L’altra faccia della Clementi. Sesso, soprusi e vessazioni?

Creato il 19 agosto 2011 da Yellowflate @yellowflate

La Caserma Clementi, centro di addestramento reclute di Ascoli Piceno, viene attaccato o difeso secondo quel che “passa il convento”. Oggi finalmente sono rese note le dichiarazioni  di alcune ex reclute che sono passate dalla Clementi e hanno notato atteggiamenti poco consoni ad un luogo di lavoro.  Le dichiarazioni delle ex soldatesse non danno tregue, è quasi chiaro quel che succedeva  tra le mura delle palazzine verdi della Caserma del 235 Reggimento Piceno: Valeria, Simona, Gaia, Giuditta e Veronica, loro parlano, raccontano di Rosa, Ludovica e quanto altro.

Valeria racconta: «Aveva un atteggiamento, insomma… Vediamo queste curve di livello. Allora, come siamo messi?… Poi c’è stato il fatto della respirazione bocca a bocca, mi disse che se fosse svenuto non potevo sottrarmi». Giuditta: «Durante l’addestramento usava sistemi violenti, come quando facevamo il passo del leopardo e mi dava i colpi sul sedere».Su Facebook si mormora che le ragazze siano soltanto gelose per non aver superato qualche step, altri invece dicono che è così, è qualcosa di normale. Tante di loro sono passate sotto Parolisi, Rosa per esempio aveva già raccontato:  «all’inizio era un gioco, si scherzava e finiva lì, poi lui mi mandò un messaggio un po’ troppo spinto su Facebook… la festicciola in caserma, nel suo ufficio, i piccoli favori durante il corso, è normale, se tu sei l’istruttore e hai interesse per una recluta qualche priorità gliela dai. Tipo io andavo via prima per una cosa o per l’altra…».  Poi ovviamente nelle descrizioni delle soldatesse ecco che spunta l’albergo sulle colline ascolane, la Dimora di Morgiano, dove andavano tutti non solo il Parolisi. Ludovica Perrone aveva dichiarato«A Morgiano l’ultima volta che ci sono stata faceva ancora caldo . Era lui che prenotava. Io non consegnavo mai il documento… Adesso che ci penso ci sono stata anche un giorno che c’era brutto tempo».

Una caserma ricca di sorrisi, soprusi, , favori, minacce, sesso e, sentimenti di odio e amore? Bhe forse si! Ma tutte le altre reclute su facebook e twitter si scatenano! Non possono credere realmente che tutto ciò sia accaduto sotto i loro occhi o che, i segreti delle palazzine verdi vengano così regalate al ludibrio della gente. Ecco che sul noto socialnetwork spuntano come funghi pagine che chiedono la chiusura della caserma, altre che vogliono sapere, altre ancora che invece vogliono esclusivamente difendere la loro caserma, scrive Teresa Cavallaro “non facciamo di tutta l’erba un fascio…..anche io ho fatto parte del 235° rgt Piceno e non esistevano proprio certe cose….fiera e onorata di aver fatto parte del 235° Piceno….poi il marcio si sa cè e ci sarà sempre dapperttutto….:) “Una polveriera però la scatenerà la procura militare. Le indagi però nella sostanza, vogliono mettere in luce i  rapporti fra caporali e reclute, fra uomo e donna, fra chi comanda e chi deve obbedire. E siccome alla Clementi chi comanda è uomo e chi obbedisce è donna, tutto si complica. Anche per chi ha il dovere di controllare e di giudicare. Sul Corriere della Sera ci si interroga su quale sia il  è il confine del lecito? Cosa può arrivare a dire, a chiedere, un caporale a una soldatessa?

Insomma certo che anche tra donna e uomo i rapporti dovrebbero essere paritari cosa che invece alla Clementi non sembra proprio.

Il pm militare di Roma Antonella Masala, non ha avuto dubbi nel portare alla sbarra il maresciallo capo A.D.: «Ha offeso l’onore e la dignità delle inferiori di grado — scrive — invitandole esplicitamente ad avere rapporti con lui, rivolgendo loro espressioni del tipo “bei balconcini”, “belle terrazze”, “curve di livello”, “che bel corpo che hai”, “che belle labbra che hai”, e dicendo che avrebbe preferito trovarle con addosso solo biancheria intima». Il magistrato è inflessibile: «A.D. minacciava un danno ingiusto, dopo il loro rifiuto all’approccio sessuale: se parli avrai dei guai. A processo». Così, il magistrato militare. Ma il suo collega della Procura ordinaria, Ettore Picardi, che non è tenuto al rigore del codice a stellette, ha chiesto e ottenuto l’archiviazione dello stesso indagato: «I comportamenti non rappresentano un valido tentativo di violenza sessuale». Figuriamoci gli avvocati difensori, Nicola Pisani e Daniele Romeo: «Dalle testimonianze delle ragazze è emerso che le condotte si riducevano a volte a semplici inviti a prendere un caffè». Ma Simona la napoletana non demorde: «Sì sì, caffè, gli risposi: marescia’, lei potrebbe essere mio padre. E io di certo non sono venuta qui a fare la stupida… Avevo sempre visto l’Esercito sotto una luce protettiva». (Il corriere della Sera)

Nonostante tutto, si sa, le mele marce stanno anche nelle cassette di mele migliori, i casi lamentanti nella Clementi probabilmente esistono in tutte le realtà quando di più quando si meno.

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