Nascosto nel buio, protetto da un cespuglio sotto la finestra della camera della ragazza, l'uomo aspetta.
Ha seguito Chloe per molte settimane. Conosce le sue abitudini, i suoi orari, le sue frequentazioni, tutto di lei. Senza mai farsi vedere la controlla completamente. Quando Chloe rientra aspetta ancora. Aspetta che il fidanzato se ne vada, che lei si prepari per la notte, che si addormenti.
Poi entra nell'appartamento, con la maschera di gomma sul volto e la borsa dei coltelli.
Lo stupro dura fino all'alba, in un silenzio illuminato dagli occhi sbarrati di Chloe, dal bagliore dei fulmini sulle lame, dalla visione di una cicatrice sul polso dell'uomo.
Un'amica la trova la mattina, in coma, nel letto inzuppato di sangue.
Dodici anni dopo la donna ha cambiato nome, stato e fisionomia. È avvocato penalista, "l'accusa" dei vari Perry Mason e simili, per intenderci.
Ed in questa veste si trova ad affrontare il suo incubo: la polizia della Florida ha arrestato il mostro che da tempo massacra bellissime donne bionde.
Sa che l'uomo di fronte a lei è colpevole.
Sa che è l'infame schifoso che ha rovinato la sua vita.
Sa che il suo segreto rischia di inficiare mesi di lavoro suo e di tutta la squadra investigativa: conflitto di interessi.
Quello che non sa è che lei ed il suo carnefice sono le pedine di un altro pazzo che gioca al Deus ex machina.
Un dettaglio subdolo: il porco schifoso assume un'avvocatessa a difenderlo. Mette una donna contro l'altra. S'abbassa perfino a confessare al suo legale che l'accusa "è contro di lui" per motivi personali, per quel banale episodio di violenza.
Una lettura mozzafiato senza esclusione di colpi.
E l'eterna domanda: quante altre donne devono morire perché sono donne?