L’altro Steve Jobs

Creato il 10 febbraio 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Dopo il 5 ottobre 2011, giorno della morte, si sono sprecati i tentativi di ricostruire la personalità e la vita di Steve Jobs. In un’altalena continua è passato da genio visionario a capitalista dittatore, alimentando il dibattito intorno alla sua indubbiamente affascinante figura.

Un nuovo capitolo della saga è stato pubblicato ieri dall’FBI, su richiesta del Wall Street Journal, in virtù del Freedom of Information Act che impone al Governo Federale di divulgare anche documenti riservati.

L’FBI teneva d’occhio Jobs dal 1985: un ricattatore chiese a lui e agli altri vertici della Apple un milione di dollari in cambio della vita. Ma l’indagine fu approfondita nel 1991 quando l’allora boss della NeXT (società fondata dopo la guerra intestina alla Mela del 1985 che portò al suo allontanamento, salvo poi farci ritorno nel ’96) fu adocchiato da George Bush Senior per il ruolo di US President’s Export Council. 

Il Bureau intervistò quindici tra amici, parenti e colleghi e redasse 191 pagine che il New York Magazine definisce “molto più interessanti della sua biografia”.

Il ritratto è tutt’altro che gratificante. Durante gli anni ’60 e ’70 Jobs si drogava, sia di marijuana che di lsd, sia nel periodo californiano sia durante un viaggio di qualche mese in India. Inoltre, non ha mantenuto la figlia Lisa, nata nel 1976, e la madre dopo che la relazione era terminata. Alcuni dei testimoni hanno messo in dubbio la sua onestà, raccontando di un uomo pronto a distorcere la realtà per raggiungere i suoi obiettivi grazie alla sua fantasia e al suo potere.

Secondo gli agenti speciali, Jobs aveva troppi scheletri nell’armadio per ricoprire la carica. Inoltre, è probabile una certa irritazione da parte dell’agenzia per via del costante rifiuto da parte di Jobs ad essere intervistato, perché troppo preso dagli impegni per sprecare un’ora.

Francamente, ritengo improbabile che Jobs fosse sia come l’hanno descritto certe pagine agiografiche, sia come lo dipinge l’istruttoria malefica dell’FBI. Come tutti gli uomini, Steve Jobs era un mix di pregi e difetti, di bianco e nero e ormai poco importa andare a cercare il pelo sull’uovo. Bisognerebbe accettarlo, invece di andare alla costante caccia di un’imbalsamazione all’interno dell’etichetta di “buono” o “cattivo”, tanto inutile e menzognera, quanto rassicurante e comoda.

Fonte: La Stampa, Corriere, Repubblica.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :