Avete mai sentito parlare di “fenomeno di ambivalenza”? Eccomi: sono io di fronte a questo libro. L’ho divorato. Ma. Già, ma. Troviamo un quadro credibile della Francia del diciottesimo secolo. Il dettaglio che affascina: come nasce un profumo. Ero incantata dalle “parti tecniche”: quanto lavoro per catturare un’essenza!E cosa rende un profumo sublime? Bella domanda. La soluzione del protagonista è decisamente meno poetica. Quello che inquieta: l’ossessione di un uomo per gli odori. Un essere senza essenza è un “naso” sopraffino, capta ed immagazzina ogni nota olfattiva eppure non emana odori. Dettaglio beffardo, già. Anzi, Grenouille (sembra o no un batrace gracidante?) è inquietante. E lo è tutta la sua vita, dalla nascita non voluta alla morte grottesca e macabra. Alcune pagine mi hanno fatto proprio schifo. Scusate l’espressione, ma mi si ribalta lo stomaco al solo pensiero. E ad altre ancora inorridisco. Non mi riferisco alla “piccola mania” di uccidere fanciulle per carpirne l’essenza: l’omicidio è, paradossalmente, una componente <<normale>>. Leggo senza problemi di stomaco né di sonno “tipacci” come Patterson, Reichs, MacBride, Lindsay e compagnia bella. Questo assassino che uccide senza spargimenti di sangue (né altre parti del corpo) è angosciante.
A fine lettura ero completamente KO.