Quando ho visto i suoi lavori, me ne sono innamorata all’istante. Ognuno è un’esplosione di colori, di geometrie, di dettagli che si incastrano perfettamente l’uno nell’altro come mattoncini del tetris. Alessandro Pautasso, aka Kaneda, è uno a cui non piace parlare particolarmente di se stesso. La biografia che mi ha lasciato è fatta di pochissime righe ben costruite, che concentrano tutte le informazioni su di lui. Ma questo ha ben poca importanza, perché sono le sue opere a parlare per lui. Sono talmente variegate e piene di sfaccettature che potresti perderti in ognuna per ore, come quando, avvinto dalla trama, ti ritrovi a finire un libro di 1000 pagine in meno di due giorni.
Questa è la sensazione che mi fa provare questo graphic designer e illustratore torinese. Quella di perdermi. Perché sì, il suo stile è ben definito e riconoscibile, ma ogni suo lavoro è diverso, ogni dettaglio è così diverso che potrei restare a guardarlo per ore. Ritratti geometrici dalle forti tinte astratte: questo è il marchio di fabbrica di Alessandro Pautasso. Dove puoi trovare star contemporanee assieme a reinterpretazioni delle classiche icone Hollywoodiane, come Marylin Monroe, Greta Garbo o Humphrey Bogart.
Fortemente attratto dalle arti visive e dalla pop art, Alessandro Pautasso lavora nel campo della grafica pubblicitaria da 10 anni ed ha collaborato con nomi di tutto rispetto come, solo per citarne alcuni, Universal Records, Greenpeace e Wired Uk. Un destino segnato da bambino quando in casa trovò un libro illustrato da Alan Aldridge sui Beatles. Fu lì che capì di voler diventare un illustratore. E illustratore lo è diventato con successo, grazie al suo stile personalissimo e ai suoi lavori, dove l’occhio viene rapito e irradiato da un’orda di pigmenti e sfumature da cui non si vorrebbe mai staccare.
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