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L’altra metà del gusto

Creato il 21 novembre 2010 da Cinzialuigiacavallaro
L’altra metà del gusto

L'altra metà del gusto

Chi ieri mi ha portato fuori a cena per il mio compleanno mi conosce certamente bene.

Conosce la mia indole creativa indomita  ― l’hanno scritto in una recensione ― ed è vero.

Conosce il mio amore per il cibo inconsueto e buono. Sa quanto Londra sia presente quotidianamente nella mia vita e dell’importanza del buio e della luce nella mia scrittura. Si ricorda pure che amo l’accostamento tra il nero e il rosso oppure il bianco. No, no nulla di calcistico, questo sport è inesistente nella mia vita.

Ed ora, andiamo più nel pratico, senza dettagliare troppo perché vorrei che voi ci andaste scoprendolo con stupore come è successo a me. E io ci tornerò sicuro, con mia figlia in primis.

 Esordirei dicendovi che, in una piovosa sera di novembre, già vederlo dall’esterno ti dà l’idea che stai per entrare in un luogo singolare; quando entri ne hai la conferma per gli arredi lineari ed originali, con dettagli innovativi, molto intelligenti e pratici, soprattutto per le borsette di noi donne. E vieni accolto con gentilezza ed eleganza creativa.

Quando ho aperto il menù, mentre mi perdevo con lo sguardo tra le luci sui tavoli e il murales di fronte a me, ho iniziato a leggere ed è stata un po’ una folgorazione, tra cibo, arte e poesia ho pensato: mi sento a casa. Il mio agio era notevole, interiormente ed esteriormente. Ho realizzato ora mentre scrivo che, in un posto così, potrei anche scrivere o comunque raccogliere idee.

Chi mi ha portato lì sa che le pizze le amo esattamente così: sottili, leggere ed originali. Anche se, a dire il vero, ero molto tentata dal buttarmi su uno degli inconsueti piatti unici proposti. Cosa che non mancherò di assaggiare la prossima volta. E i dolci sono stati una vera rivelazione nella quale non m’inoltro, ma non per altro, non voglio rovinarvi la sorpresa. L’unica cosa che vi dico è: non fatevi intimorire da Dracula, è una prelibatezza per nulla vampiresca. Ma comunque, dato che i camerieri lì, tutti gentilissimi e in perfetta forma, sono anche un po’ psicologi, appena notano lo sguardo fisso sulla lista dei dolci per più di trenta secondi accorrono in tuo aiuto e ti spiegano di cosa si tratta: una bontà.

Concludo qui rinviandovi al sito di Semigiò: così si chiama questo luogo del gusto ― definirlo ristorante mi pare un po’ troppo riduttivo. Desidero aggiungere che questa non è ovviamente una recensione professionale ma quasi un racconto, anche perché, soprattutto qui, non potrei e non voglio scrivere con uno stile diverso.

Vi dico apertamente che non pensavo ci potesse essere in Brianza un luogo dove cenare che fosse autenticamente singolare e di buon gusto. Ma devo ammettere che ieri sera l’ho sinceramente scoperto.   


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