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L'altra gazzetta

Creato il 07 novembre 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1

Oggi, la pagina fidentina della Gazza non stimola riflessioni, parliamo di cinema.Che cosa ci suggeriscono immediatamente i nomi di Jean-Luc Godard e Anna Karina? Una coppia artistica e nella vita, rispettivamente artefice e interprete di alcuni film emblematici della Nouvelle Vague. Uno di questi è “Bande à part” del 1965, una pellicola che è stata descritta come «una rêverie di un gangster movie. […] È come se un poeta francese prendesse un banale racconto criminale americano e ce lo raccontasse dal punto di vista del romanzo e della bellezza che egli vi legge tra le righe; Godard riproduce i gangster e la pupa con il loro mondo di associazioni – rappresentandoli come avventori di un caffè, mescolandoli con Rimbaud, Kafka, Alice nel paese delle meraviglie. Questa tragicommedia lirica è forse il film più delicatamente affascinante di Godard» (Pauline Kael). Questo lungometraggio, tratto dal racconto americano “Fool’s Gold” di Dolores Hitchens, pubblicato in Francia da Gallimard e inserito nella popolare collana Série Noire, colpisce soprattutto per alcuni elementi narrativi originali e insoliti. Innanzitutto, i personaggi vengono presentati gradualmente, lasciando che la loro personalità si definisca man mano che la storia procede, senza fornire inizialmente indizi tali da poterli classificare come “cattivi” o “buoni”, dicotomia alla quale non si sottrae nessun personaggio di finzione; soltanto da alcuni stralci di conversazione emerge qualche spia, quando ad esempio Arthur chiede a Franz, che guarda circospetto dallo specchietto retrovisore, se crede che la gente abbia i raggi X.L'ALTRA GAZZETTAA quel punto nello spettatore dovrebbe insinuarsi un velato sospetto, che sarà confermato quando si parlerà insistentemente di un fantomatico malloppo di soldi. È sorprendente poi il fatto che la voce narrante, per di più dello stesso regista, rivolgendosi ironicamente agli spettatori ritardatari fornisca, in modo telegrafico ma efficace, i nodi essenziali della storia: «Tre settimane prima. Un mucchio di soldi. Un corso di inglese. Una casa sul fiume. Una ragazza romantica». Come se volesse ribadire quanto, paradossalmente, non sia importante “che cosa” (cioè il contenuto di una storia, tutte le storie si assomigliano del resto), ma “come” viene raccontato.L'ALTRA GAZZETTAÈ anche un modo per giocare con le tacite convenzioni che ogni spettatore dovrebbe conoscere. La voce narrante, infatti, è di per sé un artificio narrativo che si intromette di fatto nel flusso delle immagini e ha la funzione di informare lo spettatore ogni qual volta non è possibile farlo soltanto attraverso le immagini. Pertanto, perché non accentuarne la sua fastidiosa intromissione nella storia e dare una punzecchiata allo spettatore? Inoltre, la pellicola è disseminata di tanti piccoli momenti divertenti e non si può non sorridere e provare simpatia per questi buffi amici-rivali, pallida imitazione dei gangster dei “libri americani”, che fingono la morte di Billy the Kid, si contendono gli sguardi della “pupa” svagata e ingenua, che preferisce il grossolano Arthur al sensibile Franz, attraversano di corsa il Louvre per superare il record stabilito da un americano.L'ALTRA GAZZETTAL'ALTRA GAZZETTAMemorabile è poi la scena del caffè, nella quale i tre si esibiscono coordinati nei passi del Madison (un ballo popolare negli U.S.A. dalla fine degli anni ‘50 fino alla metà dei ‘60), mentre la voce narrante di Godard ci svela i loro sconnessi pensieri. Con una sorta di affascinante gioco di parole, Franz si chiede se il mondo è un sogno, o un sogno il mondo. Una reminiscenza di questa scena è presente in “Pulp Fiction” di Quentin Tarantino, che ha battezzato non a caso la sua casa di produzione “A Band Apart”. Dunque, un film con gli ingredienti del gangster movie, ma i cui protagonisti non sono assolutamente credibili, parodia di personaggi da leggenda, il loro colpo non poteva che finire con un misero fallimento.http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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