenti stretti dovrei presentare due domande di laurea e pagare le relative tasse. Messi da parte i due biglietti per mamma e papà (che hanno pagato per gli anni di studi qualche migliaio di euro) e quello per la ragazza, ne rimangono altri due. Da mettere all’asta fra tre fratelli, due sorelle, i relativi mariti/mogli, due nipoti e il famoso miglior amico, che rimarrà – stoico – alla porta. Senza parlare poi dei colleghi di corso, i compagni di squadra e i coinquilini: tutti esclusi.

Va bene, in fondo basta il pensiero. Saperli fuori dalla finestra avrà lo stesso un significato, ma la scelta della Scuola rimane assurda. I più maligni penseranno che l’obiettivo è chiudere le pratiche in fretta e nel modo meno impegnativo possibile. Han deciso di proclamare tutti in un’unica data e in aule piccole, senza pensare che spalmando le cerimonie su qualche giorno avrebbero permesso agli zii di non essere scartati a priori.

La soluzione, comunque, potrebbe esserci. È sufficiente conoscere un collega figlio unico, single, con gli anziani parenti passati a miglior vita e – magari – anche orfano. Lui potrebbe fare bagarinaggio, vendendo i suoi inviti. Noi faremmo entrare nostro nonno.

Giuseppe De Lorenzo


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